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Casale-Alessandria, il derby che manca tanto ai cultori della storia

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Nei mitici anni Ottanta e anche nei primi anni Novanta, questo derby riusciva a riempire all’inverosimile il “Moccagatta” e il “Natal Palli”.
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Non è mai stata una partita come le altre. E non c’entra che sia un derby. Quella tra Casale e Alessandria è una rivalità che non ha mai trovato giustificazione nel fatto sportivo, la partita è sempre stata cattiva per via della storia, come sostiene Giancarlo Ramezzana, grande cultore del mondo nerostellato.

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Il senso storico

Nel 1215 gli alessandrini insieme al conte Tomaso di Savoia, ai milanesi, ai vercellesi e ai tortonesi devastarono e misero a ferro e fuoco Casale, rubando i corpi dei Santi Evasio, Natale e Proietto. Si impossessarono inoltre di un galletto e di un angelo di ottone che erano sulle torri della Cattedrale.

La vendetta casalese avvenne solo nel 1403 grazie al crudele mercenario Facino Cane, che riuscì a saccheggiare Alessandria, riportando a Casale le spoglie dei santi e prendendosi il grande crocefisso di legno che ancora fa bella mostra nel Duomo casalese.

Il galletto invece, è ancora oggi sulla basilica di ferro e lamiera che sovrasta l’orologio a tre quadranti posto sul fastigio del palazzo del comune di Alessandria.

Casale ha dunque sempre odiato Alessandria per quei lontanissimi fatti storici, finendo poi per concentrare i sentimenti di rivalsa anche in una partita. Nel 1927 l’Alessandria vinse la Coppa Coni a scapito del Casale. Nella stagione successiva sfiorò la conquista dello scudetto: superata la prima fase del campionato i lanciatissimi Grigi si ritrovarono a lottare per il titolo, nel girone finale a otto squadre, contro il Torino dell’ex Baloncieri. Fu una pesante e inopinata sconfitta subita proprio sul campo del Casale, ultimo in classifica, a cancellare i sogni di gloria della squadra di Carcano, alla quale non bastò sconfiggere il Torino, nello scontro diretto, per riagganciarlo in vetta.

Tanti episodi fino ad oggi, come racconta Ilnobilecalcio.it.