derbyderbyderby calcio italiano Lazio, da Castellanos a Guendouzi: l’etimologia dei cognomi della Serie A

Le etimologie nel calcio

Lazio, da Castellanos a Guendouzi: l’etimologia dei cognomi della Serie A

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Dietro ogni maglia dei giocatori biancocelesti non ci sono solo numeri, ruoli e statistiche: ci sono nomi che raccontano viaggi, popoli, simboli e antenati
Stefano Sorce
Stefano Sorce

C’è chi va allo stadio armato di statistiche, chi si innamora di un dribbling e chi discute per ore su moduli e schemi. Ma c’è un’altra Lazio, nascosta dietro le maglie e i tabelloni luminosi: quella fatta di nomi che diventano storie, di cognomi che sembrano piccole avventure. Perché una squadra non è solo corsa, pressing e gol; è anche un mosaico di origini, viaggi, antenati e significati che nessun VAR potrà mai fermare.

Tra provveditori friulani, guerrieri irlandesi finiti nel Sud Italia, custodi di castelli spagnoli, profeti greci, figli di Lazzaro e messaggeri di buone notizie yoruba, la Lazio è un romanzo che passa attraverso secoli, lingue e paesi lontani. C’è chi porta sulla schiena una roccia, chi un bosco di rovi, chi un vicino di casa e chi… una coscia d’agnello. E no, non è una metafora tattica.

Ogni cognome è una porta che si apre, un viaggio che parte da un campo di allenamento e finisce in un villaggio medievale, su una montagna berbera o tra le case colorate di Lagos. Basta leggerli con un po’ di curiosità: dietro 11 maglie della Lazio (e una panchina con sigaro virtuale) si nascondono storie che non hanno bisogno di gol per valere la pena di essere raccontate.

Lazio: tra cosce d’agnello, viandanti, vicini di casa e piccoli rovi: le radici sorprendenti dei nomi biancocelesti

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Samuel Gigot, nato ad Avignone il 12 ottobre 1993, porta un cognome dal significato curioso e profondamente legato alla lingua francese. Il cognome Gigot, infatti, deriva dal termine francese gigot, che indica la coscia, in particolare la coscia d’agnello, un taglio di carne ancora oggi molto comune nella gastronomia d’oltralpe. L’origine del cognome può avere due letture: la prima è quella di un soprannome fisico, attribuito in passato a qualcuno con cosce robuste o una corporatura marcata, come accadeva spesso nel Medioevo quando le caratteristiche evidenti di una persona diventavano il suo identificativo. La seconda interpretazione rimanda invece a un cognome professionale, probabilmente legato al mestiere di macellaio, cuoco o venditore di carne specializzato proprio in quel taglio. È un cognome tipico della Francia meridionale, perfettamente coerente con le origini provenzali del calciatore.

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Luca Pellegrini, nato a Roma il 7 marzo 1999, porta un cognome tra i più antichi e diffusi della tradizione italiana. Il cognome Pellegrini affonda infatti le sue radici nel Medioevo ed è legato alla parola latina peregrinus, che significa “forestiero”, “viandante”, “colui che viaggia verso un luogo sacro”. In origine indicava una persona che compiva un viaggio religioso, il classico pellegrinaggio, oppure qualcuno che veniva da lontano, senza radici stabili in un territorio. Con il tempo il termine, così carico di simbolismo spirituale, è diventato un cognome vero e proprio, spesso attribuito a famiglie che ospitavano pellegrini, a devoti che avevano compiuto un lungo cammino o a persone riconosciute come “straniere” all’interno di una comunità. È un cognome particolarmente diffuso in tutta Italia, soprattutto nel Centro-Nord, e porta con sé l’idea del viaggio, della ricerca e del movimento.

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Matias Vecino, nato a Canelones in Uruguay il 24 agosto 1991, porta un cognome che affonda le sue radici nella lingua spagnola e nel mondo quotidiano delle comunità antiche. Il cognome Vecino, infatti, deriva direttamente dal termine spagnolo vecino, che significa “vicino di casa”, “abitante del villaggio”, “membro della comunità”. In origine non indicava una parentela, ma uno status sociale: nel Medioevo iberico, essere riconosciuto come vecino significava appartenere ufficialmente alla comunità locale, avere diritti civici, possedere una casa o un terreno ed essere parte attiva della vita del villaggio. Per questo il cognome portava con sé un’idea molto precisa: quella di appartenenza alla comunità, di persona “del posto”, integrata e riconosciuta dagli altri abitanti. Non a caso è un cognome piuttosto diffuso nelle zone rurali della Spagna e, attraverso le migrazioni, ha raggiunto anche l’America Latina.

Nicolò Rovella, centrocampista della Lazio, nato a Segrate il 4 dicembre 2001, porta un cognome che affonda le sue origini nella lingua italiana rurale e nel rapporto con il mondo naturale. Il cognome Rovella, infatti, deriva molto probabilmente da rovo o rovere, termini legati ai cespugli spinosi o agli alberi di quercia che un tempo caratterizzavano vaste zone boschive del Nord Italia. L’aggiunta del suffisso -ella indica una forma diminutiva o affettiva: “Rovella” può quindi significare “piccolo rovo”, “piccolo boschetto di rovi” oppure, in alternativa, riferirsi ad una zona chiamata così in passato perché ricca di vegetazione spinosa. “Rovella” porta dunque con sé l’immagine di una natura selvatica e resistente, di un ambiente duro ma vitale, che nel tempo si è trasformato in un cognome dal suono dolce, ma dalle radici forti e profonde.

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Lazio: tra messaggeri di fortuna, guerrieri berberi e rocce mediterranee: quando il nome racconta il carattere

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Oluwafisayo Faruq Dele-Bashiru, nato a Lagos il 6 febbraio 2001, porta un cognome che racconta una storia profonda, intrecciata tra tradizione yoruba e cultura musulmana dell’Africa occidentale. Il suo cognome, Dele-Bashiru, è infatti composto da due elementi distinti, ognuno dei quali custodisce un significato preciso. La prima parte, “Dele”, proviene dalla lingua yoruba: unisce le parole dé (“arrivare”) e ilé (“casa”). Insieme formano un’idea calda e simbolica, quella di qualcuno che torna a casa, di un ritorno accolto come evento positivo, quasi una benedizione per la famiglia. La seconda parte del cognome, “Bashiru”, è invece di origine araba e significa “colui che porta buone notizie”. È un nome molto diffuso nelle famiglie musulmane della Nigeria e trasmette un senso di speranza, di annuncio felice, di messaggio beneaugurante. Messi insieme, questi due elementi creano un cognome dal significato potente: “colui che porta buone notizie alla casa”, oppure “il ritorno portatore di fortuna”.

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Matteo Guendouzi, leader a centrocampo della Lazio, nato a Poissy il 14 aprile 1999, porta un cognome che affonda le sue radici nella cultura amazigh (berbera) del Nord Africa, in particolare nell’area cabila dell’Algeria, da cui proviene la sua famiglia. Il cognome Guendouzi deriva molto probabilmente dalla parola berbera “Gendouzi / Gendouziw”, collegata all’idea di forza fisica, coraggio e resistenza. È un cognome tradizionalmente attribuito a famiglie conosciute per il carattere determinato, per il ruolo di protettori all’interno della tribù o per la loro capacità di affrontare situazioni difficili. In molte comunità cabilhe, il cognome aveva il compito di descrivere una qualità marcata della famiglia: nel caso dei Guendouzi, la radice richiama proprio l’immagine di una persona forte, energica, tenace, capace di imporsi con carattere e spirito combattivo.

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Pedro, idolo della tifoseria della Lazio, nato a Santa Cruz de Tenerife il 28 luglio 1987, porta un nome tra i più antichi e simbolici della tradizione linguistica mediterranea. “Pedro” è infatti la forma spagnola del nome Pietro, che deriva direttamente dal greco Pétros, traduzione del termine aramaico Kefa. Il significato è limpido e potente: “pietra”, “roccia”, “fondamento solido”. Il nome nasce con un valore simbolico fortissimo già nell’antichità: la roccia è ciò che resiste, ciò che non si muove, ciò su cui si costruisce qualcosa di stabile. In ambito cristiano, il nome ha assunto un peso ancora maggiore perché associato all’idea di fermezza, affidabilità e solidità morale. Nel mondo ispanico “Pedro” è diventato uno dei nomi più diffusi proprio per questo motivo: evoca la forza tranquilla, il carattere saldo, la presenza stabile su cui ci si può appoggiare.

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Memoria, castelli e radici di terra: tre cognomi che parlano di appartenenza

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Mattia Zaccagni, capitano della Lazio, nato a Cesena il 16 giugno 1995, porta un cognome tipicamente italiano, le cui origini affondano nella tradizione medievale dei soprannomi familiari. Il cognome Zaccagni deriva infatti dal nome proprio “Zaccaria”, una forma italiana dell’ebraico Zekharyāh, che significa: “Dio si è ricordato”, oppure “colui che è ricordato da Dio”. Nel Medioevo, da questo nome personale si svilupparono vari diminutivi e patronimici: Zaccaria → Zaccaro → Zaccagno → Zaccagni. La presenza del suffisso -agni indica una forma familiare e plurale, come se indicasse “i figli di Zaccagno”, o “la famiglia di Zaccaria”. Si tratta quindi di un cognome di tipo patronimico, nato per identificare una discendenza: una famiglia nota per avere come capostipite un uomo chiamato Zaccaria o una delle sue forme popolari. Il cognome è diffuso soprattutto nell’Italia centrale, coerente con le origini romagnole del calciatore, e porta con sé un significato antico ma molto forte: quello della memoria, dell’identità di famiglia e dell’idea che le proprie radici siano “ricordate” e custodite nel tempo.

Valentin Castellanos, attaccante principale della Lazio, nato a Mendoza il 3 ottobre 1998, porta un cognome profondamente legato alla storia medievale della Spagna, dove venne utilizzato per secoli come identificativo geografico e sociale. Il cognome Castellanos deriva infatti dalla parola spagnola castellano, che significa: “abitante del castello”, “uomo della Castiglia”, oppure più in generale “persona che appartiene alla terra dei castelli”. In epoca medievale, castellano era anche il termine usato per indicare il custode o il governatore di un castello, colui che aveva il compito di difenderlo, amministrarlo e rappresentare l’autorità locale. Aggiungendo la desinenza plurale -anos, si ottenne “Castellanos”, che in origine indicava una famiglia o un gruppo di persone provenienti da Castiglia o legati a un castello.

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Alessio Romagnoli, difensore della Lazio, nato ad Anzio il 12 gennaio 1995, porta un cognome che racconta una storia profondamente legata alla geografia e alle radici italiane. Romagnoli è infatti un cognome che deriva direttamente dalla parola “Romagna”, la storica regione dell’Italia nord-orientale, e significa letteralmente: “originario della Romagna”, “appartenente alla gente di Romagna”. Si tratta quindi di un cognome etnico o toponimico, usato nel passato per identificare chi proveniva da quella terra, soprattutto quando si spostava in altre regioni. Nel Medioevo, infatti, era molto comune che una persona venisse chiamata proprio in base alla sua provenienza geografica, e da lì nasceva poi il cognome familiare tramandato nei secoli.

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Dal Suriname alle saghe nordiche, tra figli astuti, famiglie unite e caratteri di ferro: cognomi che attraversano il mondo

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Tijjani Noslin, nato ad Amsterdam il 7 luglio 1999, porta un cognome dalle origini non comuni e affascinanti, che rimandano alla storia del Suriname e delle comunità creole del Sudamerica. Il cognome Noslin è infatti tipico delle famiglie surinamesi di origine afro-creola e presenta una struttura linguistica derivata dal contatto tra olandese, lingue creole locali e talvolta influenze francesi. La sua etimologia non appartiene dunque al mondo europeo tradizionale, ma a quello creolo, dove molti cognomi nacquero nel periodo coloniale come adattamenti fonetici o traduzioni semplificate di nomi europei. La radice del nome sembra collegarsi alla parola olandese “Nos” (“noi”) oppure, secondo un’altra interpretazione, alla forma francese “Noslin”, un diminutivo affine a cognomi come Nosland / Noslon, usato per indicare: una famiglia compatta e unita, un “piccolo nucleo” o “gruppo stretto”,oppure un discendente di una linea familiare riconoscibile.

Nuno Tavares,terzino sinistro della Lazio, nato a Lisbona il 26 gennaio 2000, porta un cognome che affonda le sue radici nella storia della penisola iberica e, in particolare, nella tradizione portoghese. Tavares è infatti un cognome patronimico molto diffuso in Portogallo e deriva dal nome proprio medievale “Tavares”, a sua volta legato alla radice germanica “Tauber / Tavar / Tafar”. Il significato più accreditato è: “figlio di Tavares”, oppure “discendente della famiglia Tavares”. Originariamente, il nome Tavares potrebbe essere stato collegato a una persona identificata come “colui che è rapido, astuto”, oppure secondo altre interpretazioni come “colui che viene da Tavares”, nome di un antico insediamento legato alla presenza germanica in territorio iberico durante il Medioevo.

Gustav Isaksen, nato a Hjerk il 19 aprile 2001, porta un cognome profondamente legato alla tradizione scandinava. Isaksen è infatti un classico cognome patronimico danese e norvegese, costruito secondo una regola molto antica: il cognome indicava il nome del padre. Il termine si compone di: Isak → la forma scandinava del nome biblico Isacco, -sen → suffisso danese/norvegese che significa “figlio di”. Il significato letterale del cognome è quindi: “figlio di Isak”, cioè discendente di un uomo chiamato Isacco. Questo tipo di cognomi nasce nelle società nordiche dove, per secoli, l’identità familiare veniva trasmessa indicando chi fosse il padre: così il figlio di un certo Isak diventava “Isaksen”, proprio come il figlio di Hans diventava Hansen, o quello di Peter diventava Petersen. Il nome Isak / Isacco porta a sua volta un significato molto forte nella tradizione ebraica: “egli riderà”, “colui che porta gioia”.

Boulaye Dia, nato a Oyonnax il 16 novembre 1996, porta un cognome tipico dell’Africa occidentale, in particolare del Senegal, appartenente alla tradizione serer e diffuso anche tra le comunità wolof. Il cognome Dia ha un'origine profonda e culturalmente ricca: nelle lingue dell’area senegalese, la radice “Di- / Jaa / Dya” è associata a concetti di saggezza, resistenza e solidità. In molte famiglie serer, “Dia” identifica linee genealogiche considerate antiche e rispettate, spesso associate a persone di forte carattere, grande equilibrio e disciplina interiore. Secondo le interpretazioni più diffuse, il significato tradizionale del cognome rimanda a: colui che è saldo / fermo”, oppure “colui che ha un carattere forte e stabile”.

Lazio: figli di vita, custodi degli archivi, eredi virtuosi e padroni di fattorie: cognomi che portano autorità e radici

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Reda Belahyane, nato ad Aubervilliers il 1º giugno 2004, porta un cognome che affonda le sue radici nella cultura nordafricana, in particolare nell’area magrebina e nella tradizione linguistica arabo-berbera. Il cognome Belahyane è composto da due elementi tipici dei cognomi dell’area maghrebina: “Bel / Ben / Boul / Bou” → prefisso molto comune che significa “figlio di”, oppure “colui che appartiene a…”. “Ahyane / Ahiane / Hiane” → radice che deriva dall’arabo ḥayyān, collegata ai concetti di vita, vitalità, energia, oppure, in alcune varianti berbere, a un nome proprio antico, portato da antenati considerati forti o rispettati. Messo insieme, Bel-Ahyane significa quindi: “figlio di Ahyane”, oppure “colui che appartiene alla famiglia di Ahyane”.

Matteo Cancellieri, esterno offensivo della Lazio, nato a Roma il 12 febbraio 2002, porta un cognome che affonda le sue radici nel cuore dell’Italia medievale e nella struttura amministrativa del tempo. Il cognome Cancellieri deriva infatti dal termine “cancelliere”, parola che in epoca medievale indicava una figura di grande importanza: il funzionario responsabile degli atti pubblici, lo scriba, il custode dei documenti, o il segretario di un’autorità civile o religiosa. Il termine proviene dal latino cancellarius, che originariamente indicava “colui che stava presso i cancelli” (cancelli) di un edificio pubblico e regolava l’accesso alle autorità. Con il tempo, questo ruolo divenne sempre più prestigioso e indicò l’addetto alla scrittura, alla registrazione e alla gestione delle pratiche ufficiali. Da qui nacque il cognome Cancellieri, che può essere interpretato come: “discendenti di un cancelliere”, oppure “famiglia legata a chi amministrava documenti e decisioni pubbliche”.

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Elseid Hysaj, nato a Scutari il 2 febbraio 1994, porta un cognome profondamente radicato nella tradizione linguistica e culturale dell’Albania. Hysaj deriva direttamente dal nome proprio “Hyso / Hysa”, che a sua volta affonda le sue origini nel nome arabo “Ḥusayn / Hussein”, molto diffuso nel mondo islamico e poi adattato nelle lingue balcaniche. Il significato originario del nome Husayn è: “piccolo Hasan”, oppure “bello, buono, virtuoso, con una sfumatura affettuosa e diminutiva tipica della morfologia araba. In Albania, questo nome è stato nel tempo trasformato in Hysa o Hyso, e da qui è nato il cognome Hysaj, che quindi significa: “figlio di Hysa”, “discendente della famiglia Hysa”.

Oliver Provstgaard, nato a Vejle il 4 giugno 2003, porta un cognome tipicamente danese che affonda le sue radici nella storia della Danimarca medievale. Provstgaard è un cognome composto, formato da due elementi distinti, ognuno con un significato molto preciso. La prima parte, “Provst”, deriva dall’antico termine danese (e tuttora esistente) provst, che indica: un decano, un capo-clero, la figura ecclesiastica responsabile di più parrocchie. Era un titolo importante nella Chiesa luterana e, ancora prima, nella struttura cattolica scandinava. Il provst rappresentava autorità, guida morale e responsabilità amministrativa. La seconda parte, “gaard”, è una parola scandinava che significa: “fattoria”, “tenuta agricola”, “corte”, “casa grande di campagna”. È un elemento molto comune nei cognomi danesi e norvegesi, spesso associato a famiglie che vivevano o amministravano una grande proprietà agricola. Unite insieme, le due parti formano il significato originale del cognome: “la fattoria del decano” oppure “la tenuta appartenente al provost”.

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Tra chi è risorto, chi combatte e chi vola alto: identità scolpite nei nomi

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Manuel Lazzari, terzino destro della Lazio, nato a Valdagno il 29 novembre 1993, porta un cognome che affonda le sue radici nella tradizione cristiana più antica. Il cognome Lazzari deriva infatti dal nome biblico Lazzaro, associato a due figure molto note: il povero mendicante della parabola evangelica e l’uomo risorto da Gesù nel Vangelo di Giovanni. Questo nome, molto diffuso nel Medioevo, ha dato origine in Italia a diversi cognomi come Lazzari, Lazzaro e Lazzarini. L’origine di “Lazzaro” risale all’aramaico El‘āzār, poi latinizzato in Eleazar, e significa “Dio ha aiutato” o “colui che è assistito da Dio”. Con il passare dei secoli, il nome è stato trasformato in forme dialettali come Lazzaro e Làzar, dalle quali derivano i cognomi basati sul patronimico, cioè sulla discendenza da un capostipite maschile che portava quel nome. Lazzari significa quindi, in senso originario, “i figli di Lazzaro”, “la famiglia di colui che porta il nome Lazzaro”.

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Danilo Cataldi, centrocampista tifoso della Lazio, nato a Roma il 6 agosto 1994, porta un cognome molto antico, che affonda le sue radici nella storia dell’Italia meridionale e, ancora più indietro, nel mondo dei popoli preromani. Il cognome Cataldi deriva infatti dal nome Cataldo, particolarmente diffuso nel Sud Italia grazie alla figura di San Cataldo, un vescovo irlandese che, secondo la tradizione, nel Medioevo arrivò a Taranto portando la sua predicazione. Il nome Cataldo, però, non nasce in Italia. Ha origini celtiche: proviene dal composto Cathal, formato da due elementi che significano “battaglia” e “valoroso”. Il significato originario quindi è quello di “uomo valoroso nel combattimento”, o più liberamente “guerriero coraggioso”. Con il tempo, attraverso il latino ecclesiastico, Cathal è diventato Cathaldus e poi Cataldo, da cui si è sviluppato il cognome Cataldi, tipico patronimico che indicava “i figli di Cataldo”, “la famiglia del valoroso”.

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Mario Gila, nato a Barcellona il 29 agosto 2000, porta un cognome tipico dell’area iberica, breve ma con una storia linguistica interessante. Gila è infatti un cognome che deriva da un nome personale molto antico, presente in Spagna già nel Medioevo: Gila è la forma medievale e femminile del nome Ágila, a sua volta collegato al latino Aquila, cioè “aquila”. Nel corso dei secoli, soprattutto nelle regioni castigliane e aragonesi, il nome Gila iniziò a essere usato come soprannome o come nome proprio, spesso attribuito a persone considerate rapide, vigili o dotate di qualità simbolicamente legate all’aquila: vista acuta, prontezza, fierezza. Da questo utilizzo personale nacque il cognome. Gila significa quindi, in origine, “discendente di Gila”, “membro della famiglia legata a Gila”, cioè a un capostipite o a una figura femminile chiamata in quel modo.

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Dal profeta greco al portiere previdente, fino al tecnico d’armatura: tre cognomi, tre ruoli

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Christos Mandas, secondo portiere della Lazio, nato al Pireo il 17 settembre 2001, porta un cognome tipicamente greco, legato alla tradizione linguistica ellenica e alla forma dei cognomi patronimici che si sono sviluppati tra Ottocento e Novecento. Mandas è un cognome che deriva da un antico nome personale greco, Mandos, Mandis o Mantas (a seconda delle regioni), nomi che a loro volta affondano le radici nella parola greca “μάντης” (mántis), che significa “indovino, profeta, colui che vede oltre”. Nella Grecia antica, il mántis era una figura rispettata, spesso vicina ai templi o agli eserciti, incaricata di interpretare segni, sogni e presagi. Con il passare dei secoli, molte forme derivate di questo termine sono diventate nomi propri, e da quei nomi si sono sviluppati cognomi come Mandas, Mandis, Mandas, Mantas o Mantzos. Il cognome Mandas significa quindi, in origine: “discendente dell’indovino”, o più liberamente “membro della famiglia di colui che interpreta i segni”. Nella Grecia moderna, Mandas è diventato un cognome relativamente diffuso, soprattutto nelle regioni dell’Attica e tra le comunità vicine al Pireo, conservando tutto il fascino e il peso culturale del suo significato originario.

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Christos Mandas

Ivan Provedel, portiere titolare della Lazio, nato a Pordenone il 17 marzo 1994, porta un cognome tipicamente veneto-friulano, che affonda le sue radici nella lingua e nella cultura dell’Italia nordorientale. Provedel è un cognome che deriva molto probabilmente dal termine dialettale “provedo” o “provedoł”, legato all’idea di prudenza, attenzione, saggezza pratica, e talvolta alla figura di chi “provvede”, cioè di chi si occupa, organizza, protegge o gestisce. In diversi dialetti veneti e friulani, infatti, “provèder” significava “provvedere”, “pensare a tutto”, “essere previdente”. Da qui si è sviluppato un cognome che in origine indicava una persona affidabile, capace di occuparsi delle necessità della famiglia o della comunità, o qualcuno noto per la sua capacità di “provvedere” agli altri.

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Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, nato a Napoli il 10 gennaio 1959, porta un cognome che affonda le sue radici nella storia dell’Italia centrale e che ha origini più antiche di quanto possa sembrare. Sarri è infatti un cognome che deriva dal nome personale medievale “Sarri” o “Sarrius”, forme italianizzate di un antico nome germanico diffuso durante il periodo longobardo. La radice del nome originario è collegata al termine germanico “sari / sarja”, che significava “armatura”, “protezione”, “difesa”. È probabile che il nome fosse attribuito a uomini che avevano ruolo militare, valore in battaglia o una funzione di protezione all’interno della comunità. Col tempo, questo nome personale si trasformò in cognome, assumendo il significato di “discendente di Sarri”, cioè appartenente alla famiglia di un capostipite noto per caratteristiche di solidità, forza o capacità di difesa. In alcune zone dell’Italia centrale il cognome si è affermato come marchio familiare, mantenendo quell’eco di durezza e determinazione tipiche del mondo longobardo.