Due partite in una, cinque gol, 95 minuti di pura adrenalina. Il posticipo dell’Olimpico Grande Torino si trasforma in un vortice di emozioni che, alla fine, sorride al Milan. E sì: Pulisic ha davvero preso il Toro per le corna.
L'Editoriale
Pulisic, febbre da gol: il Milan ri-prende il Toro per le corna

L’avvio è tutto granata. Il Torino parte a mille e in appena venti minuti sembra indirizzare il match con l’uno-due micidiale Vlasic–Zapata. Il colombiano torna al gol in Serie A dopo il digiuno che durava dal 5 ottobre 2024, dalla sconfitta per 3-2 contro l’Inter, e dà l’illusione di una serata in discesa.
Lo scenario, poi, sembra rafforzare una tradizione recente: il Torino vincente in casa contro il Milan da tre stagioni consecutive. L’ultimo successo rossonero nel Piemonte granata risaliva al 2021, quel clamoroso 7-0 in un campionato segnato dalle restrizioni e dagli stadi semivuoti del periodo Covid, con Nicola sulla panchina del Toro e Pioli alla guida del Milan, campione d’Italia nella stagione successiva.
Restiamo però sul presente. Il Toro, esaltato contro le grandi — capace di fermare Lazio, Napoli, Roma e Juventus — sembra pronto a colpire ancora una volta. Dall’altra parte c’è un Milan incerottato e scosso dalla recente e dolorosa eliminazione in Coppa Italia contro la Lazio.

A riaccendere tutto serve un lampo: il capolavoro di Rabiot. Un gol che pesa come un macigno, soprattutto perché arriva in una sorta di “derby personale” per il centrocampista. Senza quella giocata, forse, non ci sarebbe stata rimonta. Ma il calcio, si sa, non vive di se e di ma.
Quella rete tiene in vita il Milan, che nella ripresa rientra con tutt’altro spirito, nonostante la resa anticipata di Leão intorno alla mezz’ora. Il portoghese rischia anche di saltare la Supercoppa, ma con un Pulisic così, Allegri può guardare al futuro con un filo di serenità in più.
Non avrebbe nemmeno dovuto giocare. Influenza? No. Febbre da gol. È questa la vera diagnosi per Christian Pulisic. In dubbio fino all’ultimo, entra in campo e lascia il segno immediatamente: gol al primo pallone toccato e doppietta in dieci minuti.
Un impatto devastante, che pesa enormemente sull’economia della classifica. Non è la prima volta che l’americano decide partite pesanti: dopo il gol nel derby di Milano, arriva un’altra firma pesante. Una sentenza.

Dal punto di vista granata, il colpo è duro. Il Torino arrivava già ferito: l’umiliazione contro il Como (1-5) e la brutta sconfitta di Lecce, chiusa dal rigore parato da Falcone su Asllani nel finale, avevano lasciato strascichi.
Eppure, contro il Milan l’approccio è stato giusto, intenso, convincente. Il 2-0 sembrava una garanzia. Poi, la luce si è spenta nella ripresa: il crollo fisico e mentale ha spianato la strada alla rimonta rossonera, anche per meriti evidenti di un avversario in crescita.

Le note liete per Baroni hanno due nomi precisi: Vlasic, in ottimo momento di forma, e il ritorno di Duván Zapata. Lo scorso anno Vanoli non ha potuto contare su di lui a causa del grave infortunio al crociato di inizio stagione. Ora resta da capire se, con il possibile rientro anche di Giovanni Simeone, il colombiano potrà diventare la chiave per invertire una tendenza di risultati troppo altalenante.
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