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C’è chi prima di un derby si studia le statistiche, chi è ossessionato dai precedenti, chi si affida a portafortuna e riti scaramantici. Ma anche l’occhio vuole la sua parte, e nel caso di Bologna-Parma quella delle maglie è una parte da protagoniste.
Il derby emiliano ha un’estetica ben precisa, che parla di orgoglio regionale, colpi di classe e nostalgia, tra croci, strisce rossoblù e sponsor anni ‘90. In vista della sfida di Coppa Italia di giovedì 4 dicembre, abbiamo aperto questo vasto archivio emozionale e selezionato le 10 maglie più belle dei derby del passato. Spoiler: sì, domina il Parma. Ma, parlando di divise, non si può dire che sia davvero una sorpresa.
Fresca di stampa e forte del carisma della coccarda tricolore cucita sul petto. È la maglia dei campioni in carica, una squadra tenace, spina nel fianco delle big, e ancora capace di sollevare trofei e far godere la sua gente. Forse non è ancora un cult, ma di certo c’è del potenziale.
Il gialloblù del club interpretato in un formato alternativo, ispirato dal mood da fine millennio in cui tutto sembrava proiettarsi verso il futuro. I patiti di streetwear, oggi, direbbero che questa maglia è “bold”. All’epoca, la si definiva semplicemente bellissima.
Pulita, elegante, minimal. La classica “away” in bianco, che ha come punto di forza proprio la sua semplicità. È la risposta chiara del Bologna alle maglie spettacolari della rivale in quegli anni, la divisa di chi vuole dimostrare di avere i piedi ben saldi per terra, soprattutto nei giorni di derby.
Thomas Locatelli e Massimo Tarantino indossano la Maglia Away Bologna 2000/2001 +IMMAGINE DIGITALE+ Crediti obbligatori: Grazia Neri/ALLSPORT
Un omaggio alle origini, disegnata con cura e nostalgia. La maglia celebrativa della Parmense è l’equivalente di un 45 giri sotto la puntina del giradischi. Indossata dalla squadra in occasione dell’ultima partita del 2019, è una gioia per gli occhi. Ducali e non.
Strisce perfette, estetica anni ’90 al suo apice. Perfetta definizione di “classico rossoblù”, è una maglia che sembra uscita da un VHS di quegli anni, quelli dell’incredibile cavalcata in Coppa UEFA e della sofferta cessione di Baggio, di Lucio Dalla e Beppe Signori.
Giuseppe Signori in azione con la maglia Home del Bologna 1998/99. Crediti obbligatori: Claudio Villa /Allsport
Le divise dei portieri, soprattutto di quel periodo storico, meriterebbero una classifica a sé. Geometrie, colori e pattern da videogioco in 16 bit, pensata per farsi notare anche da Marte, Gianluigi Buffon ci ballava dentro, ma era già chiaro che – sia la maglia che il portiere – avrebbe fatto la storia.
Quello dei 100 è un compleanno importante, e va festeggiato in grande stile. Per l’occasione, il Bologna veste una maglia che sembra uscita direttamente dagli archivi storici: sobria, elegante, molto British. La dimostrazione che a volte non serve esagerare, per farsi notare.
Una stagione decisamente fortunata per i guardaroba emiliani. E il Parma, in quegli anni, aveva così tante maglie iconiche che è impossibile escluderne qualcuna dalla classifica. Alternativa, divertente e, come spesso accade, più trasgressiva delle prime due, la terza del 1998/99 è il gioiellino che ogni collezionista desidera.
Un ritorno alla maglia crociata: pulita, moderna, geometrica. Lo stile è minimal, ma non per questo meno d’impatto: il Parma non sta vivendo un periodo semplice, e forse è proprio questa la motivazione dietro al look più sobrio. Ma, come si dice, lo stile non va a pile, e la divisa 2004/2005 ne è la dimostrazione.
La gialloblù definitiva, la prima che viene in mente a ogni Millennial quando chiude gli occhi e pensa al Parma. È la maglia che racchiude un intero immaginario: campioni, trofei, e un’idea di calcio che oggi è praticamente impossibile da replicare. Non è solo bella, è leggendaria.
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