derbyderbyderby editoriali Jannik ed Enzo, Wimbledon e il Mondiale: a Londra sventola il tricolore

Orgoglio italiano

Jannik ed Enzo, Wimbledon e il Mondiale: a Londra sventola il tricolore

Sinner ed Enzo Maresca
Sinner conquista Wimbledon, Maresca trascina il Chelsea sul tetto del Mondo: due storie di riscatto che celebrano l’Italia a livello internazionale.
Vincenzo Bellino
Vincenzo Bellino Redattore 

Jannik Sinner e Enzo Maresca, due italiani sulle prime pagine dei quotidiani internazionali. Il primo ha riscritto la storia del tennis azzurro trionfando a Wimbledon (il primo a riuscirci) dopo aver piegato Carlos Alcaraz in quattro set, con quella calma feroce che solo chi ha sofferto davvero può indossare come un’armatura. Il secondo ha portato il suo Chelsea alla conquista del Mondiale per Club, travolgendo il PSG campione d’Europa per 3-0 in una finale archiviata già nei primi 45 minuti. Due trionfi, due percorsi, una nazione.

Entrambi italiani, entrambi figli di quella scuola di disciplina, tecnica e resilienza che continua a sorprendere il mondo. Una notizia che non farà certo piacere a chi fatica ancora ad accettare che il Trentino Alto Adige sia Italia a tutti gli effetti, ma che dovrà farsene una ragione. Così come Jannik ha dovuto farsi una ragione di quella sconfitta al Roland Garros, proprio contro Alcaraz, quando dopo aver dominato si è sciolto, risucchiato dalla pressione e dal talento feroce del rivale. Una botta devastante, psicologicamente. Ma è da lì che si costruisce la leggenda: metabolizzare il fallimento, attraversarlo, farselo amico. E poi tornare. Con più fame, più lucidità, più cuore.

Come Maresca. Esonerato dal Parma nella stagione 2020-2021, sembrava essersi perso, destinato a galleggiare tra panchine minori. E invece no: il ritorno accanto a Guardiola, la rinascita, la promozione con il Leicester e quella scintilla tutta italiana che ancora una volta continua ad incendiare Stamford Bridge. Ancelotti, Conte, Di Matteo… sarà che il color blue altro non è che la traduzione inglese di azzurro che fa rima con Italia.

Da un 12° posto al tetto del mondo, in due anni. Con una Conference, una qualificazione in Champions, e ora il Mondiale. Investimenti a pioggia, caos dirigenziale, critiche: ma poi arriva un italiano con le idee chiare, e le macerie si trasformano in progetto.

Ma in fondo, tutto questo – le vittorie, le redenzioni, le rinascite – non accadono mai per caso. Emblematica in tal senso la pellicola cinematografica Match-Point: “In un match di tennis, come nella vita, è meglio essere fortunati che bravi”. L'intro di Woody Allen non fa una piega, Sinner lo sa: agli ottavi era sotto 2 set a 0 contro Dimitrov, vicino all’abisso. Poi l’infortunio del bulgaro, un colpo di fortuna. Se Dimitrov non si fa male, forse Jannik è fuori. Ma è così che gira il mondo: un nastro che tocca il bordo, una caviglia che cede, un sorteggio più clemente. Poi però devi guadagnarti ogni centimetro. Puoi avere un tabellone agevole, ma la finale devi vincerla. Devi battere Alcaraz. Devi dimostrare di meritarti quel posto.

Lo stesso vale per il Chelsea di Maresca. Il PSG, dopo aver eliminato l’Inter, aveva superato in sequenza Atletico Madrid, Bayern Monaco e Real Madrid. Un percorso estenuante se paragonato a quello dei londinesi. Considerazioni che lasciano il tempo che trovano se ti imponi nettamente, dominando, con autorità. Chi vince, ha sempre ragione. Chi perde, avrà tempo per rifarsi.

Oggi il tricolore brilla in alto. Con un tennista che ha imparato a perdere per poter tornare a vincere, e con un allenatore che ha toccato il fondo prima di riscrivere il proprio destino. Due italiani, due percorsi diversi, una sola verità: nessuno arriva in cima senza passare dall’inferno. Ma quando ci arrivi, il mondo intero ti guarda. E applaude.