Nessuno, o forse pochissimi, avrebbero parlato ad Agosto di Inter-Como come una possibile sfida scudetto. Tuttavia, la realtà odierna è ben stupefacente: Inter seconda a 27 punti e Como quinto a 24 punti. Ai lariani basterebbe una vittoria per agganciare la finalista dell'ultima Champions League. Le ultime settimane dei ragazzi di Chivu mettono in luce una prospettiva diversa sul match. Essendo a tutti gli effetti un vero e proprio big match, i nerazzurri potrebbero faticare molto visto il trend negativo negli scontri diretti.
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Tra Chivu e Fabregas spunta… Vittorio De Sica: Inter-Como vista attraverso la lente di “Miracolo a Milano”

Al contrario, Fabregas sta costruendo una macchina infernale che non perde da Agosto e che gioca il miglior calcio della Serie A. Il banco di prova per ora è stato piuttosto semplice per il Como, ma già da sabato si capirà davvero quanto in alto potrà volare questo nuovo progetto. Dicembre, Milano, lotta di classe, magia e speranze: Inter-Como è "Miracolo a Milano" di Vittorio De Sica (1951).
La sinossi del film per Inter-Como
—"Miracolo a Milano" è un film molto particolare per il contesto culturale di uscita. Gli anni sono quelli dominati dalla corrente neorealista: dai film di Roberto Rossellini ai libri di Beppe Fenoglio, passando proprio per Vittorio De Sica. Il regista di Sora però non sta all'interno di rigidi confini di un movimento culturale, li oltrepassa.

Questo avviene grazie anche all'aiuto dello sceneggiatore Cesare Zavattini che fornisce a De Sica lo sceneggiato per il film milanese. Zavattini scrive infatti il breve romanzo "Totò il buono", appartenente al regno della fiaba e della favola piuttosto che alla crudezza concreta della resistenza. Il soggetto non è però esente dalla critica sociale e politica, anzi.
Il tema di fondo del film è l'esposizione delle diseguaglianze sociali causate dal dopoguerra (prima del boom economico), ma affrontate non con il linguaggio politico dell'efferatezza e della rivoluzione armata ma con quello della speranza e della comicità. Inoltre, l'introduzione del magico e del tema del sogno aprirà la strada a un nuovo filone dominato da Federico Fellini e dei suoi lavori sull'onirico all'interno del piano di realtà.
Il lungometraggio tratta quindi la storia del neonato Totò, trovato da un'anziana sotto le foglie di un cavolo. Dopo la morte della donna e il periodo in orfanotrofio, il giovane ragazzo si apre al mondo come un'anima pura e buona. Trasferitosi nella periferia milanese, qui riorganizzerà e recupererà una baraccopoli, trasformandola in una grande comunità autonoma e funzionante, formata solo da senzatetto.
La storia cambia quando viene scoperta l'esistenza del petrolio sotto i piedi della piccola società. Subito gli imprenditori borghesi e capitalisti milanesi si fiondano sul terreno, acquistandolo e cercando di far sgomberare la comunità. La resistenza dei senzatetto è invidiabile ed è aiutata dal dono di una colomba magica (da parte della donna adottiva di Totò) che può esaudire tutti i desideri. L'animale viene ripreso dagli angeli per un abuso delle richieste, ma verrà restituito nel momento clou del film. La collettività senza l'ausilio della colomba viene infatti catturata dalla polizia. Tuttavia, quando Totò recupererà l'uccello, riuscirà a far scappare tutti i poveri dai carri polizieschi per volare con delle scope sopra il Duomo.
Inter: l'arroganza e l'inettitudine della classe dominante
—L'Inter di Chivu non può non rappresentare l'élite milanese. Da sempre la squadra dei baùscia (gradasso), della Milano bene e di chi andava allo stadio in giacca e cravatta. Come i ricchi del film, i nerazzurri sono sì depositari della forza bruta e dell'autorità (calcistica) ma si rivelano dei completi inetti, ridicolizzati e buffi. Le loro armi, i loro soldi diventano inermi dinanzi alla semplicità e alla fantasia. Il gol di Giménez al 93esimo, il mattone di Adzic a partita conclusa, le papere di Sommer, i pali colpiti nel derby...
Una scena del film riprende i poliziotti disposti e intenti a caricare i poveri per sgomberarli. Durante l'attacco però il terreno si trasforma in ghiaccio e tutte le forze dell'ordine scivolano, cadono e capitombolano scherzosamente. L'Inter propone un'immagine simile ma difendendo e non attaccando. Quando i nerazzurri subiscono transizioni avversarie e contropiedi, molto spesso collassano e gestiscono in maniera puerile la ripartenza. Il baricentro è molto alto e solo Akanji e Bisseck sembrano in grado di fornire una buona copertura, correndo all'indietro. Dal gol di Pulisic a quello di Alvarez, la velocità si fa beffe della linea arretrata dei baùscia.
Un'altra immagine topica è legata all'offensiva dei ricchi/Inter. I comandanti cercano di ordinare l'attacco delle truppe con i lacrimogeni, ma la loro voce o è inesistente o è modificata in suoni ridicoli (come il canto del gallo). La squadra di Chivu offensivamente ha lo stesso problema: si dispone bene, si prepara all'attacco ma nel momento della conclusione, ecco che non esce altro che un sussulto. L'Inter crea molto a livello di quantità di gioco, ma soprattutto nei big match, concretizza pochissimo. L'esempio più critico di questo problema è l'underperfomance di Lautaro Martinez. Il capitano è davvero un vero e proprio fantasma negli scontri diretti, producendo un numero molto basso di xG.

Como: Fabregas e la colomba Nico Paz
—Il Como rispecchia il lato debole del film perché storicamente è una piccola squadra. Nella realtà dei fatti, la squadra del lago ha speso oltre 100 milioni quest'estate (più dell'Inter stessa) e altrettanti nella stagione passata. Dei Paperoni a tutti gli effetti... ma la qualità generale del Como rimane inferiore a quella interista, riuscendo a mantenere una certa coerenza con la visione del lungometraggio.
Fabregas come Totò ha rigenerato e costruito una vera comunità autonoma e funzionale partendo da un contesto di marginalità. Ha dato un'organizzazione e una struttura a un gruppo di giocatori eterogeneo e giovane, un contesto difficile da cui partire ma interessante per lavorare. Il suo 4231 rappresenta una squadra molto solida (soli 7 gol subiti, miglior difesa con la Roma), fluida e aggressiva. Triangolazioni, riaggressione, interscambi, costruzione dal basso. Tutto ciò che si richiede a una squadra moderna. Inoltre, anche alla piccola collettività lariana è arrivata una colomba magica e divina: Nico Paz. Il calciatore argentino realizza i desideri di tutti ed è capace di qualsiasi magia possibile nel rettangolo da gioco.
Il talento prossimo al ricongiungimento con la casa madre del Real sta disputando una stagione da MVP incontrastato del campionato italiano. 10 G+A in 14 partite, primo e unico ad aver raggiunto questa doppia cifra (5 gol e 5 assist, di cui è il re). Il trequarti di Fabregas è nella top 3 di tutte le statistiche avanzate: dai falli subiti (2.1) alla percentuale di dribbling riusciti (59%), passando per i tackle, i passaggi chiave (93) e i tiri da fuori. Nico Paz cura e rifinisce il gioco del Como, ogni pallone passa da lui e viene trasformato in un piccolo miracolo. Chissà, se anche i tocchi di Nico Paz riusciranno a far volare la squadra di Fabregas su delle scope sopra il Duomo...
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