Iniziamo dal tuo arrivo. Giugno 2011, la prima chiamata dalla Serie A. Raccontaci le tue primissime emozioni.Quando è arrivata la chiamata neanche ci credevo, in Brasile giocavo si, in un club importante, ma la chiamata dall’Italia, poi in un club importante come la Fiorentina e in una città meravigliosa che io avevo visto soltanto dai film. Pensa che il sogno di mio padre era visitare la Torre di Pisa, poi io mi sono ritrovato lì vicino. Ogni giocatore che inizia a giocare a calcio in Sudamerica, dove questo sport è vita ed è quasi sacro, conserva il sogno di arrivare in Europa? Tutti hanno questo sogno. Tutti i sudamericani. Sia per il livello di calcio, sia perché le condizioni di vita sono diverse. Si guadagna anche di più, c’è la possibilità di aiutare la tua famiglia. La maggior parte di calciatori qui proviene da situazioni difficili e l’Europa rimane il sogno per tutti, perché ti permette di cambiare vita. A distanza di 12 anni dal tuo esordio, dando uno sguardo all’attuale serie A, pensi che il livello non sia più lo stesso?Diciamo una decina anni fa, la serie A e la Premier League si dividevano i grandi giocatori, eccezion fatta per Barça e Real che hanno sempre rappresentato il massimo nel calcio. Però l’Italia era piena di campioni. Poi le grandi potenze dall’estero hanno un po’ cambiato la situazione, con il Psg, il Bayern e tante altre squadre che hanno investito. Anche il non aver partecipato a due mondiali non ha fatto bene all’Italia e al campionato italiano. Ma ci riprenderemo. Già quest’anno avere tre finaliste europee italiane è una cosa grandiosa.Con la Juventus hai vinto lo scudetto, con la Lazio hai alzato la coppa Italia. Immagino che il valore delle emozioni sia stato lo stesso, ma per cosa ti sei sentito più appagato?Ma sai, la Juve aveva iniziato già un ciclo, c’erano giocatori importanti, già campioni, che avevano già vinto ed erano abituati a farlo. Eravamo quasi chiamati a vincere ancora. Dovevamo farlo. Il trofeo con la Lazio è stato incredibile, lo stadio intero che cantava, sentivo tutto il popolo biancoceleste. Emozione unica.
“Quella Juve era una squadra incredibile”
Esclusiva DDD, Rômulo “Che emozione la Champions! Ritorno al Verona? Magari…”
Con la Juventus però hai debuttato in Champions League, in uno Juve-Malmoe terminato 2-0, subentrando a Stephan Lichtsteiner. Cosa hai provato in quel momento?Si contro il Malmoe. È tutta un altra cosa la champions. Un sogno che avevo fin da bambino. Quando vai lì, e senti quella musica. Poi ero con Buffon, Bonucci, Chiellini, e Barzagli, c’erano Pogba, Vidal Tevez e Morata…Era una squadra incredibile quella Juventus e infatti siamo arrivati in finale. La sconfitta in finale va un po’ a macchiare il ricordo di quella che è stata la tua prima partecipazione europea? Prevale più la gioia per l’esordio o il rammarico a distanza di anni?Quando sei lì vicino, a sfiorare un’impresa è ovvio che ti dispiace. Io ho comunque un bel ricordo, perché fu il mio esordio, la mia prima Champions League e siamo arrivati in finale. È stato un sogno.Hai giocato in un altra piazza importante, quella del grifone. Per fortuna del Genoa e anche della serie A, la permanenza in serie cadetta è durata solo un anno ed il Genoa ora è tornato. Si, erano già 4/5 anni che il Genoa lottava nella zona bassa della classifica. Per fortuna è durata solo un anno la Serie B e sono sicuro che ora che sono di nuovo in A non lotteranno più per la salvezza. Non troveranno più le stesse difficoltà, di certo investiranno nei giocatori e vorranno stare in alto. In una passata intervista affermavi come il gol del 3-2 che hai siglato, nel derby con il Vicenza del 2017 fosse stato quello più importante. Se ne dovessi scegliere un altro oggi? Forse Fiorentina-Torino 4-3, nel 2013. Eravamo sopra 3-0, poi il Toro rimonta e pareggia, quindi l’ultimo gol fu grandioso, d’esterno, con tutta la Fiesole che urla il tuo nome. Poi quell’anno stavamo facendo davvero bene con Montella e stavamo lottando per l’Europa. Quindi si, Fiorentina-Torino e quel derby contro il Vicenza terminato 3-2.La recente esperienza al Cruzeiro ti ha permesso di lavorare al fianco di uno dei più grandi giocatori della storia del calcio, Ronaldo Nazario, che al Cruzeiro riveste il ruolo di presidente del club. L’avevi già conosciuto o l’hai visto per la prima volta quando sei tornato in Brasile?No non l’avevo mai incontrato prima, l’ho conosciuto lavorandoci insieme ed è stata una grandissima esperienza. Dall’Italia mi scrivono sempre ex compagni ed amici per una maglietta, un autografo, anche per fare solo una videochiamata e avere la possibilità,soltanto di vederlo. Per noi brasiliani, ma non solo, è leggendario e lavorarci insieme, averlo come boss e dialogare quotidianamente con lui è incredibile. Mi ha anche chiesto di lavorare con lui, entrando nello staff. Io ho rifiutato ma non perché non voglia, ma soltanto perché voglio giocare un altro po’…E invece, quando hai iniziato a giocare, avevi un idolo sportivo? Un giocatore che guardavi con ammirazione o che ti ha fatto innamorare del calcio?Per noi brasiliani, per me che sono dell’87 ma anche per i ragazzi un po’ più grandi, gli idoli sono sempre loro: Ronaldo, Romario, Ronaldinho. Ci sono giocatori come Pelè, Garrincha, che sono leggende e verranno ricordati da tutti ma che noi purtroppo non abbiamo visto. Perciò siamo tutti legatissimi a giocatori come Ronaldo il fenomeno.Apriamo il capitolo Hellas, una piazza a te cara. Il Verona si gioca una vera e propria finale domenica, pensieri a riguardo?Non ricordo l’ultima volta che ha vinto a San Siro. Contro il Milan è dura, ma loro sono certi di un posto in Champions, ora praticamente non si giocheranno nulla. Il Verona invece ha tante motivazioni, speriamo bene, speriamo che possa fare una grande partita e che possa vincere. E un ritorno al Verona?Se ci dovesse essere la possibilità di tornare per un altra stagione e magari concludere lì io sarei felicissimo di tornare. Verona è una piazza fantastica, magari…Tu sei rimasto nel cuore di tutti i tifosi, ma anche tu, come si evince dalle tue parole, sei legato a tutte le piazze che hai vissuto e ti senti uno di loro Ho avuto la fortuna di vivere alcune delle piazze più importanti e più belle. Tifosi della Fiorentina mi scrivono tutti i giorni, a Genoa pubblicano post quando è il mio compleanno. La tifoseria della Lazio è una delle più calde. Quindi si, assolutamente.
Capitolo allenatori.Le strade di Spalletti e del Napoli si divideranno a fine stagione, secondo te, vedendo il lavoro svolto oggi, quale allenatore sarebbe più adatto alla panchina partenopea?Per me Roberto De Zerbi è il miglior allenatore italiano. Si vedeva già dai tempi di Benevento, poi a Sassuolo ha fatto un grande percorso. Io mi auguro di rivederlo in serie A ma anche magari per la panchina della nazionale.
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