Catania, una nobile del calcio italiano: la lunga strada tra fallimenti e rinascite

Parlare del Catania non significa semplicemente elencare statistiche; significa raccontare una storia di passione viscerale, di cadute rovinose e di rinascite orgogliose. È la storia dello stadio "Angelo Massimino" e del Liotru (l'elefante), simbolo della città e della squadra, che rappresenta la forza e la resilienza di un popolo che non si arrende mai. Il Catania è, per definizione storica, la "matricola terribile" del calcio italiano: una squadra capace di imprese epiche contro le grandi, alimentata da un senso di appartenenza che va oltre la semplice categoria. Per non perderti nessuna partita del Catania in streaming gratis, clicca QUI Ufficialmente fondato nel 1946 sulle ceneri di precedenti incarnazioni, il Catania ha vissuto una storia ciclica, fatta di picchi altissimi e abissi profondi. Il primo vero periodo di gloria arriva a cavallo degli anni '50 e '60. Guidato dall'allenatore Carmelo Di Bella, prima giocatore e poi tecnico, il Catania conquista la sua prima storica promozione in Serie A nel 1954. Ma è negli anni '60 che si consolida la leggenda: il 4 giugno 1961, il Catania scrive la pagina più iconica della sua storia. Allo stadio Cibali (oggi Massimino), arriva l'Inter di Helenio Herrera, lanciata verso lo Scudetto. Finisce 2-0 per gli etnei e il cronista radiofonico Sandro Ciotti, incredulo, pronuncia la frase che diventerà un manifesto del calcio di provincia: "Clamoroso al Cibali! Il Catania batte l'Inter per due a zero!". Gli anni '60 vedono il Catania raggiungere per due volte l'ottavo posto in Serie A, un risultato straordinario per l'epoca, grazie a giocatori come il portiere Giuseppe Prenna e il mediano Horst Szymaniak. Dopo gli anni '60, inizia un lungo periodo di alternanza tra Serie A, B e C. Gli anni '80 segnano un declino che culmina nel 1993 con la radiazione e il fallimento. Il Catania è costretto a ripartire dal campionato di Eccellenza, un abisso del calcio dilettantistico. La risalita è lenta e dolorosa, ma inarrestabile. Prima con la famiglia Gaucci e poi, in modo decisivo, con la presidenza di Antonino Pulvirenti e la direzione sportiva di Pietro Lo Monaco. Nel 2006, guidato da Pasquale Marino, il Catania torna in Serie A dopo 22 anni di assenza. Inizia il periodo più lungo e stabile del club nella massima serie: otto stagioni consecutive (2006-2014). Il Catania diventa famoso nel mondo per la sua abilissima opera di scouting in Sud America, diventando una vera "colonia argentina". Giocatori come il Papu Gómez, Maxi López, Gonzalo Bergessio, Mariano Izco e Pablo Barrientos infiammano il Massimino. Durante questo periodo, il Catania si toglie soddisfazioni enormi, battendo regolarmente Juventus, Inter, Milan e Roma. La gestione tecnica è eccellente: Walter Zenga, Siniša Mihajlović e Vincenzo Montella (che sfiora l'Europa League) si susseguono in panchina. Il picco assoluto arriva nella stagione 2012-2013: sotto la guida di Rolando Maran, il Catania eguaglia il record storico dell'ottavo posto, ma stabilisce il suo primato assoluto di punti in Serie A: 56 punti. Il declino e il fallimento del Calcio Catania Purtroppo, la caduta è altrettanto rapida. Dopo la retrocessione del 2014, lo scandalo "I Treni del Gol" (caso di calcioscommesse) travolge la società, portando a una nuova retrocessione in Serie C. Il club sprofonda in una crisi finanziaria irreversibile che culmina nel fallimento definitivo nel 2022. Oggi, grazie al gruppo Pelligra, il nuovo Catania FC sta tentando la difficile risalita dalle serie minori, militando ora in Serie C. Sebbene il recordman assoluto di presenze (320) resti Damiano Morra, simbolo di fedeltà tra gli anni '70 e '80, nell'era moderna l'icona indiscussa è Giuseppe Mascara. Capitano, fantasista e miglior marcatore storico del club (69 gol), è ricordato per la prodezza del suo gol da 50 metri nel derby contro il Palermo. Insieme a lui, la "colonia argentina" ha fatto la storia recente: il talento puro del "Papu" Gómez, la grinta del "Toro" Gonzalo Bergessio e la fedeltà del capitano Mariano Izco sono rimasti nel cuore dei tifosi. A guidare questi talenti sono stati allenatori che proprio alle pendici dell'Etna hanno trovato un trampolino di lancio. In epoca moderna spiccano Pasquale Marino, autore della rinascita del 2006, e Siniša Mihajlović, che prese una squadra quasi retrocessa e la trasformò in una macchina da guerra, battendo l'Inter del Triplete e la Juventus a Torino. Insieme a loro, Vincenzo Montella e Rolando Maran, che fu l'artefice del record dei 56 punti. I trofei del Catania Il palmarès del Catania non brilla per trofei di prima fascia, poiché la sua vera gloria risiede nelle imprese sul campo e nelle salvezze conquistate, ma include comunque 1 Campionato di Serie B (1953-54), diversi campionati di Serie C e una Coppa Italia di categoria. La storia recente è segnata da 17 stagioni in Serie A, dove il club ha raggiunto per tre volte l'8° posto come miglior piazzamento. Questa combinazione di imprese e personaggi ha cementato l'identità del club. La frase "Clamoroso al Cibali!", nata dalla storica vittoria sull'Inter nel 1961, è diventata un modo di dire nazionale per indicare un risultato a sorpresa. L'identità catanese si è sempre forgiata in casa: il "Massimino" era noto per essere una fortezza inespugnabile, dove le grandi squadre cadevano regolarmente. Infine, l'anima del club si definisce nella rivalità con il Palermo: il Derby di Sicilia è una delle gare più sentite d'Italia, una partita che paralizza l'isola, segnata purtroppo anche dalla tragica morte dell'ispettore Filippo Raciti nel 2007: l'evento ha cambiato per sempre la gestione della sicurezza negli stadi italiani.