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Copa America, una finale piena di fascino nel ricordo dei miti di Brasile e Perù

di Emanuele Landi – Ancora loro. Sarà di nuovo Brasile contro Perù. La finale della Copa America 2019, in programma domenica 7 luglio alle 22 ora italiana, vedrà di fronte due squadre che si sono affrontate lo scorso 22 giugno nell’ultima...

Emanuele Landi

di Emanuele Landi –

Ancora loro. Sarà di nuovo Brasile contro Perù. La finale della Copa America 2019, in programma domenica 7 luglio alle 22 ora italiana, vedrà di fronte due squadre che si sono affrontate lo scorso 22 giugno nell’ultima gara del girone A. Un déjà vu niente male per i verdeoro che hanno asfaltato la blanquirroja per 5-0 garantendosi il primo posto del raggruppamento. Ma ora si azzera tutto perché una finale è pur sempre una gara a sé e la nazionale guidata da Gareca torna a giocarsi una finale dopo 44 anni. Era il 1975 quando los Incas conquistarono la loro seconda ed ultima Copa America della loro storia dopo quella del 1939. Il periodo d’oro per il Perù coincide con il decennio degli anni ’70.

Proprio a Messico 1970 il mondo scoprì un giocatore iconico (Cubillas) per la nazionale peruviana oltre al leggendario Pelé che guidò la Selecao al trionfo finale contro l’Italia. A quei tempi Perù e Brasile si affrontavano per i titoli e a distanza di mezzo secolo i “nipotini” di Cubillas e Pelé tornano a fare la voce grossa. Tutti gli amanti del calcio conoscono “O Rey” ma forse non tutti conoscono il giocatore stella dell’Allianza Lima. Chi era Teofilo Cubillas? Soprannominato il Pelè peruviano, giocatore offensivo dotato di buone capacità tecniche che dopo una discreta fama in patria tra i club (110 reti in 193 gare) si fa conoscere al mondo proprio a Messico 1970. Al suo primo mondiale appena ventunenne con il 10 sulle spalle guida la sua nazionale fino ai quarti. Questo è il miglior risultato nella storia bicolor eguagliato poi anche nel 1978.

Il Perù fece secondo nel girone dietro un’inarrestabile Germania Ovest ai danni di Bulagria e Marocco. Tre gare, in cui, Cubillas ci mette la firma e si ripeterà anche nei quarti contro il Brasile. Nonostante la sconfitta per 4-2 contro i futuri campioni il Pelé peruviano non sfigura al cospetto dell’originale. La perla nera vinse la terza Coppa Rimet dopo i successi del 1958 e 1962. A Messico 1970, però, ci si ricorda non solo di lui ma anche di Cubillas che 5 anni dopo guiderà il Perù alla sua seconda Copa America. Pelé lo definirà uno dei suoi giocatori preferiti.

Brasile contro Perù: ma non dovevamo vederci più?

Tornando ai giorni nostri in molti non avrebbero scommesso sul Perù, reduce già nello scorso anno di un’impresa visto lo stato attuale, ossia dalla qualificazione alla fase finale dei Mondiali. Oggi come allora proprio ai danni del Cile che lascia la corona dopo le due affermazioni consecutive in Copa America (2015 e 2016). La blanquirroja occupa la 21esima posizione del ranking Fifa ed è giunta in finale con un percorso quasi perfetto. Qualificatasi come una delle migliori terze, chiudendo il girone con 4 punti, macchiato solo dalla manita col Brasile, il Perù ha fatto fuori due big tra quarti e semifinali. Prima l’Uruguay ai rigori con una resistenza ad oltranza mantenendo lo 0-0, con tre goal annullati giustamente dal Var alla Celeste. Poi il Cile, campione in carica, umiliato 3-0 con le reti di Flores, Yotun e Guerrero.

Se le due squadre sono arrivate in finale oltre all’attacco devono il merito alle loro difese e soprattutto ai loro portieri. Alisson era facilmente prevedibile come uno dei punti di forza del Brasile. Il portiere, campione d’Europa col Liverpool, però, si è superato in questo torneo mantenendo in 5 partite la porta sempre inviolata. Unico estremo difensore imbattuto della Copa America: Alisson da record. Il collega peruviano, però, non è da meno. Gallese, infatti, dopo aver fatto bene nelle prime due gare con Venezuela e Bolivia è stato freddato a ripetizione proprio nel 5-0 col Brasile. Dopo qualche errore si è consolato parando un rigore nel finale a Gabriel Jesus. La scena si è ripetuta anche nel goffo tentativo di cucchiaio di Edu Vargas in semifinale, dopo aver fatto i miracoli con l’Uruguay nei regolamentari e ipnotizzato Suarez dal dischetto nella serie.

Finale a senso unico? Attenzione alle sorprese

Occhio, quindi, ad andare ai rigori perché Gallese sembra un vero specialista e perché potrebbe essere una seria possibilità per il Perù di aggiudicarsi il trofeo. Il Brasile nel torneo è finito agli undici metri solo con il Paraguay ai quarti rischiando seriamente l’eliminazione. Dopo aver scacciato il tabù Mineirazo, vincendo la semifinale con l’Argentina nello stesso stadio dell’onta subita dalla Germania (7-1 nel Mondiale 2014), la squadra di Tite vuole tornare a gioire proprio in casa.  Sono 44 i precedenti totali tra le due squadre contando anche il match citato dell'attuale edizione di Copa America. 31 vittorie brasiliane, 9 pareggi e soltanto 4 affermazioni del Perù, una delle quali proprio in semifinale nella Copa America 1975 poi vinta. Le 4 Copa America giocate in Brasile sono state tutte vinte dai verdeoro che questo trofeo non lo alzano dal 2007.

8 successi per la Selecao e 2 per la Blanquirroja ma arrivati a questo punto i numeri non contano più. La nazionale brasiliana ha dimostrato di vincere e convincere anche senza Neymar basandosi sul gruppo e su altre individualità (Coutinho, Everton, Gabriel Jesus e Firmino). Il Perù, invece, ha mostrato al mondo di saper sovvertire i pronostici battendo avversari più forti sulla carta.  Chi non credeva in un’impresa bis per i Gareca-boys si è dovuto ricredere. Il 5-0 del girone sarà uno stimolo in più per il Perù e un monito per il Brasile. I miti di Cubillas e Pelé sono tornati a far parlare di sé grazie ai loro “nipotini”. Vedremo se anche qui al pari di Maradona, come recita un famoso coro e un’attuale canzone, pure Cubillas è meglio di Pelè.

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