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Spirale di violenza

Ecuador, il calcio è sotto assedio: cinque giocatori assassinati nel 2025

Danilo Loda
Danilo Loda
L’uccisione di Mario Pineida a Guayaquil svela un sistema malato in cui mafia e scommesse illegali trasformano i calciatori in bersagli.
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Ancora un morto in Ecuador legato al mondo del calcio. Mario Pineida, simbolo del Barcellona Sporting Club e figura amata del calcio nazionale, è stato ucciso il 17 dicembre in una macelleria del quartiere Samanes nella città di Guayaquil. Due uomini armati sono entrati nel locale e hanno sparato a Pineida e alla sua compagna con freddezza agghiacciante.

Le telecamere di sicurezza hanno registrato tutto: il killer si avvicina, l’atleta alza le mani, forse convinto di trovarsi di fronte a una rapina. Ma pochi istanti dopo, una scarica di proiettili mette fine alla sua vita. L'altro sicario si è occupato della fidanzata di Pineda, uccisa con un'altra raffica. Le indagini hanno già portato all’arresto di due sospettati, ma l’omicidio di Pineida è solo l’ultimo di una lunga serie. Il Barcellona Sporting Club, in segno di lutto, ha deciso di ritirare la maglia numero 2 indossata da Pineda.

Un anno nero per il calcio in Ecuador

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Con Pineida, il numero delle vittime nel 2025 sale a cinque calciatori uccisi. Altri tre sono sopravvissuti ad attentati armati. È l’anno più violento nella storia recente del Paese, un periodo in cui la criminalità organizzata ha esteso la sua influenza anche sullo sport.

Tutto è iniziato a gennaio, con l’aggressione a Richard Mina della Liga de Quito. A settembre, è toccato a Maicol Valencia e Leandro Yépez, del club Exapromo Costa, uccisi in un hotel di Manta. Una settimana dopo, Jonathan González, ex nazionale, è stato assassinato a Esmeraldas dopo aver ricevuto minacce legate a scommesse truccate. Gli inquirenti ritengono che il giocatore si fosse rifiutato di manipolare una partita. A novembre, un altro colpo al cuore del calcio ecuadoriano: Miguel Nazareno, 16 anni, promessa dell’Orense, è stato ucciso a Guayaquil. 

Le mafie delle scommesse nel mirino

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Dietro questi crimini si muove una rete oscura. Le autorità sospettano che gruppi criminali legati alle scommesse illegali stiano usando minacce e omicidi per controllare i risultati dei campionati. E chi non obbedisce paga con la vita.

La paura è diventata una costante per molti giocatori, che vivono sotto scorta o evitano di uscire da soli. L’ex attaccante Bryan Angulo è scampato a un agguato mentre si recava all’allenamento, e Ariel Suárez è sopravvissuto a una sparatoria a Machala.

Un calcio in ostaggio

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Il dramma del calcio ecuadoriano va oltre il campo. Gli stadi, un tempo luoghi di festa, sono oggi il simbolo di un Paese che non riesce a proteggere i suoi atleti. Le famiglie dei giocatori vivono nel terrore, mentre la polizia fatica a contenere l’ondata di violenza che travolge Guayaquil e le principali città.

Il nome di Mario Pineida, 33 anni, è l’ennesima vittima di un sistema fuori controllo. Nel suo ultimo post sui social aveva scritto: “Il calcio è la mia vita.” Oggi, in Ecuador, per troppi calciatori, il "gioco più bello del mondo" è anche diventato un rischio mortale.