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Tiberio Ancora lascia il Napoli e ritorna a Lecce. Non è una notizia casuale. Perché? Perché una squadra di calcio non è formata soltanto dagli undici titolari più le riserve. Quando si vince, quando c'è la premiazione dopo un campionato, si elencano tutte le persone che lavorano nella società. Dalla segreteria al magazziniere, dal giardiniere al capitano. La barca è una e tutti insieme devono remare verso un unico verso affinché si possa vincere.
Nello staff della squadra Campione d'Italia ha fatto parte fino a poche settimane fa Tiberio Ancora, personal trainer dei calciatori. Con fiducia, Tiberio Ancora ha raccontato al telefono la stagione appena conclusa, il lavoro quotidiano nello spogliatoio e la scelta di non trasferirsi definitivamente a Napoli per preservare il suo progetto a Lecce. Il personal trainer si racconta in esclusiva a DerbyDerbyDerby. Nel racconto si sono intrecciati dati, aneddoti e scelte di vita; ogni paragrafo, è uno spaccato di una stagione vincente, a cui si è arrivato con la cultura del lavoro e del sacrificio. Conte ed Ancora, entrambi salentini, si sono incrociati una sola volta in campo da avversari quando il primo era all'ultima stagione con il Lecce, ed il secondo giocava a Messina. Era la metà degli anni novanta. Si sono sempre frequentati da lontano, fino al primo lavoro insieme a Bari.
La vittoria non è arrivata per caso: è nata da umiltà, lavoro costante e dalla convinzione costruita giorno dopo giorno. "Sicuramente è stata un'esperienza indimenticabile"; Ancora ha ricordato come si sia partiti "Con un profilo molto basso, perché sapevamo che venivamo da un decimo posto l'anno precedente, ed era una squadra e un ambiente da rifondare". Ha ammesso che c’era "l'ambizione di fare bene" ma anche "la consapevolezza che, con il lavoro, si poteva raggiungere qualcosa di importante. Ancora, ha spiegato che la certezza è arrivata dal ruolo del tecnico: "Però dalla nostra avevamo la garanzia di essere guidati da un grande allenatore come Conte". Alla fine, l'impegno ha premiato: "Impossibile asserire che lo scudetto l'ha perso l'Inter. Siamo stati in testa per... Quante settimane? Più di venti... Abbiamo strameritato di vincere il campionato".
Il clima che si è creato nello staff si è retto su regole chiare: rispetto, disciplina e un profilo condiviso. Ancora ha raccontato che con Antonio Conte: "Si è sempre creato un ambiente uguale ovunque siamo andati, in qualunque squadra... Massimo rispetto, massima complicità, l'equilibrio, il rispetto dei ruoli, sempre" e ha ricordato che "tutti quelli che fanno parte della squadra, hanno un profilo tutto uguale, altrimenti non puoi stare con Conte". Ha precisato che l’esempio veniva dall’alto: "L'educazione, il rispetto, viene imposto da chi dà l'esempio", e che chi non si conformava finiva per "farsi fuori da solo". Ancora e Conte hanno lavorato insieme in Italia ed in Inghilterra, compresa la nazionale italiana nel 2014.
La forza della squadra è stata nella disponibilità dei singoli a sacrificarsi per il progetto collettivo. Ancora ha sottolineato che: "I ragazzi sono stati veramente encomiabili, perché non hanno mai, e ti dico mai, detto una parola fuori posto, ma si sono sempre sposati al servizio della causa"; ha osservato, inoltre, che attraverso questo impegno: "Hanno anche preso consapevolezza e visione che quello che stavamo facendo tutti, dal primo all'ultimo, potrebbe essere la strada giusta". Infatti: "i risultati gli danno ragione".
Quando ha parlato dei problemi fisici, Ancora ha messo in fila i fatti con concretezza, distinguendo tra percezione pubblica e numeri reali. "Il periodotra gennaio e febbraio non è stato positivo, abbiamo rallentato e perso qualche punto per strada". Grandi infortuni non ce ne sono stati, soprattutto continuativi: "C'è stato un picco nell'anno nuovo" ma, come evidenziano i numeri: "La nostra squadra è stata tra quelle che ne ha avuti di meno, tra le prime quattro o cinque di meno» e ha insistito: «Ci sono delle statistiche inconfutabili dove dice che il Napoli è una delle squadre che ha subito meno infortuni di tutte le altre".
Ma, che lavoro fa Tiberio Ancora? "Ci tengo a precisare, non sono un nutrizionista!". Il suo lavoro all'ombra del Vesuvio, si è basato su parametri precisi e su un’applicazione pratica che doveva restare semplice per essere efficace. Ancora ha spiegato che "I miei riferimenti passavano da un ricondizionamento totale: dalla forza, dall'agilità, la coordinazione, l'esplosività, dall'alimentazione, l'integrazione" e che si basa su un protocollo personale, ma soprattutto funzionale e funzionante: "Percentuali di massa magra, massa grassa, idratazione, la frequenza cardiaca, l'ossigenazione, l'agilità, la coordinazione, l'esplosività" — e di usarli per mantenere l'atleta "dentro questi range". Ha ammesso la riservatezza sui numeri: "Non dirò mai chi sta in quelle percentuali, ma chi sta in quelle percentuali ha reso al massimo", e ha ribadito la propria responsabilità: "Io ci metto la faccia sempre in tutto quello che dico e quello che faccio".
La diffusione del suo approccio non si è avuta per mere dichiarazioni, ma attraverso il confronto e i risultati visibili sul campo. Ancora ha ricordato di aver parlato: "In nazionale… A 200-300 persone in federazione, preparatori, presidenti… Spiegavo la mia visione. Queste persone tuttora sono grate e convinte del mio metodo. Mi ritengo un pioniere: questo ruolo è nuovo nel calcio, ed io sono il primo ad averlo introdotto".
Di fronte a un’offerta che richiedeva una presenza fissa, la valutazione è stata pratica e personale: non si è trattato solo di soldi, ma di responsabilità verso uno studio costruito nel tempo. Ancora ha spiegato che "La societàmi ha presentato un contratto dove volevano che io stessi fisso a Napoli; per me non era possibile rimanere fisso con uno studio che ho a Lecce dove ho tanti appuntamenti al giorno e uno studio con otto collaboratori". Ha sottolineato il carico quotidiano: "Faccio 80 appuntamenti al giorno… Il mio studio è la mia vita, è la mia prima certezza: non me lo tocca nessuno". Ha confessato che non è stata una decisione semplice: "È stata una decisione dura… Bisogna avere due coglioni guadati, prendersi delle responsabilità, e quindi ho deciso così".
Il suo lavoro è stato fondamentale per la squadra - e anche per la città - affinché si raggiungesse il quarto scudetto. Tiberio Ancora è un libero professionista che porta Napoli nel cuore a margine di una esperienza meravigliosa. Non ha rancore - tiene a sottolineare - verso nessuno dei dipendenti della società. Tutti, staff medico e staff tecnico, hanno accolto benissimo la persona ed il suo lavoro: "E' stato un bellissimo ambiente in cui lavorare, sono stato molto bene e, ripeto, lasciarlo non è stato facile". Tiberio Ancora, nella sua carriera da calciatore è stato un terzino destro, ed ha vestito le maglie di Messina, Casertana e tante squadre pugliesi come Nardò, Brindisi e Martinafranca.
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