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Nel calcio le favole esistono ancora. E una delle più sorprendenti arriva dal cuore dei Caraibi: un’isola di appena 444 chilometri quadrati, con poco più di 155.000 abitanti, che sta sfidando la logica e la geografia per inseguire un sogno chiamato Coppa del Mondo 2026. Curaçao, paradiso tropicale noto più per le sue spiagge che per i suoi stadi, è a un passo dal trasformarsi nella più inattesa protagonista del calcio internazionale. E lo sta facendo con una squadra che ha dell’incredibile: tutti i convocati per le prossime sfide decisive sono nati in Europa.
Una storia che va oltre il campo e affonda le sue radici nella complessa identità dell’isola, un tempo parte delle Antille Olandesi e oggi paese autonomo all’interno del Regno dei Paesi Bassi. Un’eredità che permette ai suoi cittadini di avere passaporto olandese e diritti europei, e che ha creato un legame profondo con la diaspora sportiva sparsa nei Paesi Bassi continentali. È da lì che arriva, infatti, ogni singolo giocatore scelto dal commissario tecnico Dick Advocaat.
Il paradosso di questa nazionale è evidente: nessuno dei 24 convocati è nato a Curaçao, ma tutti hanno radici familiari sull’isola. Amsterdam, Rotterdam, Groningen, Haarlem, Kerkrade: sono queste le città che compongono la carta d’identità calcistica di una selezione che parla olandese ma sogna caraibico.
L’unica eccezione possibile era Tahith Chong, nato a Willemstad, ma il centrocampista dello Sheffield United è stato costretto a dare forfait perché non in perfette condizioni. L’elenco dei convocati è una geografia del calcio neerlandese: Eloy Room da Nimega, Tyrese Noslin da Amsterdam, Jürgen Locadia da Emmen, i fratelli Bacuna da Groningen, Obispo da Boxtel, Kastaneer e Floranus da Rotterdam. Tutti cresciuti in Europa, ma con un legame familiare che li riporta verso sud, verso Curaçao.
La roboante vittoria per 7-0 contro le Bermuda ha lanciato Curaçao in vetta al Gruppo B delle qualificazioni CONCACAF, con 11 punti, uno in più della Giamaica. Ora basta un’ultima partita, un ultimo sforzo, per riscrivere la storia. Se l’impresa dovesse riuscire, l’isola diventerebbe il paese più piccolo di sempre a qualificarsi a un Mondiale, superando Capo Verde per superficie e l’Islanda per popolazione.
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