Il personaggio

Tra Lazio e Juventus, la storia della ‘Furia Ceca’ Pavel Nedved

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Dai primi gol in Repubblica Ceca al Pallone d'Oro, passando per l'Europeo 1996 e l'ammonizione prima di Manchester: la storia di un campione senza tempo.
Alessandro Savoldi

Giocatore inconfondibile, doppio ex di Lazio e Juventus, Pavel Nedved è, per tutti coloro che l'hanno visto esprimersi in campo la 'Furia Ceca'. Ragazzo versatile, travolgente e atleticamente impressionante, al grande talento ha sempre unito una condizione fisica spaventosa, frutto di un’etica del lavoro invidiabile. Se si pensa a biancocelesti e bianconeri il ceco è sicuramente il primo nome della lista di coloro che hanno vestito entrambe le maglie.

L'arrivo alla Lazio e l'incontro con Zeman

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Pavel nasce a Cheb, in Repubblica Ceca ma al confine con la Germania. Da quando è piccolissimo ama il calcio, inizia nella squadra della sua città fino a raggiungere Praga. Nella capitale prima gioca con il Dukla, nelle giovanili e nella prima stagione da professionista, poi passa allo Sparta. Sin da subito entra nel giro della nazionale della Repubblica Ceca, neonata dopo la scissione della Cecoslovacchia. Viene convocato per Euro 1996, dove, nonostante la giovane età, si carica sulle spalle i suoi. La squadra arriva in finale, perdendo al golden gol contro la Germania. Le sue prestazioni non passano però inosservate: la Lazio di Cragnotti investe 9 miliardi di lire e l’affare si fa. Nedved è un nuovo giocatore dei biancocelesti.

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L’impatto di Nedved con la Lazio è subito importante. Grazie alla presenza del connazionale Zeman, il ceco si cala rapidamente nei meccanismi della squadra. Titolare fisso, trova 7 gol in campionato, 10 in totale considerando tutte le competizioni. Il primo in Serie A contro il Cagliari, datato 20 ottobre 1996, è un biglietto da visita esemplare. Nedved controlla e, da 30 metri, tira. La palla sibilia all’incrocio dei pali. Una rete che il ceco riprodurrà decine di altre volte in carriera. Il feeling con Zeman è ottimo, ma l’allenatore viene esonerato a metà stagione.

Nedved è diventato ormai parte integrante dello scacchiere della Lazio. La stagione 97/98 della 'Furia Ceca' è ancora migliore di quella precedente, con l'arrivo di Sven-Goran Eriksson in panchina. Doppia cifra in campionato con 11 gol, una Coppa Italia vinta e una Coppa Uefa sfiorata nella finale persa a Parigi contro l’Inter. Nedved è ormai pronto a essere il trascinatore assoluto della Lazio.

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Nedved nei primi anni alla Lazio. (Foto di Allsport Uk)

Lo scudetto con la Lazio e il passaggio alla Juventus

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Il biennio seguente è ricco di successi e soddisfazioni: si apre con la Supercoppa Italiana vinta dalla Lazio contro la Juventus, con Nedved che marca il gol del momentaneo 0-1. Un infortunio limita la stagione 98/99 del boemo, ma la parte conclusiva dell’annata porta la sua firma. I capitolini vincono la Coppa delle Coppe e Nedved, a dieci minuti dal triplice fischio della finale, segna il gol vittoria contro il Maiorca. Lo scudetto sfuma solamente nelle ultime giornate ma la Lazio dovrà aspettare soltanto dodici mesi.

La stagione 99/00 è quella della storia. Nedved totalizza 28 presenze in Serie A, con 5 reti, firmando una parte importante dello scudetto della Lazio. Memorabile il gol nel derby di ritorno, in cui i biancocelesti ribaltano la partita nel giro di tre minuti: il ceco si inserisce e, dopo una carambola, buca la Roma per il gol del momentaneo 1-1. Ci penserà Veron, con una pennellata straordinaria, a completare la rimonta della Lazio appena tre minuti dopo. La stagione si chiude come detto con la conquista di uno storico tricolore.

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L’annata 00/01 è ben più deludente: con l’addio di Eriksson Nedved resta centrale in un progetto che fatica a ripetere i risultati e le prestazioni della stagione precedente, nonostante i 9 gol in Serie A del suo centrocampista. La 'Furia Ceca' sceglie quindi di cambiare aria, in direzione Torino: si unisce alla Juventus di Marcello Lippi. I primi mesi con la Vecchia Signora sono difficili. Gioca inizialmente largo a sinistra, dove non riesce a trovare continuità e fatica a svolgere il difficile compito di rilevare il testimone di Zidane, trasferitosi al Real. Perde smalto anche dal punto di vista fisico, con i mugugni del pubblico bianconero che si fanno sempre più rumorosi.

Lippi aggiusta però qualcosa: lo mette alle spalle di Trezeguet e Del Piero, come trequartista, dove Nedved torna quello di sempre. Particolarmente importante il gol in Piacenza-Juventus a due minuti dalla fine della terzultima giornata, che consente alla Juventus di proseguire la rimonta sull’Inter che culmina nello storico scudetto del 5 maggio.

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La stagione 2002/2003: l'ammonizione contro il Real e il Pallone d'Oro

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La stagione 02/03 è quella in cui Nedved entra definitivamente tra i grandi del calcio. Gioca 46 partite, dietro al solo Buffon per presenze nella Juventus di Lippi. In campionato arriva il tricolore, ma il percorso più importante è europeo. Dopo aver raggiunto i quarti di finale di Champions League segna al Barcellona e al Real Madrid in semifinale, nella clamorosa rimonta dello Stadio Delle Alpi. Una notte da sogno: i bianconeri avevano perso 2-1 al Bernabeu ma a Torino la musica è completamente diversa. Trezeguet segna dopo 12 minuti, Del Piero raddoppia poco prima dell’intervallo. Nel secondo tempo tocca a Nedved: il ceco si infila tra i difensori e, su una palla che rimbalza al limite dell’area, di destro trafigge Casillas. 3-0 e delirio bianconero. 

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Poi, però, l’ammonizione più celebre della storia del calcio italiano. Partita in ghiaccio, McManaman, appena entrato per Cambiasso, controlla un pallone a centrocampo e trova davanti a sé Nedved. In un momento di appannamento, dovuto forse alla stanchezza, il centrocampista della Juventus affonda il tackle in due tempi, alzando addirittura a martello il piede di richiamo.

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L'ammonizione di Nedved (GettyImages)

Una follia: l’arbitro Meier estrae il cartellino giallo, Nedved è diffidato, salterà la finale di Manchester contro il Milan. A Repubblica disse: “Ho pianto tanto. Sognavo questa finale già da bambino, è il mio vero obiettivo da quando gioco ed ero venuto alla Juve soprattutto per vincere la Champions League. Ho pagato per la scarsa lucidità. [...]. E pensare che avevo segnato il gol più importante della mia carriera”. In Inghilterra i rossoneri alzeranno la sesta coppa dalle grandi orecchie della loro storia, dopo i calci di rigore. Per Nedved è un momento durissimo, nonostante a fine 2003 arrivi meritatamente il Pallone d’Oro.

Gli ultimi anni di Nedved e l'addio proprio in Juventus-Lazio

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Per Nedved è il punto più alto di una carriera ricca di successi a cui, forse, è mancata la giusta chiusura. Gli anni dal 2004 al 2009, quando smetterà, sono molto particolari. Vince due scudetti, di cui uno revocato, prima di scendere in Serie B con la Juventus, dopo Calciopoli. Una scelta di cuore che lo legherà per sempre ai colori bianconeri. Nel 2007, quando la squadra torna in Serie A, Nedved ha ormai 35 anni, prossimo al ritiro. L’ultima stagione, 08/09, è ricca di soddisfazioni personali con 7 gol, in una Vecchia Signora lontana dall’Inter di Mourinho capolista. L’ultima partita è proprio in casa contro la Lazio, uno strano incrocio del destino che, come sempre, vuole la sua parte. Nedved serve un meraviglioso assist a Iaquinta, autore di una doppietta, prima di lasciare il campo per l’ultima volta tra gli applausi del pubblico.

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Nedved in una delle ultime stagioni con la Juventus. (Foto di New Press/Getty Images)

Pavel Nedved è stato un grandissimo campione, nato in Repubblica Ceca ma diventato grande tra Lazio e Juventus. La sua grinta, unita a una tecnica fuori dal comune, lo hanno consacrato come una leggenda del nostro campionato: una vera e propria 'Furia Ceca'.