ddd

Il derby Blur-Oasis, Nord contro Sud, oggi è Chelsea-ManCity

di Simone Balocco – L’Inghilterra, si sa, è da sempre terra di novità e nascita di ogni cosa che fa moda. Non a caso è la culla del football (insieme alle altre tre Home Nations che compongono lo United Kingdom) e di tutto ciò che...

Simone Balocco

di Simone Balocco -

L'Inghilterra, si sa, è da sempre terra di novità e nascita di ogni cosa che fa moda. Non a caso è la culla del football (insieme alle altre tre Home Nations che compongono lo United Kingdom) e di tutto ciò che farà tendenza nei mesi che verranno. Nonché luogo di nascita seriale di gruppi e generi musicali che hanno fatto la storia. Focalizziamoci per ora sulla musica.

"L'Inghilterra ha dato i natali a due band che hanno segnato un'epoca, quella dei mitici anni Sessanta, dove a contrapporsi erano i bravi ragazzi dei Beatles ed i cattivi ragazzi dei Rolling Stones: musica orecchiabile e pop allo stato puro contro eccentricità e rock allo stato puro. Intorno a loro, in Inghilterra come nel resto del Mondo, si era creata un'isteria collettiva e molti gruppi inglesi (e non solo) nacquero ispirati dalle loro performance. Cosi nei Settanta, così negli Ottanta.

"Politicamente, nei primi anni Novanta, il Paese risentì del cambio del thatcherismo verso un nuovo mondo politico e musicalmente l'Inghilterra non era più come una volta, chiusa dal grunge americano. Ma il Paese voleva tornare, musicalmente, a fare la parte del leone.

"A partire dagli anni Settanta e fino alla metà degli Ottanta, l'Europa conobbe però il bello del calcio inglese, con le squadre di sua Maestà capaci di vincere, tra il 1976 ed il 1985, sette Coppe dei Campioni (di cui sei consecutive con tre squadre diverse), due Coppe Uefa, una Coppe delle Coppe e tre Supercoppe europee, oltre a sei finali perse in queste quattro coppe europee. Squadre iconiche e mitiche, come il Nottingham Forrest che ha la peculiarità (unica nel suo genere) di avere in bacheca più Coppe dei Campioni che titoli nazionali.

"Non si ha la certezza, ma se non ci fosse stata la squalifica per cinque anni (1985-1990) di tutte le squadre inglesi per i fatti dell'Heysel, magari il dominio sarebbe stato ancora superiore. Tanto che il primo anno con le squadre inglesi rientrate dopo la “pausa”, una di queste vinse la Coppa delle Coppe (nel 1991 il Manchester United). Nel 1992, inoltre, nasceva la Premier League, la versione più cool di quella First Division che aveva caratterizzato il football inglese dal 1888.  Nel 1993 ci fu una nuova luce musicale in Inghilterra: nacque il Britpop, un nuovo modo di fare musica pop. Usando “tonalità” britanniche, questo genere riportò le lancette della storia (della musica) indietro nel tempo, portando alla competizione diversi gruppi con l'obiettivo di essere “la migliore band del pianeta”.

"Il Britpop fece breccia nel cuore degli appassionati fino alla fine degli anni Novanta, in contemporanea con l'esplosione della passione verso il calcio inglese grazie all'uscita dei primi videogiochi per Pc e la ripartizione dei primi diritti televisivi. La Premier fu in piena ascesa e dal 2005 (circa) in avanti divenne il miglior campionato di calcio del Mondo, superando la nostra Serie. E pazienza se la Nazionale dei Tre leoni è ferma, come vittorie, alla Coppa Rimet del 1966 (organizzata in casa) e al quarto posto di Italia '90 e Russia '18.

"Il 1995 è considerato l'anno clou del Britpop. Il Britpop arrivò in tempo per prendere l'eredità (come forza) del grunge, arrivato alle battute finali anche per colpa del suicidio del cantante della grunge band più influente di tutte, Kurt Cobain dei Nirvana. E la musica, come la moda, non è eterna e per il tramonto di un genere eccone l'alba di un altro.

"Il britpop nasceva dalla scena indie inglese, indipendente e lontana dalle major: erede di quelli che furono il genere “madchester” e “shoegaze”, nel Paese del fish & chips spuntarono come funghi band che suonavano questo nuovo genere. Le radio (fino al 1999) passavano a iosa le canzoni dei vari Suede, Ash, Pulp, The Verve, Supergrass, Elastica ed i giovani nei loro walkman distruggevano le musicassette a furia di sentire canzoni come “Beautiful Ones”, She's in Fashion”, “Disco 2000”, “Common people”, “Bittersweet simphony”, “Connection”, “Alright” e “Burn baby burn”.

"Il Britpop ha fatto da traino ad ogni cosa in quel periodo nel Paese di Sua Maestà: dall'affermazione di pellicole di spessore con registi altrettanto di spessore alle modelle famose. In pratica, una sorta di Rinascimento per il Paese d'Oltremanica. Ma il Britpop non sarebbe stato tale se sulla scena non si fossero contrapposte due band di diversa estrazione sociale e territoriale: i Blur, londinesi capitanati da Damon Albarn, e gli Oasis, di Manchester e caratterizzati dalla voce di Liam Gallagher e dalla chitarra (e dai testi) del fratello maggiore Noel. Fighetti contro tough boys, ricchi contro poveri. Sud contro Nord.

"Nata come provocazione, la diatriba Blur-Oasis riempì rotocalchi e giornali, facendo impennare le vendite dei negozi di musica. I Blur però, un po' egoisticamente ed un po' spavaldamente, si sono sempre dichiarati essere loro i veri creatori del Britpop, o meglio della sua versione più commerciale: il “Blurpop”.  I Blur si formarono nel 1988 e nel 1995 pubblicarono il quarto dei loro otto album, The Great Escape. Gli Oasis allora pubblicarono il loro secondo album dal titolo “(What's the story) morning glory”, successivo di un anno al primo, Definitely Maybe.

"Le due band crearono (quasi ad hoc) una disfida su chi fosse meglio e su chi non lo fosse. E la sfida ebbe l'apice il 14 agosto 1995: i Blur pubblicarono “Country House”, gli Oasis “Roll with it”. Il dado era tratto: i Blur vendettero 274mila copie del singolo (non esistevano ancora gli Mp3), gli Oasis 216mila. Alla fine i fatti diedero ragione alla Gallagher band: gli Oasis sfornarono (tra il 1995 ed il 1997) altri due album vendutissimi (il già citato “Morning glory” e Be here now) e con tantissime hit, suonando nel 1996 davanti a oltre 250mila persone. E il loro successo fu planetario. I Blur non seppero ripetersi e alla distanza persero la battle. Gli Oasis sfornarono dischi e fecero concerti sold out fino al loro scioglimento datato 2014.

"Che battle, però: i Blur con il cantante belloccio e con lo sguardo innamorato contro un gruppo più rock che pop capitanato da due fratelli terribili che se non avessero fatto i musicisti sicuramente avrebbero avuto molti problemi con la legge. Fin qui la sfida musicale. Ed il calcio cosa c'entrò con la “battle band”' ?

"Partiamo con un inciso: la sfida Blur vs Oasis ha ricordato un po' la diatriba Pele vs Maradona, Baggio vs del Piero o Messi vs Cristiano Ronaldo.

"Gli anni della “Band battle” videro l'esplosione del Manchester United di Sir Alex Ferguson e di una serie di squadre che entrarono nei cuori anche dei tifosi non inglesi (dall'Arsenal al Newcastle, dal Chelsea dei italiani al Blackburn Rovers di Shearer e Sutton capace di vincere una clamorosa Premier nella stagione 1994/1995): in Italia prese campo la moda di tifare le squadre inglesi, di comprare le loro maglie e indossarle per andare a fare le “vasche” in centro.

"Damon Albarn è un tifoso del Chelsea, frequenta Stamford Bridge, è pazzo di Gianfranco Zola (uno che a Stamford Brigde ha scritto la storia del club prima dell'arrivo di Abramovich) e José Mourinho, anche se ha sempre considerato Ryan Giggs, uno dei centrocampisti del Manchester United più iconici di sempre, come uno dei suoi calciatori preferiti. Per gli altri membri della band il calcio non è mai stato una priorità: a parte il chitarrista Graham Cox tifoso del Derby County di Derby, il bassista Alex James ed il batterista Dave Rowntree non sono particolarmente footballaholic.

"In casa Gallagher, invece, da sempre, si tifava Manchester United, la squadra più forte della città. Ma babbo Thomas inculcò ai figli il tifo per il Manchester City, la squadra meno glamour, ma più operaia della città capitale della Prima rivoluzione industriale. I figli apprezzarono la decisione del padre e hanno sempre portato nel cuore (ed in ogni loro concerto) il tifo per gli Sky blues.

" Sul diverso tifo calcistico, le due band non se le dissero come sul piano musicale, ma è ovvio che uno che tifa Chelsea odia chi tifa Manchester City e viceversa. In particolar modo da quando le due squadre sono diventate tra le big europee grazie alle loro proprietà che hanno usato il football per diventare ancora più ricchi: Roman Abramovich e Mansur bin Zayd. E basta vedere i palmares delle due squadre prima del 2003 e del 2008: poca roba, salvo per entrambe due Coppe delle Coppe e tre titoli in due. Il Chelsea durante gli anni della Battle band ha vinto una Coppa d'Inghilterra, una Coppa di Lega ed una Coppa delle Coppe. Con l'uscita di scena del Britpop, i Blues sono riusciti in quindici anni a compiere il Grande Slam, ovvero vincere tutte le coppe europee per club. Gli anni cult degli Oasis combaciano con un periodo grigio del club: su e giù tra Premier e First ed un giro in terza serie. La loro ultima fase di esistenza combacia con l'ascesa del City nell'olimpo del calcio inglese.

" Se in Albarn il calcio non era una priorità (tanto da non essere mai entrato nel mood del vero tifoso), per i Gallagher il calcio è sempre stata vita. Addirittura tra i supporter del City sia a Maine Road che all'Etihad, si cantano le canzoni degli Oasis. Il City è sempre stato meno mainstream dello United e la seconda squadra della città sfruttò l'onda lunga della band. E durante l'ultima partita della scorsa stagione, Noel Gallagher, presente alla vittoria casalinga sul Brighton che diede il sesto titolo complessivo al City (il quarto sotto la gestione emiratina), fu invitato nello spogliatoio della squadra e Company e soci iniziarono a cantare con lui “Wonderwall”, forse la canzone più bella e britpop del gruppo.

"A distanza di anni, i rapporti fra il belloccio Albarn ed i terribili Gallagher dicono siano migliorati, ma sicuramente se dovessero vedere insieme un match di Premier tra il Chelsea e il City, chi siede accanto a loro non vivrà 90 minuti (più recupero) in pieno relax. Chi lo avrebbe detto che la musica avrebbe portato anche a sfide calcistiche? Con i Blur e gli Oasis è riuscita anche a questo. E per una volta il calcio è passato in secondo piano.

Potresti esserti perso