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MILAN, ITALY - DECEMBER 22: General view inside the stadium with the fog during the Serie A match between FC Internazionale and Torino FC at Stadio Giuseppe Meazza on December 22, 2021 in Milan, Italy. (Photo by Mattia Ozbot - Inter/Inter via Getty Images)
di Giovanni Capuano -
Ci sono mille motivi per pensare che sarebbe giusto fermare il campionato, evitando lo stillicidio delle giornate a singhiozzo e delle partite che non si giocano ma nemmeno si possono rinviare. E ci sarebbero mille motivi per rifiutare questa parte di stagione (per la beffa del calendario pure la più importante e decisiva) falsata dal Covid dopo essere stata straziata dalla Coppa d’Africa. Mille motivi per fermare tutto e qualcuno al Governo ci ha anche provato, venendo per ora rispedito al mittente.
Proprio per questo c’è un solo, ma centrale, motivo per andare avanti resistendo a ogni altra tentazione: se si ferma, il calcio italiano è perduto. Ci è già passato dalla strada del lockdown, sa che nessuno rinuncerà a un euro di quanto deve avere e che dallo Stato arriveranno pochi aiuti e marginali. Sa anche di essere in fondo considerato un orpello utile ma non necessario e che l’idea di fermare il pallone stuzzica molti, anche dentro il suo stesso sistema.
Quindi deve essere chiaro. Quello che ci attende in queste settimane non è il miglior campionato possibile, ma è il male minore. Non sarà giusto, però andrà bevuto come una medicina amara. Il campionato deve resistere, resistere, resistere alle spallate che vengono da fuori e ai tentativi di sabotaggi interni. “Serve serietà” scrivevamo una settimana fa, facili profeti. Ce n’è stata poca, a partire dai calciatori e dalle loro vacanze. Ora il tempo è scaduto e lo spettacolo non sarà attraente ma non può rinunciare ad andare in scena.
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