Il personaggio

Ancelotti, la carriera di uno dei più grandi allenatori di sempre

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Nelle ultime ore ha rifiutato il Brasile, ma poco cambia. Il tecnico è, senza mezzi termini, un fuoriclasse. Riviviamo insieme il suo lungo viaggio.
Alessandro Savoldi

In queste ore si discute tanto del futuro di Carlo Ancelotti. Il tecnico emiliano avrebbe rifiutato il Brasile, ma la sua carriera resta una delle più vincenti della storia del calcio mondiale. Riviviamola insieme, tra un trionfo e l'altro, sempre con l'iconico sopracciglio alzato.

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La carriera da calciatore

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Ancelotti nasce a Reggiolo, in Emilia-Romagna, nel 1959. Sin da subito mostra un grande talento come calciatore, passando al Parma, dove esordisce in prima squadra in Serie C. Centrocampista moderno, completo e in grado di fare bene entrambe le fasi, nel 1979 viene notato dalla Roma. Nei giallorossi sarà grande protagonista, conquistando quattro Coppe Italia e, soprattutto, lo scudetto del 1983. Dopo diversi anni ancora nella Capitale, dove diventerà anche capitano, nel 1987 passa al Milan, fortemente voluto da Sacchi. Con i rossoneri faticherà dal punto di vista fisico a causa dei problemi al ginocchio, ma anche qui sarà pedina importante nei trionfi europei della squadra di Berlusconi. Vincerà due Champions League consecutive, due Supercoppa Uefa e due Intercontinentali, tutte tra il 1989 e il 1990. Chiuderà in bellezza con lo scudetto del 1992, conquistato sotto nella gestione Capello.

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Carlo Ancelotti ai tempi della Roma dello Scudetto

Il passaggio in panchina e gli esordi con Reggiana e Parma

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Una volta abbandonato il terreno di gioco, Ancelotti si sposta di qualche metro, diventando il vice-allenatore della Nazionale Italiana. Un ruolo in cui, ancora una volta, è Sacchi a volerlo fortemente, diventato Ct proprio pochi mesi prima del ritiro di Carletto. Sacchi è soltanto uno dei grandi allenatori incontrati in carriera dall’attuale tecnico del Real Madrid: con lui ci sono Liedholm, Eriksson, Capello e Bearzot. Dopo tre anni di apprendistato come vice, Ancelotti decide di intraprendere la carriera come primo allenatore. Lo fa partendo da casa sua, alla Reggiana. La scommessa dei granata è vincente: al primo anno in panchina ecco il primo successo, la promozione in Serie A.

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Ancelotti a Parma (Foto di Uk Allsport)

La proprietà del Parma, la famiglia Tanzi, decide quindi di puntare su Ancelotti per sostituire un monumento della storia gialloblu come Nevio Scala. I crociati in quel periodo erano una delle big del calcio italiano e il tecnico di Reggiolo non delude le aspettative. Al primo anno chiude al secondo posto in Serie A, miglior risultato della storia del club. La seconda stagione è più complessa, con il Parma che arriva sesto, non riuscendo mai a trovare la giusta quadra per ambire alle posizioni di vertice. A fine anno Ancelotti viene esonerato, a causa dei rapporti difficili con la dirigenza. Su di lui, però, dopo qualche mese di pausa, c’è già la Juventus.

Il triennio alla Juventus di Ancelotti

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Ancelotti viene ingaggiato alla Juventus a febbraio del 1998, per sostituire un Lippi ormai sfiduciato dopo il ciclo culminato nella conquista della Champions League 1996 e nelle due finali perse successive. Se in Serie A non riuscirà a risollevare le sorti di una squadra destinata alla zona Coppa Uefa, in Champions il percorso si fermerà soltanto in semifinale. Contro il Manchester United, dopo l’1-1 di Old Trafford, la Juventus guida per 2-0 all’11’ al ritorno. La rimonta dei Red Devils però è una doccia gelata: all’83’ Andy Cole sigla il gol del 2-3 ed elimina la Vecchia Signora.

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Nel 99/00 vince la Coppa Intertoto, primo trofeo da allenatore, concludendo poi il campionato secondo, sotto la pioggia torrenziale di Perugia. Nel 00/01 un altro secondo posto in Serie A e un cammino europeo concluso anzitempo spinge la dirigenza bianconera a esonerare Ancelotti. A questo punto, al tecnico reggiano, giovane ma non più alle prime armi, inizia a incollarsi la nomea di allenatore poco vincente. Nonostante questo punta su di lui il Milan di Silvio Berlusconi.

Il ciclo al Milan e la Champions League del 2003

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Il Milan era reduce da due stagioni deludenti dopo lo scudetto del 1999. In particolare, la stagione 00/01, chiusa al sesto posto, è inaccettabile per la dirigenza. Arriva dunque Fatih Terim, esonerato però dopo solo dieci giornate per i risultati altalenanti e il gioco poco convincente espresso. Risultati non giustificati dal mercato estivo di Berlusconi: sono infatti arrivati Inzaghi, Pirlo e Rui Costa. Ancelotti subentra a novembre. Porta la squadra al quarto posto e alla qualificazione in Champions League. Nella stagione 02/03 arriva la consacrazione per il tecnico emiliano. In Serie A la squadra è lontana dalla Juventus sin dalle prime battute, con risultati altalenanti che la estromettono dalla lotta per il titolo.

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La concentrazione è dunque tutta sulla Champions League e sulla Coppa Italia. Se la seconda viene conquistata in relativa scioltezza dopo un percorso agevole, battendo la Roma in finale con il complessivo di 6-3, il percorso europeo è poco adatto ai deboli di cuore. Raggiunti i quarti di finale, il Milan si trova di fronte l’Ajax: dopo lo 0-0 in Olanda dell’andata, al ritorno, al 78’, Pienaar segna il 2-2 a San Siro. Un risultato che, a causa della regola del doppio gol in trasferta, eliminerebbe i rossoneri. L’uomo della Provvidenza è Filippo Inzaghi: su una palla della disperazione buttata in area, Inzaghi anticipa l’uscita del portiere e trova il 3-2 nel recupero.

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Ancelotti e Maldini con la Champions vinta nel 2003. (Foto di Giuseppe Cacace/Getty Images)

Il Milan è in semifinale, dove affronterà l’Inter. Il primo Euroderby della storia milanese è deciso da un gol di Shevchenko: dopo lo 0-0 dell’andata in casa dei rossoneri, al ritorno il gol dell’ucraino apre le danze. Basterà, grazie a un Abbiati para tutto che inchioderà il risultato sull’1-1, dopo la rete nel finale di Martins. Per la regola dei gol in trasferta il Diavolo è in finale. A Manchester l'atto conclusivo, contro un’altra italiana, la Juventus. Dopo uno 0-0 che porta la firma di Buffon miracoloso a più riprese nei 120 minuti, il rigore di Shevchenko regalerà ai rossoneri un sogno nel Teatro dei Sogni, Old Trafford: la sesta Coppa dei Campioni, il primo grande trofeo in carriera di Ancelotti.

Istanbul e Atene: la chiusura in rossonero

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Le annate successive sono la conferma di quanto visto nei primi anni della sua carriera: Ancelotti è un top allenatore. Lo dimostrano lo scudetto del 2004, il grande percorso europeo del 2005 conclusosi con la maledetta notte di Istanbul e la capacità di rialzarsi nella finale di Atene 2007, con la settima Champions League della storia del Milan e la seconda personale. Carletto lascia i rossoneri nell’estate del 2009, dopo aver vinto una Serie A, una Coppa Italia, due Champions League, una Supercoppa italiana, due Supercoppe Uefa e una Coppa del mondo per club. Un palmares notevole, in quello che è stato uno dei cicli più vincenti della storia del calcio italiano. Dopo 14 stagioni in Italia, Ancelotti decide di cambiare aria: si sposta oltremanica, alla corte di Roman Abramovich. È il nuovo allenatore del Chelsea.

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I quattro anni di Ancelotti tra Chelsea e Psg

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Con i Blues, ai quali era stato accostato per tutta la stagione precedente, Ancelotti non delude. Primo tentativo, prima Premier League, il secondo campionato vinto in carriera da allenatore. In Champions League soltanto una grande Inter fermerà il cammino dei londinesi ai quarti di finale. Più deludente il secondo anno, stagione 10/11, che si chiude con un secondo posto e nessun trofeo.

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Esonerato a fine stagione, a gennaio cambia ancora paese, questa volta spostandosi all’ombra della Tour Eiffel. Il Psg, nuova big del calcio europeo grazie ai petroldollari, punta su di lui. La prima stagione è da dimenticare: al momento del'arrivo di Ancelotti i parigini sono primi, ma subiscono la rimonta del Montpellier nel girone di ritorno. Una delusione cancellata nell’annata 12/13, quando la squadra porta a casa la prima Ligue 1 dopo quasi vent’anni. Il quadriennio anglo-francese si chiude quindi con una Premier League, una Ligue 1, una Coppa d’Inghilterra e un Community Shield.

La prima esperienza al Real Madrid

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Nell’estate 2013 Ancelotti cambia ancora, destinazione? Il club più importante della storia del calcio mondiale, il Real Madrid. Florentino Perez, scottato dalla mancata vittoria della Champions League nella gestione Mourinho, punta su un allenatore che ha fatto della Champions il proprio giardino di casa. E i risultati gli danno ragione. In finale, all’Estadio da Luz di Lisbona, il Real Madrid trema per più di un’ora dopo il gol di Godin, ma alla fine pareggia nel recupero con Ramos e batte l’Atletico Madrid, dilagando per 4-1 nei supplementari. Si tratta della terza Champions League vinta da Ancelotti in carriera, la prima per il Real dopo 12 anni, ma, soprattutto, la Decima. Tanto agognata, su di essa la firma di Ancelotti è indelebile.

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Il secondo anno in Spagna è meno trionfale, i 92 punti fatti registrare in campionato non bastano per conquistare La Liga, che è appannaggio del Barcellona, in grado di completare il triplete. In Champions League il cammino si ferma in semifinale, contro la Juventus. La vittoria in Supercoppa Uefa e nella Coppa intercontinentale non sono sufficienti per salvare la panchina: l’esperienza alle Merengues di Ancelotti si chiude dopo 2 stagioni.

Bayern Monaco, Napoli, Everton: tre panchine complicate

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Segue un periodo difficile: dopo un anno sabbatico, Ancelotti torna in panchina al Bayern Monaco. In Baviera conquista agevolmente la Bundesliga 16/17, prima di essere esonerato dopo poche partite nella stagione successiva a causa di un avvio poco convincente. Ci sono quindi le due esperienze con Napoli ed Everton in cui Ancelotti non riesce a ripetere i grandi risultati che hanno caratterizzato la sua carriera. Con gli azzurri fatica a rapportarsi con la dirigenza e la piazza, con le Toffees non dispone di un organico adeguato per competere con le big del calcio inglese. Nell’estate 2021 lascia quindi l’Everton, su di lui, però, torna con forza Florentino Perez, per affidargli la panchina del Real Madrid.

Ancelotti torna al Real: il record di Champions vinte e la Liga che mancava

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La seconda esperienza al Real, iniziata nel 2021 e ancora in corso, è la perfetta chiusura di un cerchio. Al primo anno, nella stagione 21/22, Ancelotti conquista l’unico campionato dei top five che gli mancava, La Liga, ma soprattutto vince l’ennesima Champions League, battendo il Liverpool. Nel 2024, ancora, il Real si laurea campione di Spagna e campione d’Europa, ai danni questa volta del Borussia Dortmund. Con i due trionfi Ancelotti diventa recordman assoluto di Champions League vinte, 5, oltre ad essere l’unico ad aver vinto tutti e cinque i campionati europei di prima fascia. Tra gli altri record troviamo: allenatore più vincente della storia del Real Madrid, allenatore con più vittorie nei top 5 campionati europei, allenatore con più panchine in Champions League. E potremmo andare avanti ancora a lungo.

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La carriera di Ancelotti, caratterizzata dall’enorme capacità di gestire gruppi di campioni e dare motivazioni a tutti i membri della rosa, è una storia incredibile. Una serie di trionfi, ma anche di sconfitte, alle quali Carletto ha sempre dato la giusta risposta, campione di stile e di professionalità. Poco importa se nel destino del tecnico reggiano non ci sarà il Brasile, non gli serviranno certo i Verdeoro per confermarsi come uno dei più grandi di sempre.