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L'etimologia nel calcio

Milan, da Leao a Maignan: l’etimologia dei cognomi della Serie A

Stefano Sorce
Stefano Sorce
Un viaggio originale tra linguistica, storia e calcio: attraverso l’etimologia dei cognomi dei protagonisti rossoneri
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Ci sono nomi che non arrivano per caso a San Siro e nel Milan. Prima ancora di diventare numeri sulle spalle o cori sugli spalti, erano parole. Suoni antichi, portati da terre lontane, da lingue che raccontavano mestieri, caratteri, destini. C’è Maignan, che occupa lo spazio come una fortezza. Leao, che nel nome porta già la sua natura indomabile. Modric, fatto di profondità e visione, come un mare calmo che nasconde correnti invisibili. Rabiot, radicato alla terra, solido, essenziale. E poi Tomori, Gabbia, Saelemaekers e tutti gli altri: cognomi che parlano di protezione, di recinti, di costruzione, di equilibrio.

Ogni nome è una traccia. Ogni cognome è una mappa. Dentro ci sono torri medievali, campi coltivati, sale da costruire, spazi da difendere, ruoli da assumere. Non simboli inventati, ma significati reali, nati secoli prima che il calcio esistesse. San Siro, in fondo, è solo il punto in cui tutte queste storie si incontrano. Il luogo dove etimologie diverse si trasformano in un’unica identità, dove parole antiche diventano gesti moderni, dove il passato smette di essere memoria e diventa presente. Questo non è un racconto di gol o di moduli. È un viaggio dentro i nomi che oggi vestono il rossonero. Perché, a volte, il Milan inizia molto prima del fischio d’inizio: inizia nel significato di chi lo indossa.

Dal suolo alla maglia: Terracciano, Estupinan e Ricci nell’etimologia del Milan

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Pietro Terracciano, nato a San Felice a Cancello l’8 marzo 1990, porta con sé un cognome che affonda le radici nella storia e nella terra dell’Italia centro-meridionale. Il cognome Terracciano ha un’origine antica, legata al latino terra, termine che indica il suolo, la campagna, il territorio. Il suffisso -acciano veniva utilizzato per esprimere un rapporto di appartenenza o di provenienza, suggerendo un legame diretto con la terra o con un luogo caratterizzato da terreni agricoli. In origine, Terracciano identificava chi viveva o lavorava la terra, oppure chi proveniva da aree rurali ben riconoscibili.

Pervis Estupiñán, nato a Esmeraldas il 21 gennaio 1998, porta un cognome che affonda le sue radici nella storia linguistica della Spagna medievale e, più precisamente, nella lingua basca. Il cognome Estupiñán deriva infatti dal termine basco Estupiña o Estupiñaga, collegato a elementi naturali del territorio. Secondo l’interpretazione più accreditata, la radice stupi è associata a terreni coperti di vegetazione, cespugli o sterpaglie, mentre il suffisso -an indica luogo o appartenenza. In origine, dunque, Estupiñán identificava chi proveniva da una zona caratterizzata da terra fertile, natura selvaggia e vegetazione fitta. Con la colonizzazione spagnola, il cognome si è diffuso in America Latina, in particolare lungo la costa pacifica, dove è oggi molto presente in Ecuador, Colombia e Perù. Non a caso, Esmeraldas, città natale di Pervis, è una regione profondamente legata alla terra, alla natura e alla forza primordiale dell’ambiente.

Samuele Ricci, nato a Pontedera il 21 agosto 2001, porta un cognome tra i più antichi e diffusi della tradizione italiana, dal significato semplice ma profondamente simbolico. Il cognome Ricci deriva dal latino riccius, termine utilizzato per indicare una persona dai capelli ricci o crespi. In origine si trattava di un soprannome descrittivo, assegnato per una caratteristica fisica evidente, come spesso accadeva nel Medioevo, e poi tramandato come cognome ereditario. Con il tempo, Ricci è diventato uno dei cognomi più presenti in tutta Italia, con una forte diffusione soprattutto in Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. In alcune interpretazioni simboliche, il riccio dei capelli è stato anche associato a vivacità, energia e movimento, qualità che richiamano dinamismo e personalità.

Inverno, altezza e regalità: De Winter, Loftus-Cheek e Leao raccontano il Milan

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Koni De Winter, nato ad Anversa il 12 giugno 2002, porta un cognome di chiara origine fiamminga e olandese, profondamente legato alla tradizione linguistica del Nord Europa. Il cognome De Winter è composto da due elementi: “De”, articolo tipico dei cognomi fiamminghi e olandesi, che significa “il / del”, “Winter”, che indica letteralmente l’inverno. In origine, De Winter era un cognome descrittivo o soprannominale, attribuito a una persona associata alla stagione invernale: poteva indicare qualcuno nato in inverno, oppure una persona dal carattere freddo, austero, resistente, o ancora legata a lavori svolti nei mesi più duri dell’anno. In altri casi, il cognome poteva distinguere un individuo in base a tratti simbolici come rigore, solidità e capacità di resistere alle avversità. Molto diffuso in Belgio e Paesi Bassi, De Winter richiama un immaginario fatto di climi rigidi, disciplina e forza mentale, elementi tipici della cultura nordica.

Ruben Loftus-Cheek, nato a Londra il 23 gennaio 1996, porta un cognome composto di chiara origine anglosassone, fortemente legato al paesaggio e alla struttura sociale dell’Inghilterra medievale. Il cognome Loftus-Cheek unisce due elementi distinti. Loftus è un cognome di origine toponimica, derivato da antichi insediamenti inglesi il cui nome affonda le radici nell’antico norreno lopt o loft, che indicava un luogo elevato, una collina o una zona sopraelevata. In origine, Loftus identificava quindi chi proveniva da un’area alta, dominante sul territorio, simbolo di posizione, forza e controllo dello spazio. Cheek, invece, nasce come soprannome descrittivo, legato all’antico inglese ceace, e indicava una caratteristica fisica evidente del volto, come zigomi pronunciati o tratti marcati. Col tempo, il termine ha assunto anche un valore simbolico, richiamando presenza, personalità e riconoscibilità.

Rafael Leao, numero 10 del Milan, nato ad Almada il 10 giugno 1999, porta un cognome dal significato potente e immediato, tra i più simbolici della tradizione linguistica portoghese. Il cognome Leao deriva direttamente dal latino leo, leonis, e significa letteralmente “leone”. In origine era un soprannome attribuito per caratteristiche personali, come forza fisica, coraggio, fierezza o autorità naturale. Nel Medioevo, nomi di animali forti e dominanti venivano spesso assegnati a individui che spiccavano per temperamento, carisma o ruolo all’interno della comunità. In Portogallo, Leao è anche legato a un forte immaginario simbolico: il leone rappresenta potere, leadership, istinto e regalità, ed è stato spesso utilizzato anche in stemmi nobiliari e araldica. Il cognome si è poi diffuso nei paesi lusofoni, mantenendo intatto il suo valore evocativo.

Pulisic, Rabiot, Modric: velocità, terra e profondità nell’identità del Milan

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Christian Pulisic, attaccante del Milan, nato a Hershey il 18 settembre 1998, porta un cognome dalle radici slave e centro-europee, che racconta una storia di origine geografica e identitaria. Il cognome Pulisic (più correttamente Pulišić nella forma slava originaria) deriva dall’area dei Balcani, in particolare Croazia e Bosnia. È un cognome patronimico, formato dal suffisso -ić, tipico delle lingue slave, che significa “figlio di” o “discendente di”. La radice Puliš / Puli è legata a un nome personale o soprannome antico, probabilmente connesso a caratteristiche fisiche o comportamentali dell’antenato originario. In alcune interpretazioni etimologiche, Puli è associato a concetti di vivacità, prontezza, agilità, mentre in altri contesti richiama un riferimento geografico o familiare preciso, utile a distinguere i membri di una comunità.

Adrien Rabiot, nato a Saint-Maurice il 3 aprile 1995, porta un cognome di origine francese antica, legato al mondo agricolo e alla vita rurale medievale. Il cognome Rabiot deriva dal verbo dell’antico francese raboter o rabouiller, termini associati al lavoro della terra, allo smuovere il suolo, al rendere un terreno più fertile o più regolare. In origine, Rabiot identificava quindi una persona impegnata in attività manuali legate alla campagna, o comunque qualcuno che aveva un rapporto diretto con la terra e il lavoro fisico. In altre interpretazioni etimologiche, il termine rabiot indicava anche una parte residua, un surplus, qualcosa che resta dopo il lavoro principale. Da qui nasce una lettura simbolica interessante: ciò che rimane, ciò che fa la differenza, il valore aggiunto rispetto al resto. Diffuso soprattutto in Francia, il cognome conserva un forte legame con l’idea di fatica, concretezza e continuità, tipica delle comunità rurali.

Luka Modric, leader tecnico del centrocampo del Milan, nato a Zara (Zadar) il 9 settembre 1985, porta un cognome di origine slava, profondamente radicato nella tradizione linguistica croata e balcanica. Il cognome Modric deriva dall’aggettivo slavo modar / modri, che significa “azzurro, blu”, ma che in senso più antico e simbolico indicava anche qualcosa di profondo, intenso, maturo. Il suffisso -ić, tipico dei cognomi slavi, ha valore patronimico e significa “figlio di” o “discendente di”. Modric può quindi essere interpretato come “discendente di colui che è modro”, ovvero azzurro, profondo, distinto. In origine, modri poteva riferirsi: al colore degli occhi, a un tratto fisico riconoscibile, oppure, in senso figurato, a una persona saggia, riflessiva, lucida, capace di vedere “più a fondo” rispetto agli altri. Nella cultura slava, il colore blu è spesso associato a calma, intelligenza, equilibrio e profondità mentale, qualità che nel tempo hanno assunto anche un valore simbolico legato al carattere. In chiave narrativa, Modrić è un cognome che evoca lucidità, visione e controllo, un nome che parla di mente prima ancora che di forza.

Maignan, Nkunku, Fofana: autorità, identità e solidità africana

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Mike Maignan, portiere del Milan, nato a Caienna il 3 luglio 1995, porta un cognome di origine francese, dal significato antico e fortemente evocativo. Il cognome Maignan deriva dal termine dell’antico francese maignan o magnan, a sua volta collegato al latino magnus, che significa “grande, potente, importante”. In origine era un soprannome attribuito a una persona di grande statura, forza fisica o prestigio, oppure a qualcuno che ricopriva un ruolo rilevante all’interno della comunità. In alcune aree della Francia medievale, maignan veniva anche utilizzato per indicare un individuo autorevole, rispettato, dominante, non necessariamente solo per dimensioni fisiche, ma anche per carattere e presenza. Il cognome si è poi consolidato come nome di famiglia, mantenendo intatto il suo valore simbolico. Diffuso soprattutto in Francia, Maignan conserva un significato legato a grandezza, solidità e autorità, qualità che nel tempo hanno assunto una valenza quasi “naturale”, come qualcosa che si impone senza bisogno di parole.

Christopher Nkunku, attaccante del Milan, nato a Lagny-sur-Marne il 14 novembre 1997, porta un cognome di origine africana, profondamente legato alle lingue e alle culture dell’Africa centrale, in particolare dell’area dell’attuale Repubblica Democratica del Congo. Il cognome Nkunku proviene da lingue bantu come il kikongo e il lingala, dove la radice kunku / nkunku è associata a concetti di discendenza, appartenenza familiare e identità del clan. In molte tradizioni bantu, i cognomi non nascono come semplici etichette, ma come segni di legame con gli antenati, con la storia della famiglia e con la comunità di origine. In alcune interpretazioni culturali, Nkunku può anche richiamare l’idea di giovane discendente, di colui che rappresenta la continuità della linea familiare, portando avanti forza, energia e futuro. Il suono stesso del nome è secco, ritmato, potente, tipico dei cognomi che nascono in contesti dove l’identità collettiva conta quanto quella individuale. Con le migrazioni verso l’Europa, il cognome Nkunku si è radicato in Francia, mantenendo però intatto il suo valore simbolico legato alle radici africane.

Youssouf Fofana, nato a Parigi il 10 gennaio 1999, porta un cognome di origine africana occidentale, molto diffuso nell’area del Sahel, in particolare in Mali, Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. Il cognome Fofana è storicamente legato ai popoli mandé, una delle grandi famiglie etniche dell’Africa occidentale. In questo contesto, Fofana non è solo un nome di famiglia, ma un segno di appartenenza a un lignaggio preciso, spesso associato a clan rispettati all’interno della comunità. Nella tradizione mandinga, i cognomi identificano il ruolo sociale, la discendenza e la memoria degli antenati. Dal punto di vista simbolico, Fofana è spesso associato a idee di forza, resistenza e affidabilità, qualità fondamentali nelle società tradizionali basate sulla cooperazione e sulla sopravvivenza collettiva. È un cognome che richiama solidità e continuità, più che individualismo, e che porta con sé un forte senso di identità. Con le migrazioni del XX secolo, il cognome Fofana si è diffuso in Francia, mantenendo però un legame profondo con le proprie radici africane.

Tomori, Jashari, Pavlovic: scudo, identità e disciplina nell’etimologia del Milan

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Fikayo Tomori, difensore del Milan, nato a Calgary il 19 dicembre 1997, porta un cognome di origine africana, profondamente radicato nella tradizione linguistica e culturale dell’Africa occidentale, in particolare dell’area yoruba (Nigeria). Il cognome Tomori deriva dalla lingua yoruba e può essere scomposto in elementi che richiamano il concetto di protezione, custodia e fermezza. In una delle interpretazioni più accreditate, Tomori è associato all’idea di “colui che protegge” o “chi fa da scudo”, un significato che nella cultura yoruba è fortemente simbolico e legato ai ruoli di responsabilità all’interno della comunità. I cognomi yoruba non nascono mai in modo casuale: spesso raccontano una storia familiare, un augurio o una funzione sociale. Tomori rientra in questa tradizione, evocando stabilità, affidabilità e capacità di reggere il peso degli altri. Con la diaspora africana, il cognome Tomori si è diffuso fuori dal continente, mantenendo però intatto il suo valore simbolico legato alle radici e all’identità.

Ardon Jashari, nato a Cham il 30 luglio 2002, porta un cognome di origine balcanica, profondamente legato alla storia e alla cultura dell’area albanese e kosovara. Il cognome Jashari deriva dal nome proprio Jashar, a sua volta collegato all’arabo Yaḥyā (Giovanni), che significa “colui che vive”, “vitale”, “pieno di vita”. Il suffisso -i è tipico dei cognomi albanesi e indica appartenenza familiare, trasformando il nome in un vero e proprio segno di discendenza: Jashari significa quindi “figlio della famiglia di Jashar”. Nella tradizione albanese, i cognomi non sono semplici etichette, ma simboli di lignaggio, onore e continuità. Jashari è uno dei cognomi più riconoscibili e storicamente rilevanti del mondo albanese, spesso associato a valori come resistenza, identità e forza collettiva.

Strahinja Pavlovic, nato a Šabac il 24 maggio 2001, porta un cognome di origine slava, profondamente radicato nella tradizione linguistica e culturale della Serbia. Il cognome Pavlovic è un patronimico, formato dal nome proprio Pavle (equivalente slavo di Paolo) e dal suffisso -vić, tipico dei cognomi serbi e balcanici, che significa “figlio di” o “discendente di”. Pavlović si traduce quindi come “figlio di Pavle”. Il nome Pavle deriva dal latino Paulus, che significa “piccolo, umile”, ma nella tradizione cristiana e slava questo significato si è trasformato simbolicamente in sobrietà, forza morale e solidità interiore, più che in debolezza. I cognomi patronimici come Pavlović sono legati all’idea di continuità familiare, appartenenza e identità tramandata. Diffuso in tutta la Serbia e nei Balcani, Pavlović è uno dei cognomi più rappresentativi della regione, associato a struttura, disciplina e radici forti.

Origine, recinto e costruzione: Bartesaghi, Gabbia, Saelemaekers

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Davide Bartesaghi, nuovo gioiellino del Milan, nato a Erba il 29 dicembre 2005, porta un cognome di origine italiana, profondamente legato al territorio e alla tradizione toponomastica del Nord Italia. Il cognome Bartesaghi ha un’origine geografica: deriva dal toponimo Bartosaggio / Bartesago, antichi nomi di località o frazioni lombarde oggi scomparsi o trasformati nel tempo. In particolare, il cognome è tipico della Lombardia, soprattutto dell’area tra Como, Lecco e Brianza, zone da cui provenivano molte famiglie identificate proprio in base al luogo di origine. Dal punto di vista linguistico, Bartesaghi indica quindi “coloro che provengono da Bartesago” o da un’area riconducibile a quel nome. Questo tipo di cognome serviva a distinguere le famiglie in un’epoca in cui il legame con il territorio era fondamentale per l’identità personale.

Matteo Gabbia, nato a Busto Arsizio il 21 ottobre 1999, porta un cognome di origine italiana, dal significato concreto e fortemente simbolico. Il cognome Gabbia deriva dal latino cavea, termine che indicava una struttura chiusa, un recinto o uno spazio protetto, da cui in italiano sono nati i vocaboli gabbia e recinto. In origine, il cognome poteva riferirsi a una persona che viveva o lavorava in prossimità di strutture chiuse, come cortili, fortificazioni o recinti, oppure a qualcuno incaricato di custodire e proteggere uno spazio delimitato. In senso figurato, Gabbia è stato anche utilizzato come soprannome per indicare chi sapeva “chiudere” gli altri, contenere i movimenti e togliere libertà d’azione. Col tempo, questa immagine ha assunto un valore simbolico di controllo, ordine e affidabilità. Diffuso soprattutto nel Nord Italia, il cognome mantiene un forte legame con l’idea di struttura e solidità.

Alexis Saelemaekers, esterno del Milan, nato a Berchem-Sainte-Agathe il 27 giugno 1999, porta un cognome di origine fiamminga (belga), fortemente legato alla tradizione linguistica e sociale delle Fiandre. Il cognome Saelemaekers deriva dall’unione di due elementi tipici del fiammingo antico: “saele / sale”, che indica una sala, una grande stanza, un ambiente centrale, spesso il cuore della casa o del luogo comunitario; “maeker / makers”, che significa “costruttore, creatore, artigiano”. Letteralmente, Saelemaekers può essere interpretato come “colui che costruisce la sala” o “il costruttore del luogo centrale”. In senso storico, indicava una persona che aveva un ruolo pratico e funzionale all’interno della comunità: chi realizzava, organizzava o manteneva lo spazio comune, un punto di riferimento per gli altri. Nelle società fiamminghe medievali, cognomi di questo tipo erano spesso legati a mestieri concreti, ma anche a una funzione simbolica: essere colui che rende possibile l’incontro, l’ordine e il funzionamento dello spazio. In chiave narrativa, Saelemaekers è un cognome che parla di lavoro silenzioso, utilità e versatilità, di chi non cerca il centro della scena ma contribuisce a far funzionare tutto intorno.

Lorenzo Torriani, terzo portiere del Milan, nato a Vimodrone il 31 gennaio 2005, porta un cognome di origine italiana, fortemente legato alla tradizione toponomastica e architettonica del Nord Italia. Il cognome Torriani deriva dal termine torre, dal latino turris, e indicava originariamente chi viveva nei pressi di una torre, di una fortificazione o di una struttura elevata e difensiva, oppure chi ne era custode o proprietario. Il suffisso -ani ha valore familiare e collettivo, e identifica quindi “quelli della torre”, una famiglia riconoscibile per il luogo o la funzione legata a essa. Storicamente, le torri erano simboli di protezione, controllo del territorio, visione dall’alto e autorità. Portare un cognome come Torriani significava appartenere a un contesto di solidità, vigilanza e centralità, spesso associato a famiglie ben radicate nel territorio o a ruoli di responsabilità. Il cognome è particolarmente diffuso in Lombardia, dove le torri medievali rappresentavano punti strategici nei borghi e nelle città.

 

Massimiliano Allegri, allenatore del Milan, nato a Livorno l’11 agosto 1967, porta un cognome di origine italiana antica, dal significato estremamente chiaro e carico di valore simbolico. Il cognome Allegri deriva dall’aggettivo italiano allegro, che affonda le sue radici nel latino alacer, alacris, termine che indicava una persona vivace, pronta, brillante, energica nello spirito e nella mente. In origine, Allegri nasce come soprannome descrittivo, attribuito a qualcuno noto per il carattere sereno, brillante, spiritoso o mentalmente agile, qualità che lo distinguevano all’interno della comunità. Nel Medioevo, questo tipo di soprannomi legati al temperamento erano molto comuni e, col tempo, sono diventati cognomi ereditari. Allegri si è poi diffuso soprattutto nel Centro-Nord Italia, mantenendo il suo significato legato alla vivacità mentale più che all’allegria superficiale. In chiave narrativa, Allegri non indica solo il sorriso o la leggerezza, ma soprattutto prontezza di pensiero, elasticità mentale e capacità di adattamento. È un cognome che parla di intelligenza pratica, di chi sa leggere le situazioni e reagire con lucidità, anche nei momenti più complessi.