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Quattordici gol in tre anni. Che ruolo è? Un terzino offensivo? Un centrocampista? No, un attaccante. Beh quattordici gol sono pochissimi per un attaccante. Normalmente si fanno in una stagione sola e questo qui ne ha fatti quattordici in tre anni. No vabbè, è un attaccante fallito, bollito ormai, non può giocare in massima serie. Sicuramente i suoi tifosi hanno tirato un sospiro di sollievo quando è andato via.
Giovanni Simeone ha firmato un accordo con il Torino, che porterà nelle casse del Napoli circa sette milioni di euro... Forse pochi, per i prezzi esorbitanti che girano. L'attaccante argentino lascia Napoli dopo tre stagioni, in cui ha vinto due scudetti. Ha segnato quattordici gol in centotre presenze. Con la maglia azzurra, ha segnato all'esordio in Champions League, contro gli inglesi del Liverpool.
Eppure, al suo addio, ci sono stati cori ed applausi. Come mai?
Due scudetti, eppure, valgono a qualcosa. Non solo: il peso di quei gol, quanto vale? "Io amo il mare, da casa mia vedo il mare, poi c'è il traffico... Napoli è un po' come l'Argentina". Conferenza stampa di presentazione della gara di Champions contro i Rangers: dopo l'allenatore, parla Giovanni Simeone, che è arrivato a Napoli nel mercato di agosto, negli stessi giorni in cui arrivarono Raspadori e Ndombelè. Furono gli acquisti decisivi per consegnare - dopo trentatré anni - il terzo scudetto al Napoli.
Lui ne ha vinti due, ha esordito - e segnato alla prima - in Champions League contro il Liverpool. Poi, ecco, il peso dei gol: il gol contro il Milan a San Siro, su eccezionale cross di Mario Rui dalla sinistra, quello alla Roma al Maradona alla fine di gennaio. Che cosa ha trasformato quei sospiri in applausi, quando Simeone ha lasciato il Patini di Castel di Sangro, salutando i tifosi? Commosso, ed emozionato, al suo ultimo allenamento in maglia azzurra?
Settantasei gol in centotrentatre presenze. Victor Osimhen, dopo quattro stagioni al Napoli, lascia la Campania per andare in Turchia al Galatasaray: prima il prestito dell'anno scorso, poi il ritorno quest'anno. Sospiri di sollievo - appunto - quando c'è stata l'ufficialità del suo addio al Napoli. Eppure, i gol sono stati sensibilmente maggiori, e quanti di importanti, validi per guadagnare punti in classifica. Le lacrime di gioia contro la Roma all'Olimpico, la doppietta alla Juve nel 5-1, il gol scudetto all'Udinese... Che cosa ha trasformato gli applausi in sospiri di sollievo, quando Osimhen ha scritto su Instagram "Grazie Napoli", "salutando" i tifosi? Assente e disinteressato, dopo una serie di certificati medici?
Ecco, questa è la differenza. Il "secondo" attaccante, che risponde presente anche per pochi minuti, che lotta e combatte sui palloni che gli arrivano. Che ci mette la testa - letteralmente - per bloccare un contropiede offensivo. Il sorriso costante quando si raggiungeva la vittoria, la presenza nello spogliatoio ed in campo per supportare gli avversari. Ecco, queste sono le differenze, fra il divo e l'antidivo. E Napoli apprezzerà sempre l'antidivo non per la solita narrazione della carta sporca, ma perché tutte le squadre e tutte le città apprezzeranno sempre chi non farà sentire il proprio peso mentre la nave affonda, quando ad essa si sostituiscono tre allenatori. Si apprezzerà sempre chi andrà a sorridere a centoquattro - numero non casuale - denti dopo uno scudetto vinto da gregario, e non si apprezzerà mai colui il quale annerirà le foto d'azzurro Napoli dopo uno stupido video di tiktok.
Giovanni Simeone è l'esempio dell'antidivo che sale alla ribalta per merito e per umiltà. Lui, che proprio durante quella conferenza pre partita con i Rangers, disse: "Ho un diario su cui mi appunto cosa devo migliorare, e su eventuali debolezze dell'avversario". L'umiltà, il pregio del millennio, che manca ai tanti e che premia chi merita. Questa è la differenza fra un fischio ed un applauso.
Ad maiora, Cholito.
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