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curiosita
Nella bolgia di un calcio sempre più veloce e decisivo, il fischio dell'arbitro che indica il dischetto è uno dei momenti di massima tensione e potenziale svolta. Ma c'è uno schema dietro a queste decisioni? Esistono fischietti più inclini di altri a concedere un penalty dopo un'attenta analisi del VAR o un'azione lampo?
Abbiamo analizzato i dati dell'attuale campionato per tracciare un identikit dell'arbitro "da rigore", scoprendo tendenze interessanti e nomi ricorrenti che stanno segnando questa stagione. Un dato, quello della propensione al rigore, che viene analizzato con attenzione non solo dagli addetti ai lavori, ma anche dagli appassionati che frequentano i nuovi siti scommesse per le loro previsioni.
In una categoria a sé stante svetta Marco Guida. Con sei rigori assegnati e una media impressionante di 1.20 rigori a partita, Guida si distingue nettamente come l'arbitro con la soglia di intervento più bassa nell'area di rigore.
La sua presenza in campo è, per le squadre, un segnale inequivocabile: la difesa deve essere impeccabile, perché ogni contatto rischia di essere sanzionato con estrema severità.
Poco dietro il leader, troviamo un gruppo di arbitri per i quali il fischio del penalty è un'opzione frequente. Marco Di Bello e Maurizio Mariani, entrambi con una media di 1.00 rigore a partita (per un totale di tre e due rigori rispettivamente), guidano questa seconda fascia.
A loro si affiancano Luca Zufferli e Giuseppe Collu, che hanno concesso quattro rigori ciascuno. Sono arbitri il cui stile di gara suggerisce un'interpretazione rigorosa del regolamento in area di rigore, rendendo ogni incursione offensiva un potenziale punto di svolta.
In una posizione di equilibrio si collocano gli arbitri che hanno assegnato due rigori a testa. In questo gruppo, però, le medie per partita raccontano storie diverse: Francesco Fourneau (media 0.67) appare leggermente più propenso rispetto a Federico La Penna (0.50), Simone Sozza (0.40) e Valerio Crezzini (0.40). Sono fischietti che non si sottraggono alla decisione, ma la cui "generosità" è più contenuta e calibrata.
All'estremo opposto dello spettro, troviamo il gruppo più numeroso: quello degli arbitri che hanno concesso un solo rigore in tutta la stagione.
Da Daniele Chiffi (media 0.20) ad Alberto Ruben Arena (0.20), passando per Marco Piccinini (0.33), Antonio Rapuano (0.50), Livio Marinelli (0.33), Matteo Marchetti (0.50) e Andrea Colombo (0.25), questi fischietti mostrano una chiara filosofia. La loro reticenza a puntare verso il dischetto indica una maggiore tolleranza per il contatto fisico in area e una preferenza per un gioco più fluido e continuo.
Questi numeri non sono solo una curiosità. Per gli allenatori e gli analisti, la tendenza dell'arbitro di turno a fischiare o meno i rigori è un dato tattico fondamentale.
Affrontare una squadra con Marco Guida o Marco Di Bello richiede una disciplina difensiva quasi monastica. Al contrario, una partita diretta da uno degli arbitri del gruppo "parsimonioso" potrebbe autorizzare un gioco più fisico e aggressativo negli scontri di area.
In un campionato dove ogni dettaglio conta, conoscere il profilo dell'uomo con il fischietto non è un optional, ma una parte essenziale della preparazione. Perché in Serie A, a volte, la partita inizia ancor prima del fischio d'inizio, con l'analisi del nome dell'arbitro designato.
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