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Da orgoglio condiviso a incubo ricorrente, per i club e per i tifosi: le convocazioni da parte delle Nazionali, che siano amichevoli o gare valide per la Nations League, iniziano a pesare, soprattutto alla luce di una pandemia che non vuole rallentare e dei continui contagi dei calciatori nonostante i protocolli. Ne ha parlato qualche giorno fa José Mourinho tramite i social.
Non le manda a dire Mou, come sempre. Lo Speciale One, in seguito probabilmente alla vicenda che ha coinvolto Domagoj Vida, risultato positivo al Covid-19 durante l’intervallo della gara tra Turchia e Croazia, e anche al caso dell’uomo che correva a bordo campo durante gli allenamenti della Corea del Sud, ha affidato al suo profilo Instagram una riflessione ironica e pungente.
“Fantastica settimana di calcio. Grandi emozioni nelle partite delle Nazionali, superbe amichevoli e totale sicurezza. Risultati dei test Covid dopo le partite giocate, gente che corre a caso in campo durante le sessioni di allenamento, e molto altro ancora. Dopo un'altra sessione di allenamento con soli 6 giocatori, ora è il momento di prendermi cura di me”, ha scritto come didascalia ad una foto che lo ritrae mentre si sta allenando.
I contagi non risparmiano nessuno, e l’organizzazione dell’UEFA non sembra nemmeno lontanamente capace di gestire la situazione. Lo sa bene l’Inter, che ad oggi conta nel suo vivaio di positivi Brozovic, Padelli e Kolarov. Non scherza nemmeno la Roma, che annovera nel club Dzeko, Pellegrini, Santon, Fazio e Kumbulla; e la Lazio con Immobile, Strakosha e Milinkovic-Savic. L’Atalanta annovera Malinovskyi, il Napoli Hysaj e il Verona Lazovic.
Il protocollo Uefa "Return to Play", che specifica procedure igienico-sanitarie e protocolli operativi che vanno applicati a tutte le competizioni UEFA, pare non funzionare come dovrebbe. E ad oggi molte altre squadre temono di rilevare positività al rientro dei propri giocatori. Una situazione che potrebbe iniziare a pesare fortemente sui club, soprattutto quelli impegnati su più fronti.
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