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Salernitana, dall’Arechi all’ippocampo: viaggio nella storia del club granata

Giorgio Abbratozzato
Giorgio Abbratozzato
La storia infinita del club granata, un colore che racchiude l’anima di tifosi e calciatori in un lungo percorso tra promozioni salvezze e retrocessioni.

Nel calcio italiano, la Salernitana è una di quelle squadre che alla fine ritrovi sempre lì: solida, presente, riconoscibile. In più di cent’anni di storia ha quasi sempre giocato tra Serie A, B e C. Le uniche volte in cui è davvero caduta sono state dopo il fallimento del 2011: ripartenza dalla Serie D, l’unico anno tra i dilettanti di tutta la storia granata. Una parentesi breve, durata solo un'anno, ma eloquente: la Salernitana può cadere, ma non la tieni giù.

Il granata, oggi così naturale addosso a questa squadra, non c’è sempre stato. Arriva a fine anni Venti, ma diventa parte del DNA del club in modo stabile solo nel '43. È un colore che racconta una città passionale e istintiva. E insieme al granata arriva anche il simbolo che tutti conoscono: l’ippocampo, sulle maglie dal ’49, affiancato all’antica moneta della zecca di Salerno. Non è solo un logo: è un marchio che unisce storia, identità e appartenenza.