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“Non ho visto neanche una partita. Questo Mondiale per club l’ho trovato una buffonata”: non ci va per il sottile Giuseppe Rossi, ex attaccante della Nazionale italiana oggi vicepresidente dei New York Cosmos. Da Teaneck, nel New Jersey, dove è cresciuto e dove è tornato a vivere dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Pepito ha detto la sua sulla nuova competizione FIFA appena conclusasi in territorio statunitense.
Con 30 presenze e 7 gol in azzurro, Rossi è sempre stato orgoglioso della sua doppia identità italoamericana. Ma il nuovo format a 32 squadre, fortemente voluto dalla FIFA, non lo convince affatto. “Vogliono americanizzare il calcio – ha dichiarato ai microfoni di ANSA – ma il calcio non è americano né europeo: è mondiale”. Secondo l’ex attaccante, il problema principale è lo spostamento del focus: “Al centro c’è lo show, non i giocatori. E senza gli attori, il film non funziona”.
Rossi evidenzia diversi aspetti critici: un calendario congestionato, partite giocate in condizioni climatiche estreme (“giocare la finale sulla East Coast a metà luglio è un’assurdità: sapete che umidità c’è qui?”), interruzioni dovute al maltempo. Tutti elementi che, secondo lui, rischiano di snaturare la competizione e rendere il torneo poco credibile.
Nonostante le critiche, nel torneo c’è un elemento positivo che Rossi salva: “Questo Mondiale ha almeno attivato l’interesse del pubblico americano per il calcio. Ed è una cosa buona”. Ora l’ex attaccante si augura che questa edizione possa servire da lezione in vista dell’evento più atteso: il Mondiale 2026, che si giocherà tra Stati Uniti, Canada e Messico. “Spero che da questa esperienza si capisca cosa funziona e cosa no. Il calcio merita rispetto, non solo intrattenimento”, ha concluso l'ex campione azzurro.
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