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EDITORIALE

Tra Fiorentina e Juventus arriva un pari inutile: nessuna voglia, nessuna pazzia

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Tra i viola e i bianconeri una partita confusa e cannibalizzata dai due doppi ex attaccanti: dai loro piedi passa la stagione di entrambe le squadre
Pietro Rusconi

Un pareggio che non smuove la classifica. Questa è Fiorentina-Juventus, match terminato per 1-1 in casa dei viola. Tante le note negative da entrambe le parti, Spalletti con qualche giustificazione in meno. Il tecnico toscano sembra non riuscire a dare la scossa necessaria, tattica e motivazionale, ai bianconeri che proseguono sulla falsa riga di Tudor. Vanoli ha avuto il merito di rimettere in tiro la punta Moise Kean ma si è trovato tradito da Gudmundsson inizialmente in panchina e da Dodò. In una sfida dal banale e timoroso 3-5-2 italiano, il pareggio è stato il risultato più giusto. Tuttavia, il tempo per entrambe le squadre non è molto e i due tecnici devono iniziare a riflettere velocemente e criticamente sulle scelte del fine settimana.

Juventus: dove sono l'incoscienza e l'allegria?

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Spalletti non è riuscito a seguire gli insegnamenti musicali di Ornella Vanoni. Nel celebre pezzo della cantante milanese "La voglia, la pazzia", si parla di un sentimento che cresce tra incoscienza, pazzia, voglia e allegria. Tutte caratteristiche che sembrano essere lontane anni luce dagli schemi del tecnico di Certaldo. Ancorato alle mediocri certezze di un 3-4-2-1 di tudoriana memoria, con passaggi in 3-5-2 e 5-4-1, Spalletti limita in maniera esagerata le ambizioni offensive di questa rosa.

Il giovane diezYildiz passa tutto il primo tempo a nascondersi fra i grossi centrocampisti viola, con pochi movimenti e tutti sbagliati. Il turco è soffocato dalla densità in mezzo al campo e dai mille occhi e corpi della difesa avversaria su di lui. Gli unici spunti di Kenan arrivano solo nel secondo tempo, quando con una splendida serpentina sfugge ai viola ma in rifinitura rimane troppo egoista, non servendo Vlahovic. I cambi offensivi sono tardivi e arrivano a partita finita, tanto che l'errore viene riconosciuto dallo stesso tecnico nel post-partita: "Perché così pochi minuti per Openda e David? Ha ragione, li ho fatti entrare troppo tardi...".

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Lo sviluppo del gioco nel primo tempo è passato solo dalla ricerca in verticale di Dusan Vlahovic, impegnato in un 1 vs1 costante con Pablo Marì. Nel secondo tempo invece c'è stata solo molta confusione: l'allargamento di Yildiz non è servito a molto e Conceiçao ha provato qualche spunto interessante, ma rimanendo sempre troppo isolato. Mckennie, l'altro giocatore sulla linea della trequarti, offensivamente toglie molto considerando le alternative in panchina con Zhegrova, Openda, Adzic. L'ottimo contributo che dà nella prima pressione si rivela inutile se soppesato con la qualità che viene a mancare in rifinitura.

Anche il centrocampo rimane grigio, Thuram sembra non essere in grado di strappare e spingere come dovrebbe e Locatelli non è il regista adatto. Non è un caso che il gol arrivi da un gran tiro da fuori di Kostic, unica nota positiva della gestione Spalletti finora. Il mister bianconero dovrebbe terminare questa sorta di compromesso tattico che gli è costato la panchina della Nazionale. Dovrebbe allontanarsi da questo modulo scolastico che reprime ogni spunto offensivo e soffoca la creatività incosciente del tanto folto quanto eterogeneo attacco bianconero.

Fiorentina: buona solidità ma che fatica in attacco

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Anche Paolo Vanoli, al secondo match con la Fiorentina, non è uscito dalla zona di comfort del 3-5-2. Più giustificato rispetto a Spalletti data la posizione della classifica viola e in cerca di un'identità semplice. La Fiorentina ha giocato in maniera ordinata, forse la notizia più importante e positiva per il tecnico ex Torino. Nessun rischio, nessuna pazzia anche qua. Sorprende all'inizio la scelta di panchinare Gud per dare spazio ad un attacco grosso con Piccoli e Moise Kean. Nessuna particolare combinazione fra i due che si cercano poco. Quando l'islandese tornerà al 100% mentalmente e fisicamente allora si potrà pensare a costruire delle trame offensive relazionali più interessanti, con giochi a due rapidi. Ma Gudmundsson è entrato male e svogliato ieri, giustificando in qualche modo la decisione di formazione.

Nel primo tempo gli esterni non sono stati efficaci, Dodò ha avuto sempre molto spazio per provare cross e situazioni pericolose ma non è mai stato in grado di creare una vera chance per le punte. Vanoli furioso l'ha tolto a fine primo tempo, sostituendolo col giovane Fortini (buona partita) che poi è passato a sinistra con l'ingresso di Kouadio. La scintilla offensiva è arrivata dalla certezza Mandragora, un bellissimo tiro che certifica le sue ormai note qualità balistiche.

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Per un gioco offensivamente piuttosto sterile ad esclusione degli spunti di Kean e della sua capacità di gestire i lancioni dei compagni, la difesa sembrerebbe sorridere. Pongracic ha disputato una più che discreta partita, sporcando l'occasione pericolosissima di Vlahovic. Anche il capitano Ranieri ha gestito bene i suoi uomini e rompendo la linea. Tuttavia è stato Pablo Marì il punto debole della fase difensiva viola. L'ex Arsenal è stato perennemente in difficoltà nella marcatura individuale sul 9 serbo e spesso lento nel sistemarsi col corpo. Una grande mano è arrivata anche dai centrocampisti, tra cui Fagioli, ancora un po' lento in regia ma efficace nella copertura con contrasti, intercetti e pressione a uomo.

Fiorentina-Juventus e il duello mitologico fra i 2 nove: Kean e Vlahovic

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La chiave della partita sta nella ricerca costante, da parte di entrambe le squadre, della propria punta. Se Kean viene cercato spalle alla porta, Vlahovic punta più sull'attacco della profondità. La punta della nazionale è stato l'MVP indiscutibile del match: 1 traversa che vibra ancora, 1 assist, 9 duelli vinti (di cui 7 aerei) e 4 falli subiti. Il suo lavoro spalle alla porta è fondamentale negli schemi dei toscani, dove l'appoggio verso Kean è la messa in cassaforte del pallone.

Nel primo tempo il 20 della Fiorentina è stato inarrestabile, Koopmeiners ancora braccetto sinistra era semplicemente inerme di fronte allo strapotere atletico e fisico dell'italiano. Nel secondo tempo l'apporto di Moise è andato calando, complice una condizione fisica generale della Fiorentina non invidiabile e la marcatura migliore di Kelly. Nonostante questi due fattori, Kean è riuscito a guadagnare una grande rimessa laterale al 90esimo inseguito da ben 6 uomini bianconeri. Vanoli e Gattuso possono sorridere, con un Moise Kean così...

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Per un Kean in formato da top europeo, c'è un Vlahovic a metà. Primo tempo di assoluto dominio anche da parte del serbo. Dusan ha fatto ammattire il centrale viola Marì: prima con un tunnel di spalle concluso con un rigore poi non assegnato e in seguito sempre sfuggendogli spalle alla porta, ma con un gran gol divorato. Da questo momento in poi Dusan esce dal match, anche a causa di un continuo e vergognoso accanimento razzista dei tifosi viola. Con la testa fuori dal match, il suo cambio arriva troppo tardi facendo sprecare tempo utile ai bianconeri.

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Se nel primo tempo Dusan riesce anche a gestire bene i palloni, con buoni tocchi e sponde per i compagni, nella seconda parte di gioco diventa spettrale e si innervosisce. Nonostante tutto, Vlahovic dovrebbe resettare la sua mente dopo questa partita e capire che sta proseguendo sulla strada giusta. Dall'arrivo di Spalletti gli è mancato spesso il gol, ma in alcuni momenti delle partite ha dimostrato qualità che solo pochissimi altri attaccanti hanno in questo campionato e forse, in Europa.