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di Giovanni Capuano -
Questa è la favola di fine anno, che rappresenta anche un augurio per un 2021 migliore rispetto al 2020 che si lasciamo alle spalle. Meno rancoroso, senza pandemia, distanziamento e costrizioni. Meno tutto, insomma. Soprattutto meno polemiche sterili e inventate dal nulla da chi si nutre di contrapposizioni sterili e non sembra capace di superare i propri pregiudizi.
La storiella è questa. Immaginate un club di calcio, il più ricco e potente del nostro campionato. Immaginate che chieda e ottenga di rinviare una partita perché ha qualche caso di Covid nella sua squadra. E' atteso da una trasferta difficile, sul campo di un'avversaria forte. Immaginate che i capi del nostro calcio concedano il rinvio a poche ore dal fischio d'inizio, forzando regole che prescrivono il contrario perché i numeri per giocare ci sarebbero, almeno sulla carta. Però nel club ricco e potente della nostra favola è evidentemente in corso un'infezione i cui contorni non si possono ancora definire. Un cluster, per dirla con termine tecnico. Dunque, il buonsenso consiglia prudenza ed è la strada che prendono i massimi dirigenti della lega locale e della federazione. Il club ricco e potente ottiene il rinvio, l'altro si adegua anche se non è d'accordo e lo mette per iscritto.
Ecco. Immaginate che il club ricco e potente abbia una squadra che indossa una maglia a strisce verticali bianche e nere e che l'altro, quello forte e che aspettava sul suo campo, sia un outsider che veste di azzurro. Insomma, immaginate che si tratti di Juventus (che ottiene il rinvio) e Napoli (che lo subisce). Qui la favola si interrompe e manca il finale. Lo chiedo a voi. A me resta la domanda: cosa avrebbero scritto gli indignati in servizio permanente ed effettivo di questi giorni, gli ultras del Coni e i teorici dell'abbattimento del protocollo se la storia di Juventus-Napoli fosse stata scritta rispettando la trama di Everton-Manchester City?
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