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IL RACCONTO

Alan Ruschel e la tragedia della Chapecoense: “Ero sotto shock, ricordo solo il silenzio”

Luca Gilardi
Nel corso di una lunga intervista a MARCA, uno dei sei sopravvissuti al brutto incidente che commosse l'intero mondo del calcio, torna a parlare di quei momenti, raccontando com'è cambiata la sua vita.
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A quasi nove anni dalla tragedia che sconvolse l'intero mondo del calcio, Alan Ruschel torna a parlare di quanto accaduto alla Chapecoense. Nella notte del 29 novembre 2016, un aereo diretto a Medellin con a bordo la squadra, precipitò lasciando in vita solo sei persone. Il giocatore all'epoca aveva 27 anni ed era uno dei punti fermi della squadra, che stava vivendo il sogno di essere arrivata alla finale di Copa Sudamericana. Oggi, capitano del Juventude e nuovamente protagonista nel calcio brasiliano, Ruschel continua a raccontare quella notte con la lucidità di chi ha guardato la morte negli occhi e ha trovato la forza di ricominciare.

Il ricordo dell'incidente

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Nel corso di un'intervista a MARCA, Ruschel ripercorre l'accaduto. L'ex calciatore della Chapecoense ricorda perfettamente ogni istante, fino all'attimo dello schianto. L'aereo continuava a compiere giri in attesa dell'autorizzazione ad atterrare, quando all'improvviso "si sono spente tutte le luci dell'aereo ed è calato un silenzio totale". Nessun urlo, solo una domanda sospesa: cosa sta accadendo? Poi la turbolenza violentissima, l'allarme che risuonava nella cabina e il buio assoluto.

Da quel momento, Ruschel non ricorda più nulla: "Mi hanno detto che ero in stato di shock, che chiedevo di chiamare mio padre, che ho consegnato i miei documenti e la fede, ma io non ricordo niente". Le ferite riportate al braccio erano gravissime, con un palo conficcato nel braccio, e diverse vertebre fratturate: "Per questo ho una cicatrice enorme". Al risveglio dal coma, un altro trauma: "Chiedevo dei miei compagni, e nessuno mi diceva nulla". Solo con l'arrivo di uno psicologo gli fu rivelata l'entità della tragedia.

La vita dopo la tragedia

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Il recupero di Ruschel fu sorprendente: in pochi giorni era già in piedi, quando lesioni simili solitamente richiedono alcuni mesi. Da lì, l'inizio un percorso di ricostruzione lenta e costante, fino al ritorno in campo e all'indimenticabile amichevole al Camp Nou contro il Barcellona: "Una delle esperienze più fantastiche che abbia vissuto nel calcio". In quell'occasione, infatti, scambiò la maglia con Messi, parlò con lui e ricevette parole di ammirazione da parte dell'argentino per il suo incredibile rientro sul terreno di gioco.

Nonostante questo, la rinascita sportiva non fu priva di ostacoli. Un dirigente della Chapecoense insinuò che fosse rimasto in squadra soltanto per "pietà". Un ricordo spiacevole: "Mi ha fatto male, sinceramente". Quelle parole lo spinsero a lasciare il club, per dimostrare altrove di meritare un posto nel mondo del calcio. Dopo una parentesi al Goias, tornò poi a Chapecó, dove divenne capitano e vinse il campionato di Santa Catarina e la Serie B brasiliana.

Tornato al Juventude, il club dove tutto ebbe inizio per lui, continua a giocare con la stessa passione di sempre. E spera che la sua storia non venga dimenticata: "So che è una storia di superazione che può ispirare molta gente".