"Sono solamente un altro italiano che parla di calcio" ha detto. La verità è che Giovanni Barsotti ha trovato la chiave per avvicinare e far appassionare i giovani ragazzi al calcio con le sue parole. L'ha fatto con preparazione e curiosità. E' noto al grande pubblico per essere il bordocampista di DAZN: colui che, nel più freddo dei sabato sera o nel bollente pomeriggio di una domenica d'agosto, dà la possibilità agli spettatori di conoscere curiosità e aneddoti dalla sua postazione vicino alle panchine. Hanno fatto il giro dei social le sue interviste con Nico Paz e i racconti sulle storie dei giocatori del momento, delle tifoserie, delle città. Il suo storytelling è legato al lato romantico del pallone, quello più popolare. Questa capacità di raccontare storie e la sua versatilità lo hanno portato a spaziare oltre alla cronaca dal campo: collabora come talent con Cronache di Spogliatoio, partecipando al nuovo podcast "Le Foot Toujours", un format ibrido tra calcio e intrattenimento, che unisce analisi e ironia.
ESCLUSIVA
ESCLUSIVA – Barsotti: “Nico Paz è giusto che torni al Real. Sarri e Gasp i più difficili da intervistare”

Ai nostri microfoni ha fatto il punto della stagione in corso, ci ha regalato aneddoti e curiosità sul rapporto con calciatori e allenatori e ci ha spiegato le differenze tra il lavoro televisivo e il lavoro di podcasting.
L'analisi sulla stagione
—Giovanni, partiamo dall'attualità calcistica. Ci sono Bayern Monaco, Arsenal e PSG che sono in vetta al proprio campionato. Chi é la favorita per la Champions League? Oppure ti aspetti una quarta squadra che possa sorprendere?
"Mi aspetto una sorpresa oltre a Bayern, PSG e Arsenal. Il calcio moderno è talmente tanto atletico e intenso che la condizione fisica di una determinata settimana o di un mese può influenzare tanto. Un po' come l'anno scorso, mi aspetto una squadra che venga fuori come il PSG, che stava uscendo dal girone e si è qualificato in sordina. Mi aspetto che l'Arsenal vada fortissimo sulla Premier League, è troppi anni che non la vince ed è veramente l'anno buono. Questo gli toglierà tante energie. Non mi convince il PSG, non credo abbia la forza per fare la doppietta e sta avendo tanti infortuni. Ho qualche dubbio anche sul Bayern, mentre le spagnole possono arrivare lanciate. Il Real, nonostante abbia delle difficoltà, può arrivare in fondo con il suo tradizionale cinismo. Il Barcellona ha Lamine Yamal, tutto può succedere. Occhio a non sottovalutare l'Inter, sta avendo tanti problemi negli scontri diretti ma in Europa diventa micidiale. In Serie A perde tanti big match perché le altre squadre la rispettano tanto e giocano basse. In Champions, a campo aperto, è una squadra strepitosa".
La Roma si trova nel gruppo in vetta alla classifica di Serie A, il Bologna continua a stupire. E' possibile credere allo scudetto visto il passo lento con cui si procede?
"Nonostante io sia un grande estimatore di Italiano e del Bologna, secondo me non è candidabile per lo scudetto. La Roma può crederci, ma sarebbe qualcosa di veramente straordinario. Mi sembra ancora un gradino sotto alle altre, nonostante Gasperini le stia dando una bella forma".
Capitolo doloroso, capitolo Italia. Qual è la chiave, a livello tattico, ambientale o mediatico, per i playoff di marzo?
"Purtroppo non ho la chiave per vincere i playoff di marzo (ride, ndr). Quantomeno, se c'è una chiave, non è una chiave tattica ma emotiva e mentale. A prescindere dagli avversari, continuerei sulla nostra idea. Non farei esperimenti, non cambierei molto. Lavorerei sulla convinzione e sulla serenità. Arrivati a questo punto, è una questione di braccino e psicosi. Punterei a confermare le poche idee buone che abbiamo. Sul lungo periodo, mi piacerebbe vedere un sistema più moderno e meno difensivista. Tornerei a puntare su giocatori qualitativi e esterni d'attacco, qualcuno forte nell'uno contro uno. Mi piacerebbe vederlo già a marzo, ma sarebbe follia ribaltare la squadra per i playoff".
Il rapporto con calciatori e allenatori
—Spostandoci sul lato umano del tuo lavoro, qual é il calciatore o allenatore, che hai potuto intervistare, con cui hai stretto più legame? Qual é stato invece uno dei più complessi a cui fare domande?
"E' normale legare con qualcuno in particolare quando fai le interviste. Non bisogna immaginare grandi rapporti, però può capitare. Io ho legato molto con Danilo, soprattutto per il suo spessore umano. Dovevamo fare un'intervista che esplorava la cultura del giocatore, fu molto disponibile e coinvolto. Gli altri sono sicuramente Vlahovic e Locatelli, con cui ho fatto un'intervista per un format che si chiamava "Piedi per terra". Le interviste, quelle non programmate per una partita ma in un giorno normale, aiutano a conoscersi molto di più. E' molto difficile intervistare Sarri, bisogna essere molto tecnici. A volte risponde molto velocemente e ti potrebbe prendere in contropiede. Con Gasperini non puoi sbagliare la domanda, altrimenti rischi che ti risponda in maniera poco carina. Tra i calciatori, Handanovic aveva la fama di essere uno non facile da intervistare, questo mi mise un po' di pressione. Chi mi rispose peggio una volta fu Perisic".
Sui social, spesso ti vediamo nelle foto con Nico Paz durante le interviste post partita. Per il suo futuro, Como, Real Madrid o un'altra squadra?
"Nico Paz ci dobbiamo rassegnare al fatto che torni al Real Madrid. E' giusto così, è il suo livello. E' destinato a una carriera da alta Champions League".

Hai avuto la fortuna di girare e vedere una moltitudine di stadi. A questo punto della tua carriera, qual è lo stadio e la tifoseria che ti hanno sorpreso?
"Sicuramente la Salernitana, ho avuto un amore per la città e la tifoseria di Salerno. Sono stato nella curva del Real Madrid, quella dietro la porta dove sono vestiti tutti di bianco. Ho scoperto che non sono ultras come li intendiamo in Italia, ma persone educatissime e civili che si divertono. Sono stato lì in mezzo fin quando non sono stato allontanato dalla Polizia (ride, ndr), perchè ci sono degli accordi per poter stare lì".
Padova e l'esperienza da podcaster di Giovanni Barsotti
—Il Padova, la città dove sei nato, sta vivendo un particolare momento societario. Si parla di cambi ai vertici e vendite. Tra quanto tempo ci sarà la possibilità di rivedere la squadra biancorossa in Serie A?
"Il Padova è un mistero. Non va in Serie A da trent'anni e non ha una storia troppo importante a livello calcistico. Mi fa sorridere perché dico sempre che è una città molto sottovalutata, soprattutto a livello geografico. Si trova tra Venezia e Verona, ma è una città molto importante in campo medico e a livello di intrattenimento. Con Bologna è il polo strategico del nord-est italiano, sarebbe importante anche da questo punto di vista riavere la piazza in Serie A. Purtroppo è stata completamente maltrattata negli ultimi anni, fatta eccezione per la gestione Cestaro intorno al 2010. Oltre alle questioni societarie, c'è il tema dello stadio che è molto controproducente. Per logistica, manutenzione e ristrutturazione, da padovano e da giornalista, devo dire che è lo stadio peggiore d'Italia".

Sei tra i protagonisti di “Le Foot Toujours”, la nuova trasmissione di Cronache di Spogliatoio. Qual è la differenza, nel tuo lavoro e nella tua preparazione, tra un intrattenimento più “classico” e uno più innovativo?
"Secondo me, la differenza tra 'podcasting' e televisione sta soprattutto nei tempi. Il podcast è più leggero, ma anche più lungo. Ha un tempo orientato a creare contenuto, che ti faccia fare delle clip. Tu sai quando sta per arrivare il momento e hai uno o due minuti in cui andare al punto. La televisione ha un ritmo diverso, è più veloce e solitamente meno d'approfondimento. Oltre ovviamente al tono e al linguaggio, che in un podcast può essere più libero rispetto alla televisione".
In chiusura, una provocazione calcistica che credi possibile da qui a giugno?
"Fino a un paio di settimane fa avrei detto che Bartesaghi prendeva il posto da titolare a Estupiñán, ma mi sembra che dopo l'errore di Parma stia già succedendo".
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