Per capire realmente la Roma bisogna parlare con chi la Roma la ha vissuta, sia da calciatore sia da dirigente, e soprattutto con chi vive la città. Alessio Scarchilli è per questo uno dei fortunati ad avere tutte queste tre caratteristiche insieme. Nato e cresciuto nella Capitale, vive il sogno di arrivare in prima squadra e di debuttare con i colori giallorossi addosso. Il tutto avviene con tecnici del calibro di Nils Liedholm e Carlo Mazzone, due allenatori simbolo della Roma e fondamentali per la crescita di Scarchilli.
LE DICHIARAZIONI
ESCLUSIVA – Scarchilli: “Roma, su Gasperini non avevo dubbi. Contro Fabregas sarà dura”

A DerbyDerbyDerby abbiamo avuto l'opportunità di intervistare l'ex centrocampista, passato anche per Lecce, Udinese, Sampdoria e Torino, per parlare della stagione della Roma. All'orizzonte si profilano due match delicati in campionato, contro Como e Juventus. Scarchilli ha quindi discusso dell'apporto di Gasperini alla squadra e di alcuni dei protagonisti in campo. Per concludere, non poteva mancare un viaggio nel passato, ricordando i tanti importanti allenatori avuti, e un salto in quello che Scarchilli spera possa essere il futuro.
Scarchilli: "Pochi dubbi su Gasperini. Con gli attaccanti serve pazienza"
—Prima di parlare dello stato di forma della Roma, volevo chiederti un giudizio generale sul lavoro di Gasperini. Da più parti è emerso un certo stupore vedendo la Roma subito così in alto. Ha sorpreso anche te questo inizio di stagione?
"Stupito no, anche perché essendo stato dentro la Roma fino al 2024 conosco molti giocatori e il loro potenziale. Come può succedere a chiunque a volte ha raccolto più di quanto meritasse, così come in altre occasioni non ha raccolto quanto meritasse. Su Gasperini io non avevo dubbi, pur portando un tipo di calcio diverso da quello precedente. Con lui serve una squadra pronta soprattutto dal punto di vista fisico e atletico. Ha fatto intravedere subito ottime cose, ma come ogni allenatore ha bisogno di tempo per imprimere a pieno il suo stile. Quello che però è fondamentale è quando si scende in campo la domenica: se fai quello che chiede l'allenatore e trovi riscontro, la partita dopo lo fai in maniera ancora più convinta.
Essere così in alto ora è importante per il futuro. Bisogna sempre convivere poi con infortuni, perdite di altro tipo e altro ancora. Aver totalizzato questi punti ora è stato molto importante. Ha margini di miglioramento senza dubbio. Le uniche cose che forse si possono rimproverare a Gasperini sono l'essersi concentrato fin da subito su alcuni giocatori, senza magari ruotare un pochino di più, e l'aver provato situazioni tattiche che non si assimilavano bene ad alcuni giocatori. Prendo come esempio il falso nove con Dybala e Baldanzi. Non è sembrato che avessero nelle loro caratteristiche quel ruolo".

Per quanto riguarda i problemi offensivi, 15 gol in 14 partite sono troppo pochi. A Dovbyk e Ferguson viene criticato soprattutto l'atteggiamento. Arrivati a dicembre è possibile aspettarsi un qualcosa in più da questo punto di vista? Sono gli attaccanti giusti per Gasperini o è necessario fare qualcosa a gennaio?
"Dovbyk piacerebbe vederlo in campo più partecipe o che chiede palla. È vero però che a volte non gli arrivano mai palloni. Quindi per me un po' è la squadra che deve fare di più per servirlo e un po' è lui che deve prendere maggiormente l'iniziativa. Ferguson invece è partito bene. Arrivava da un grave infortunio e prima di questo era uno dei prospetti più interessanti. Lui si muove un po' di più in campo e si fa dare più spesso palla. In entrambi i casi però serve che anche la squadra faccia qualcosina in più. È comunque sempre una rosa con diversi giocatori nuovi e con un allenatore nuovo, quindi serve pazienza".
Scarchilli: "Como e Juventus difficili, ma non impossibili"
—La Roma arriva da due sconfitte consecutive e in campionato arrivano due impegni molto delicati con Como e Juventus. Può rappresentare già uno spartiacque per la stagione giallorossa o è ancora troppo presto?
"Ero a Milano a vedere Inter-Como. La squadra di Fabregas è stata troppo sfrontata fin dall'inizio. Mi piace molto l'idea di gioco che ha il Como, ma in quell'occasione si è scoperto troppo fin da subito e infatti ha preso gol. Poi sono stati bravi ad andare all'intervallo sull'1-0, sono rientrati molto bene, ma un gol anche fortuito di Thuram li ha colpiti mentalmente. Da lì non hanno saputo reagire. Il Como è una squadra che va sempre a fare la partita, chiunque sia l'avversario. La Roma è più forte, ma non sarà affatto facile battere la squadra di Fabregas.
A Torino con la Juventus, per di più sotto Natale come ormai accade quasi ogni anno, sarà molto molto dura. È però una squadra in fase di rinnovamento. Non è più quella squadra contro cui sapevi quasi sicuramente di perdere. Non è più ingiocabile, ma ha valori forti. La Roma deve andare a Torino a fare una partita importante, altrimenti non esci con dei punti dallo Stadium".

Scarchilli: "Assenza di El Aynaoui? I casi di Milan e Napoli insegnano"
—Hai già evidenziato come Gasperini a centrocampo prediliga quasi sempre gli stessi. Uno degli acquisti più importanti di questa estate è stato El Aynaoui. Proprio ora che sembrava aver preso dimestichezza con la Serie A e con le idee di Gasperini deve partire per la Coppa d'Africa. Quanto può pesare la sua assenza? Può essere una grande opportunità per Pisilli?
"Sicuramente l'assenza di El Aynaoui toglie un'opzione importante a Gasperini. Peserà perché sta dimostrando qualità molto interessanti. Questo però permetterà appunto a Pisilli di potersi mettere in mostra. Si potrà così capire se è un giocatore adatto alla Roma di oggi. Bisogna però vedere dove lo vede l'allenatore. Ha una buona capacità di distribuzione palla, ma la sua caratteristica principale è quella di attaccare la porta: abbiamo visto in Under 21 che è anche bravo a segnare. In ogni caso è l'allenatore che in caso di assenze deve essere bravo a trovare il giusto sostituto.
Prendo l'esempio di Pulisic al Milan. Secondo me, il suo infortunio a inizio stagione ha dato l'opportunità ad Allegri di recuperare Leao. Senza quell'indisponibilità non sono così sicuro che il portoghese avrebbe trovato lo spazio che ha adesso con lo statunitense in campo. Altro caso simile al Napoli. Si fa male De Bruyne, Lang trova più spazio e dimostra di essere un gran giocatore. Neres la stessa cosa. Ma se oggi stessero tutti bene, non sono più sicuro che un De Bruyne o un Lukaku troverebbero spazio facilmente dall'inizio. Magari Gasperini, come soluzione, proverà Pisilli in un centrocampo a 3 già testato in alcune partite e con buoni esiti".

"Galeone il migliore dal punto di vista tattico. Mazzone un padre"
—In carriera hai avuto allenatori apprezzati prima di tutto come persone: Galeone, Mazzone, Boskov solo alcuni. Di chi hai un ricordo davvero speciale e chi è quello che ti ha aiutato di più a crescere come calciatore e come uomo?
"Non dimentichiamoci di Liedholm. La mia prima panchina in Serie A la feci con lui a 16 anni. Erano tutti allenatori di altri tempi. Liedholm era un visionario, Mazzone era una figura paterna per noi giovani, che ci faceva restare sempre con i piedi per terra. Ma di tutti ho un ricordo bellissimo. Ho avuto poi la fortuna di lavorare a stretto contatto con grandi allenatori alla Roma, vedi Spalletti o Garcia, grazie ai quali ho potuto aggiornarmi continuamente. Il calcio è in costante evoluzione, ma ci sono dei principi che non devono mai cambiare: passione, senso di responsabilità, professionalità, serietà, disciplina e ambizione sono colonne portanti e purtroppo oggi si vedono meno nel calcio. Spero si inverta la rotta, perché non mi piace la direzione che si sta prendendo.
Tornando agli allenatori, quello che si sposava meglio con le mie caratteristiche era Galeone. Ci divertivamo proprio con lui all'Udinese. Vincemmo il campionato di Serie B facilmente, ma ci trasformò. Ci disse: 'Io vi dico 2/3 cose e voi andate in Serie A da soli'. Dal punto di vista tecnico/tattico lui è stato il migliore. Un altro però molto importante per me è stato Cesar Menotti alla Sampdoria. Argentino, con una idea precisa di quello che voleva fare anche se purtroppo non funzionò. Ma davvero tutti mi hanno dato qualcosa. Se devo sceglierne uno anche dal punto di vista umano e per i principi trasmessi dico Mazzone, anche considerando l'età a cui lo ho avuto".

Hai lavorato alla Roma per sedici anni, fino a giugno 2024, prima come commentatore radiofonico e poi come collaboratore tecnico e scout. Quali sono i progetti per il futuro?
"Avendo lavorato con tanti Direttori Sportivi nell'area tecnica della prima squadra della Roma e nell'area scouting, mi sono occupato anche di mantenere i rapporti con ex giocatori della Roma in giro per il mondo per avere informazioni su un determinato calciatore di quella Nazione per esempio. Io ho il patentino da allenatore Uefa A e quello da Direttore Sportivo. Adesso sono in attesa di vedere se qualche società può essere interessata, appunto in ruoli diversi. Non vedo l'ora di poter trovare un club dove poter portare la mia passione, la mia professionalità e le mie competenze".
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