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Sfogliando i vecchi almanacchi del Milan, in quella storica e fortissima rosa del 1998/1999, allenata da Alberto Zaccheroni e laureatasi campione d’Italia a seguito di un incredibile girone di ritorno, troviamo anche il suo nome: Mohammed Aliyu Datti. A portarlo in Italia era stato il Padova, che lo ingaggia nell’estate 1997 a seguito di un viaggio in Nigeria da parte di alcuni suoi osservatori.
Contattato da “Europa Calcio“, l’ex attaccante, ritiratosi nel 2010, ha ricordato il suo periodo trascorso in Italia: "Ora mi trovo in Belgio. Al momento anche qui è tutto chiuso per la drammatica situazione del Coronavirus. Dobbiamo essere forti e restare tutti uniti, e mi dispiace moltissimo sopratutto per quello che è successo e accadendo da voi e in Spagna. Sto frequentando da casa una scuola di francese per imparare meglio la lingua. E ti dico anche una curiosità: qui in Belgio è pieno di italiani, ovunque trovo sempre qualcuno che sa l’italiano. Ma durante l’anno trascorro sempre dei mesi in Nigeria, dove ho aperto e gestisco una scuola calcio. Non è molto grande, ma voglio dare la possibilità ai ragazzi di allenarsi e di crescere. Moltissimi di loro meriterebbero almeno un’opportunità. Ma ti dico di più: io e il mio amico Mohamed Sarr (ex Primavera di Treviso e Milan, ndr) stiamo lavorando su un progetto che comprenda l’apertura di scuole calcio anche in Senegal e Ghana“.
Sul Milan: “Facevo un po’ con la prima squadra e un po’ con la Primavera, dove legai molto con Mirco Gasparetto. Ho ancora impresso il mio esordio in Serie A in quella partita di Bologna: Boban non stava bene e Weah era impegnato in Nazionale. Zaccheroni mi fece entrare nel finale e vincemmo. Lui, Braida, Galliani e gli altri miei compagni di squadra mi fecero i complimenti. Maldini, Leonardo e Weah erano fortissimi. C’era anche Ba, che mi stava vicino e mi aiutava moltissimo. Ma la persona a cui sono più legato è Braida, era come un secondo padre. Purtroppo non ho più contatti con nessuno di quel Milan, ma sarei felicissimo se potessi risentirlo“.
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