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MILAN, ITALY - SEPTEMBER 22: Venezia FC coach Paolo Zanetti shouts to his players during the Serie A match between AC Milan and Venezia FC at Stadio Giuseppe Meazza on September 22, 2021 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
Gli chiedono se sia vero che parla di calcio 24 ore su 24 e lui non dribbla l'argomento: "Purtroppo confermo. È una passione immensa e penso di non saperne mai abbastanza. Guardo partite di tutte le categorie e cerco di capire le sfaccettature degli altri allenatori". Parole di Paolo Zanetti.
In una ampia e articolata intervista concessa al Corriere della Sera, il tecnico del Venezia ha parlato dei suoi modelli di riferimento: "Mourinho a livello comunicativo ha fatto scuola, Guardiola ha cambiato il calcio a livello tecnico-tattico, Allegri a livello tattico è stato straordinario, di Conte guardo la mentalità oltre la tattica, di Gasperini l’intensità e la capacità di innovare. Tutti hanno qualcosa da insegnare, poi cerco di mantenere la mia identità, per sbagliare con la mia testa". Ecco, appunto, il calcio di Zanetti: "Metto al primo posto il talento. Non posso farne a meno per la mia idea di calcio. Sono innamorato dei giocatori che in campo mettono qualcosa di magico. Busio, Kiyine, Aramu, Vacca hanno talento puro e sono il fulcro della nostra squadra. La Serie A di oggi? Il campionato non è quello che ho lasciato da calciatore: c’erano i campioni del mondo, il livello era un po’ più alto. Comunque è molto difficile e c’è un abisso rispetto alla B: i singoli possono cambiare la partita in un attimo. Il mio sogno da allenatore? Vivo alla giornata, ma è giusto inseguire i propri sogni. E adesso il sogno è salvarsi".
Divertente il riferimento alla sua vita privata: "La prima litigata post partita è sempre con la mia compagna, che mi critica per una sostituzione o per una scelta. È la mia fortuna, perché è paziente e appassionatissima: ha visto migliaia di partite e penso che ne capisca più di tanti altri che credono di capirne. Abbiamo una bimba meravigliosa, che mi fa passare tutti i pensieri. Io il Nagelsmann italiano? Per gli allenatori parlano i risultati e anche la proposta calcistica, non la carta d’identità. Nagelsmann è giovanissimo ma guida la squadra più forte del mondo con carisma, carattere e proposta. Credo che si vada verso un calcio globale e si debba guardare anche oltre i propri confini, come ha fatto De Zerbi andando allo Shakhtar".
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