- Notizie Calcio
- Calcio Italiano
- Editoriali
- Calcio Estero
- Altri Sport
- Rubriche
- Redazione
"La finale infinita. Il mito dello sfondareti Levratto e la leggenda della prima Coppa Italia” non è solo un frammento letterario sui primissimi bagliori di una stellina locale nel firmamento calcistico internazionale. No.
È la narrazione del sogno di ogni bambino che s’è fatto grande con la palla tra i piedi
Di ognuno di noi, insomma. È il racconto di un calcio tutto fuorché scientifico, né omologato né tantomeno globalizzato, in cui il talento naturale, l’inventiva e l’astuzia potevano ancora esplorare spazi illimitati, tra falle regolamentari e illuminazioni estemporanee, anche borderline.
Ecco: chi non ha mai giocato quel calcio cencioso e polveroso, in cui il pallone (e non ancora i cronometri, le telecamere, il VAR, i social o gli scarpini all’ultimo grido del brand dominante) era ancora “l’amor che move il sole e l’altre stelle”?
© RIPRODUZIONE RISERVATA