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Cresciuto in una una delle periferie più dure d’Italia, Rione Traiano, Antonio Floro Flores racconta a Footballnews24.it la sua lunga ed emozionante carriera. Dall’esordio con la maglia del Napoli ai problemi con il cambio di dirigenza, dal Perugia all’Udinese passando per l’Arezzo di Conte e Sarri, fino ad arrivare a quello strano rapporto con Francesco Guidolin.
Lo scorso 29 gennaio ha dato l’addio al calcio, quali programmi ha per il futuro? “Al momento sto facendo il corso di Uefa D per ottenere il patentino da allenatore, in seguito ad aprile farò quello di Uefa C. Mi piacerebbe iniziare ad allenare i giovani, non ho intenzione di abbandonare questo mondo, il calcio è la mia vita.” L’addio al calcio è arrivato un post sul suo profilo Instagram in cui ha scritto che questo sport “l’ha tolta dalla strada”. Che significa?
“Inizialmente non sapevo cosa pubblicare, non sono uno che scrive tanto (ride; ndr). Quelle parole sono sincere, vengono dal cuore, fino a due giorni prima non sapevo che avrei smesso. Sono cresciuto in periferia a Napoli, a Rione Traiano, in cui è difficile vivere, tra quelle strade ogni giorno accade di tutto. Non so cosa avrei fatto se non avessi giocato a calcio, sono sempre stato un ragazzo per bene con una buona famiglia alle spalle. Crescere tra quelle vie mi ha formato come uomo".
Riavvolgendo il nastro e ripensando alla sua carriera, quale esperienza ricorda con maggiore entusiasmo? “Sono stato bene ovunque, ovviamente qualche annata non è andata come avrei voluto, ma questo può capitare. Ho debuttato in Serie A con il Napoli, squadra della mia città, e le emozioni che ho provato quel giorno sono indescrivibili. Dopo la partita contro il Milan sono tornato a casa e ho trovato gli amici che mi aspettavano per festeggiare, è stato stupendo. Vestire la maglia del Napoli era il sogno che avevo da ragazzino. Il primo goal in A invece l’ho fatto con la maglia della Sampdoria, per poi trasferirmi a Perugia dove siamo arrivati in finale dei playoff di B. Dopo Perugia ho giocato ad Arezzo, quell’esperienza mi ha lanciato nel calcio che conta e non la dimenticherò mai. Ad Udine ho giocato 6 anni, disputando anche la Coppa Uefa e i preliminari di Champions League, in seguito sono volato in Spagna, al Granada, dove non sono stato benissimo anche se poi mi sono pentito di non essere rimasto. Tornato in Italia, al Genoa, ho fatto un anno magnifico, uno tra i migliori della mia carriera, così come a Sassuolo, dove segnai un goal decisivo per la salvezza. Se devo essere sincero non mi sono trovato bene a Verona, con il Chievo, non mi piaceva l’ambiente. Ogni posto in cui sono stato mi ha lasciato qualcosa.”
Alcuni giorni fa ha spiegato che dopo aver lasciato Napoli i tifosi partenopei l’hanno dipinta come un traditore, addirittura la cacciavano dai ristoranti. Come ha vissuto quel periodo? “A Napoli il calcio è fede, è vita. Ai tempi non capivo i loro comportamenti, avevo la coscienza pulito e continuavo a chiedermi perché facessero così, quell’anno il Napoli andò in fallimento e i tifosi pensavano che non volessi restare. La verità però è un’altra, aspettai una chiamata dalla società fino al 9 settembre, volevo restare. Quella chiamata non arrivò mai, dissero persino che fui io a rifiutare di giocare in Serie C perché volevo andare in Nazionale. Giustamente la gente credette alla società, non sapevo che fare, tornassi indietro direi subito la verità. Erano tutte caz***e, sono sempre stato onesto e sincero, a quell’età avevo paura che se avessi detto qualcosa mi sarebbe tornato contro, volevo solo giocare a calcio. Mi hanno fatto tanto male, è stato un periodo bruttissimo che non sapevo gestire.” Ad oggi com’è il rapporto con la città di Napoli? “Ora va tutto bene, non mi interessa più quello che la gente pensa di me, l’importante è che ci sia rispetto. Ho sempre amato questa città e non ho nulla contro le persone, ciò che per me contava era prendermi le mie rivincite con chi all’epoca aveva detto quelle cose, non con la città. Non ho rancore, sono tifoso del Napoli, ognuno può pensare quello che vuole ed è giusto così.” E il Napoli di Gattuso? “Ad oggi la squadra sta bene, sia mentalmente che fisicamente. Purtroppo si era creato qualche problema tra la tifoseria ed i calciatori, le persone ci sono rimaste male, si sono sentite tradite. La città si era abituata a vedere bel calcio, i ragazzi che cantavano sotto la curva, era da anni che la squadra non aveva un calo del genere, in più ciò che hanno fatto, nonché lasciare il ritiro, è una cosa gravissima.” Il percorso a Napoli di Callejon, Mertens e compagni sia terminato? “Secondo me sì, penso però che il cambio andasse fatto già lo scorso anno. Questi giocatori hanno dato l’anima per la maglia e forse meritavano più rispetto, non mi meraviglio perché è successo anche a me, nel mio piccolo, di essere trattato malissimo. Callejon e Mertens hanno fatto la storia e vanno rispettati, anche da De Laurentiis, non è giusto che un presidente faccia certe uscite contro i propri giocatori.”
Tornando alla carriera di Floro Flores, dopo Napoli prima la maglia del Perugia ed in seguito quella dell’Arezzo. Proprio con il club toscano ecco sia Conte che Sarri, ell'epoca poteva sembrare che i due allenatori nel giro di pochi anni sarebbero diventati tra i migliori in Europa? “Ad essere sincero non avrei mai pensato che Sarri arrivasse a certi livelli, non perchè non fosse bravo, anzi, amavo il modo in cui ci allenava, ma per il suo carattere. E’ un tipo particolare, se ha qualcosa da dire te lo dice, e questo ai giocatori non sempre fa piacere. Oltre al carattere è anche un po’ rozzo nei modi di fare e lo dico sorridendo, scherzando, ma è una persona perbene, mi piace molto. Ciò che mi stupiva di lui era il modo in cui studiava le partite, sapeva ogni cosa sulle altre squadre, un giorno giocammo un’amichevole contro una società di Serie C e Sarri sapeva tutti i nomi dei calciatori avversari, era in grado di descrivere ogni loro minima caratteristica. E’ malato di calcio! A volte si arrabbiava con me e mi diceva: “Sei un cog***ne, usa le qualità che hai! Come fai ad essere ancora in B? Potresti giocare nel Milan!”. Conte invece è cresciuto alla Juventus, sa cosa significa vincere, ha molto carisma ed è un trascinatore. Dopo essere stato esonerato venne richiamato, quando entrò nello spogliatoio disse: “Da oggi in poi qui si fa come dico io. Non vi sta bene? Andatevene!”. Inizialmente con lui non mi trovavo molto bene, poi quasi uscivamo assieme. L’ho rispettato e capito, da quel giorno ho segnato 10 goal in 10 partite. Sono stato bene con entrambi tant’è che mi capita di sentirli spesso, abbiamo un grande rapporto, sono due persone molto sincere.” E la Juve di Sarri e l’Inter di Conte? “Vederli a quei livelli fa molto piacere, credo però che la Juve sia un gradino sopra all’Inter. Sarri ha bisogno ancora di tempo, farà giocare la Juventus benissimo, si divertiranno molto. La gente a Torino è scettica perché è abituata a vincere 1-0 facendo catenaccio, oggi vincono magari 4-2 ed il gioco è molto più entusiasmante, adatto anche alle competizioni europee. Conte è perfetto per far rinascere le squadre, prima o poi vincerà anche con l’Inter.”
Nel corso della sua carriera ha rifiutato la Juventus, come mai? “Ehm..questa cosa mi piacerebbe chiarirla, non è che ho rifiutato la Juventus, semplicemente avevo voglia di giocare. Sarei finito in una squadra con Trezeguet e Del Piero, non so quante partite avrei fatto. Mi volevano, ma non ho capito per cosa, non credo per giocare. Ho preferito andare a Genoa, avevo più garanzie.” Restando in tema Serie A, cosa pensa delle dichiarazioni di Commisso al termine di Juventus-Fiorentina? “Commisso non era arrabbiato con la Juventus, ma con gli arbitri. Quando giochi contro i bianconeri è sempre difficile, hanno troppa qualità, se inoltre l’arbitro ti fischia un rigore inesistente contro è normale che un presidente dica: “Ca**o, almeno dateci la possibilità di giocare la partita”. Dal vivo magari sembrava anche esserci il fallo, ma se rivisto è evidente che il rigore non c’è. La rabbia di Commisso è comprensibile anche se avrebbe vinto comunque la Juventus.” Tornando alla carriera, dopo Arezzo ecco Udine, come sono stati gli anni in Friuli? “Sono stati anni stupendi in cui oltre che giocare bene ci divertivamo molto, eravamo un gruppo unito. Davamo fastidio a tutte le squadre, era difficile giocare contro di noi. Sono stato davvero bene con questa maglia, purtroppo però non ho mai giocato la Champions, la prima volta che ci qualificammo per i preliminari ero infortunato, la seconda chiesi di andare via. Volevo andare a Genoa ma alla fine andai a Granada.” Come mai la cessione? “Volevo andare via da Guidolin, volevo scappare.” Perchè? Cosa successe con Guidolin? “Preferisco non parlarne.”
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