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"Le squadre di Conte non si arrendono mai". Questo è stato il mantra che ha accompagnato la settimana di avvicinamento al big match di Supercoppa tra Napoli e Milan, con umori completamente diversi che convogliavano in un unico pensiero comune: attenti agli azzurri. Eppure, i favori del pronostico pendevano dal lato di Maignan e soci, com'era giusto che fosse. Non che il ruolino di marcia dei rossoneri negli ultimi 10 giorni fosse palesemente più convincente di quello dei partenopei ma a far sbilanciare i giudizi sono stati i due sonori ko contro Benfica e Udinese, che ritraevano Di Lorenzo e compagni discontinui e poco focalizzati in particolar modo in trasferta. Ma il "guai a sottovalutare l'undici di Conte" riecheggiava ancora nella mente di tutti, in attesa della risposta del campo. Che, a Riad, c'è stata.
Poco turn over per Antonio Conte che si affida al solito undici titolare delle ultime uscite ma con qualche pedina in più: torna titolare Lobotka, rifiatano Buongiorno e Beukema e veste una maglia da titolare anche Matteo Politano. Nuove energia, grande grinta e la voglia di dimostrare il proprio valore contro una delle favoritissime. Dal suo canto anche i rossoneri devono fronteggiare defezioni e calciatori non al top: non ha minutaggio Rafa Leao mentre Fofana viene chiamato in causa nella ripresa insieme a Modric, osannato dai tifosi di casa, totalmente di fede rossonera. Il Napoli parte forte ed è compatto in ogni reparto. Il Milan prova a sfondare con i singoli ma Lobotka sulla mediana da ragionatore di qualità, detta un ritmo gara che sorride agli azzurri e alla tecnica dei suoi giocatori.
Tra i due gol azzurri al 39' di Neres e al 64' di Hojlund, c'è poco, pochissimo Milan. Gli ottimi sprazzi, anche in ripartenza, visti nella prima frazione di gioco, lasciano spazio a troppa confusione e a un gioco più corale che il Napoli riesce bene a contenere. La mancanza di Santiago Gimenez si sente tutta e nonostante la girandola di sostituzioni, i rossoneri sono sì maggiormente organizzati ma ancor meno concreti. Merito anche della difesa dei campioni d'Italia che ritrova i fasti di un tempo: Rrahmani è tra i migliori in campo, proponendosi anche in fase difensiva, così come Juan Jesus che morde le caviglie degli avversari e non le manda a dire a Rabiot, colpevole di un brutto doppio fallo in avvio prima di ricevere il cartellino giallo.
Ma la vera stella del big match è stato lui, Rasmus Hojlund, che ha fatto reparto da solo, battagliando spalla a spalla con i difensori del Milan diventando letteralmente imprendibile quando aveva spazio per accentrarsi e riportarsi fronte porta. Tecnica, stazza fisica, fantasia e imprevedibilità le sue skill migliori, riassunte tutte con l'assist del primo gol di Neres e con la realizzazione della sua personale e bellissima marcatura, di pregevole fattura. Dopo la gioia del gol del raddoppio, lo splendido abbraccio con Romelu Lukaku: anche lui di minuti da giocare non ne aveva nelle gambe ma dalla panchina ha sostenuto i compagni confermandosi un vero leader dentro e fuori dal rettangolo verde di gioco.
Se il Napoli sorride in attesa di conoscere stasera sera la sua avversaria, il Milan si lecca le ferite per un'immensa occasione sprecata. Ufficialmente senza coppe, i rossoneri di Max Allegri ora devono focalizzarsi esclusivamente sul campionato, con tutte le difficoltà del caso e la voglia di tornare a correre per inseguire un sogno. Nello spogliatoio però, non è dato ancora parlarne: per il tecnico la priorità è il ritorno in Champions con un piazzamento tra le prime quattro, in attesa del mercato di gennaio e di ciò che il destino avrà in serbo per Modric e compagni.
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