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La rivalità tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund è sicuramente la più accesa e affascinanti del calcio tedesco. Due filosofie, due visioni, due mondi. Eppure, in questo contrasto così netto, esistono storie che mischiano i confini. Storie di giocatori che hanno cambiato casacca, scegliendo la via più discussa per raggiungere il successo sportivo: da Dortmund a Monaco. E a volte… ritorno.
Quando Robert Lewandowski arriva al Dortmund nel 2010, è un giovane attaccante polacco con tanto da dimostrare. Sotto la guida di Jürgen Klopp esplode, diventando uno degli attaccanti più temuti d’Europa. Gol, titoli, una finale di Champions League raggiunta nel 2013. Ma l’idillio ha una scadenza.
Nel 2014, a parametro zero, Lewandowski firma col Bayern Monaco. Il colpo è doppio: il Bayern si assicura il miglior attaccante della Bundesliga senza pagare un centesimo, e il Dortmund perde il suo bomber proprio nella squadra rivale. Un colpo al cuore per i tifosi gialloneri. A Monaco, Lewa scrive la leggenda: vince tutto, segna a raffica e si prende anche il record dei 5 gol in 9 minuti. Un tradimento che non ha mai trovato redenzione.
Mats Hummels è il caso più complesso. Cresciuto nelle giovanili del Bayern, trova spazio e gloria al Dortmund, dove diventa simbolo della squadra di Klopp. Difensore elegante, carismatico, leader. Ma anche lui, nel 2016, segue il richiamo della Baviera.
Il passaggio al Bayern fu una pugnalata per molti tifosi, ma nel 2019 succede qualcosa di raro nel calcio moderno: Hummels torna al Dortmund. Un ritorno che divide, ma che mostra anche una sfumatura umana: il bisogno di sentirsi di nuovo parte di qualcosa che andava oltre le vittorie.
Forse il caso più doloroso per i tifosi del BVB è stato proprio il trasferimento di Mario Götze, era “uno di loro”, un prodotto del vivaio, talento purissimo, simbolo della rinascita giallonera. Ma nel 2013, alla vigilia della finale di Champions proprio contro il Bayern, arriva la bomba che sconvolse il popolo giallonero: Götze ha una clausola, e il Bayern la paga. Tradimento e tempismo perfetti per far male.
Al Bayern non riesce mai a imporsi davvero, e nel 2016 torna al Dortmund. Un ritorno che viene digerito a fatica e non si conclude con il sapore della favola: infortuni, problemi di salute, rendimento altalenante. E quel gol nella finale dei Mondiali 2014, che gli valse la gloria eterna con la Germania, lo ha sempre tenuto sospeso tra l’idolo e l’oggetto misterioso.
Queste storie mostrano come la linea tra tradimento e scelta professionale possa diventare sottilissima nel calcio moderno. Per alcuni tifosi, cambiare maglia in nome dell’ambizione è inaccettabile. Per altri, fa parte del gioco. Ma una cosa è certa: Lewandowski, Hummels e Götze hanno lasciato un’impronta indelebile. Nei cuori, nei fischi e, a volte, negli applausi. Il prossimo capitolo? Chissà. Nel Klassiker, nessun ex è mai davvero solo un ex.
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