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Domenica 23 novembre, ore 15.00. Allo Stadio Giovanni Zini va in scena la 12^ giornata di Serie A: Cremonese-Roma. Una sfida che, sul campo, potrebbe sembrare sbilanciata: esperienza, storia e grandi campioni da una parte; tenacia, compattezza e attitudine da underdog dall’altra. Ma a tavola, spesso, i pronostici possono saltare.
Lì non ci sono Svilar o Vardy, né Terracciano o Dybala. A giocare saranno i piatti simbolo delle due città, e in cucina, come in ogni domenica che si rispetti, è tutto pronto per il fischio d’inizio.
La Cremonese parte con un solido 3-5-2, fatto di tradizioni lombarde e sapori di pianura. In difesa si piazza il salame cremonese, stagionato, affidabile e pronto a reggere ogni incursione avversaria. Il centrocampo è affidato alle geometrie dei marubini in tre brodi, la tipica pasta ripiena, servita con brodo di manzo, maiale e gallina e una leggera nevicata di Grana Padano DOP.
Sulle fasce, spingono i bolliti misti accompagnati dalla salsa verde, pronti a creare superiorità numerica, mentre in attacco c’è un duo ben rodato: la mostarda cremonese, dolce-piccante e imprevedibile, e il Gran Bollito, un piatto che non tradisce mai nelle partite pesanti. Difende la porta il più famoso della formazione: il torroncino di Cremona, il terrore di ogni dentista e di qualsiasi dietologo, capace di respingere ogni tentativo avversario ed esempio perfetto di quanto si possa essere duri, ma allo stesso tempo dolci.
Quella grigiorossa è una cucina dall’eleganza padana, forse non immediata ma sicuramente profonda, tecnica e mai scontata.
Alla ruvida raffinatezza dei rivali, i giallorossi rispondono con un 3-4-2-1 di sostanza, schierando in difesa i suoi due pilastri: l’amatriciana e la carbonara, due piatti robusti, appaganti, che non sbagliano mai una marcatura. A dare equilibrio a centrocampo ci pensa la gricia, forse meno appariscente, ma lo stesso infallibile nella regia del gioco.
Sulle fasce, corrono i carciofi alla giudia, delizia di ogni osteria romana, saporiti, croccanti e imprevedibili. In attacco si piazza la coda alla vaccinara, un bomber micidiale e senza fronzoli, capace di decidere la partita con aromi e pazienza. Tra i pali, difende il risultato il maritozzo con panna, irresistibilmente soffice, una sicurezza nei minuti di recupero. La Roma è come la sua cucina tipica: generosa, potente, inconfondibile. Formata da piatti che non temono lo scontro fisico (né la bilancia).
Cremona punta sulla tecnica padana e su sapori delicati ma non per questo meno ricchi. La Roma, invece, risponde con una cucina decisa, che parla di rioni e osteria. È la sfida eterna tra piatti a lunga preparazione e piatti “de panza”. Difficile dire chi sia la favorita. Chi preferisce la ritualità del brodo e il comfort dei cibi invernali, direbbe che è la Cremonese. Chi invece ama i sapori decisi e ruspanti, non potrà che tifare giallorosso.
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