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QUANTI TALENTI IN PARAGUAY

Ex Brescia e Verona, Hugo Victor Mareco: “Ho messo all’asta le mie maglie contro il Covid”

BRESCIA, ITALY - JANUARY 30:  Victor Hugo Mareco of Brescia Calcio reacts to Kevin Constant of AC Chievo Verona during the Serie A match between Brescia Calcio and AC Chievo Verona at Mario Rigamonti Stadium on January 30, 2011 in Brescia, Italy.  (Photo by Dino Panato/Getty Images)

Mareco dal Paraguay: "Osservate Ivan Franco". Ibra sempre sorprendente. Libertadores, tattica Palmeiras contro gioco Santos

Redazione DDD

"Victor Hugo Mareco. L'ex difensore di Brescia e Verona tra le altre, che sta vivendo le ultime fasi della sua carriera in Paraguay con l'Independiente Fbc, ha raccontato vari aneddoti riguardo alla sua lunga carriera italiana, che l'ha visto giocare con mostri sacri come Baggio e Guardiola e giovani in rampa di lancio come Hamsik. Ecco le sue parole. IL COVID IN PARAGUAY E L'ASTA DELLE MAGLIE - "Anche qui, ora, la situazione si sta complicando un po', con tanti contagi e qualche difficoltà", racconta Mareco ai microfoni di "Taca La Marca", durante una diretta sul profilo Instagram, "Nei mesi scorsi abbiamo provato a dare una mano organizzando un'asta per vendere alcune delle mie maglie più prestigiose (tra queste, quelle di Baggio, Ronaldinho, Gamarra ecc). L'idea è nata con mia moglie, perchè qui molte persone sono in difficoltà economiche o hanno bisogno. L'anno scorso, quando è iniziata l'emergenza-COVID in Paraguay, è rimasto tutto chiuso, la gente non ha lavorato e alcune famiglie non riuscivano più a mangiare. Avevo tante maglie, non è stato facile separarmene (ride, ndr), ma dovevamo fare qualcosa per aiutare queste persone. Mi ha fatto piacere che in tanti si siano mossi per aiutare".

TURIN, ITALY - MARCH 20:  Alessandro Matri of Juventus (R) in action against Victor Hugo Mareco of Brescia Calcio during the Serie A match between Juventus FC and Brescia Calcio at Olimpico Stadium on March 20, 2011 in Turin, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

"MAZZONE - "Gli devo tanto, mi ha fatto esordire in Serie A (contro la Reggina, nel 2002) e mi ha dato tantissima fiducia, cosa non scontata in quel periodo per un giocatore di 18 anni che viene dal Sudamerica: è stato fondamentale per me, il miglior allenatore della mia carriera. Avevo 18 anni, mi ha insegnato tanto ed è una grande persona oltre che un grande tecnico: lo rispettavano e amavano tutti, me compreso. Anche se a volte avevo più paura di lui che degli avversari (ride, ndr). Tra un po' diventerò allenatore e lui è senza dubbio uno di quelli a cui mi ispirerò maggiormente: ha fatto esordire grandi giocatori, sapeva quello che voleva, sapeva sempre cosa fare nell'arco del match e soprattutto sapeva guidare il gruppo pur avendo giocatori fondamentali. Questa è la cosa più importante per un allenatore".

"PEP GUARDIOLA - "Al Brescia vedevo Pep come un compagno: era stato capitano del Barcellona, una leggenda che ha vinto tutto nel club, e giocare con lui fianco a fianco è stata una delle esperienze più belle della mia carriera. Non posso dire che mi sarei aspettato che sarebbe diventato un tecnico così determinante e vincente, però in campo era già un allenatore: si vedeva da come si muoveva, come giocava, da come sapeva sempre cosa fare. Non correva molto, ma sapeva guidare i compagni e parlava tanto. Vedere ciò che ha fatto col Barça e negli anni seguenti mi rende orgoglioso di aver giocato e imparato da lui al Brescia".

"IL DIVIN CODINO - "Quando eravamo in albergo, molte persone venivano appositamente dal Giappone o dalla Cina solo per farsi una foto con lui. Questo dà la dimensione della sua grandezza, però Baggio ha sempre mostrato una grandissima umiltà. Stare in panchina o vederlo giocare dal campo e in allenamento era sempre un piacere indescrivibile: era impressionante, devastante. In allenamento non sbagliava una punizione, mai. Il gol che mi ricordo maggiormente è il gol numero 200, al Parma, di cui ho una foto (Victor ha dietro di sè un muro tappezzato di foto dei suoi momenti al Brescia o nei vecchi club, ndr): Roby è solo in mezzo a 5-6 difensori tra cui c'era Matteo Ferrari, eppure riesce a fare una finta, tirare e metterla esattamente dove voleva. Ero in difesa in quel match, stavo giocando e sono rimasto a bocca aperta. Vi racconto un aneddoto. Ero in Primavera e giocavamo l'amichevole con la Prima Squadra, mister Menichini, il vice di Mazzone ci guarda e ci dice: "Occhio, perchè chi fa fallo su Roberto Baggio va a casa. Vi rispediamo da dove venite". Era poco dopo l'infortunio, però nessuno poteva toccare Roby o fare contrasti duri su di lui. Personalmente ero in soggezione e non facevo certi interventi per rispetto: far male, anche senza volere, a un giocatore come lui, voleva dire perdere molte chances di vincere tantissime partite. Quindi, anche se faceva tunnel o giocate spettacolari, in allenamento si andava "morbidi": con un altro giocatore avrei fatto qualche contrasto duro, Roby invece si era guadagnato un rispetto tale per cui ci andavamo piano".

"HAMSIK - "Arrivò giovanissimo, eravamo in Serie B e venne inserito in Primavera. Si allenava con noi, aveva una personalità incredibile e calciava indifferentemente col destro e col sinistro: era capace di tirare un rigore col destro e punizione col sinistro a pochi minuti di distanza. A 18/19 anni diventò titolare e sembrava che giocasse con noi da vent'anni: due/tre partite ed era rigorista. Parlava poco, si allenava duramente ed era un leader. Non mi sono stupito quand'è diventato un grande giocatore, è andato al Napoli e ha avuto una carriera di altissimo livello".

"CRAGNO - "Quando ero al Brescia, era molto giovane, si allenava con noi e aveva molta voglia e un ottimo istinto. Lo seguo su Instagram e non sono sorpreso che sia diventato uno dei migliori portieri in Italia: si merita tutto quello che sta ottenendo, era un grande professionista già da giovane, oltre ad essere un ragazzo molto buono e genuino".

"LA SERIE A E IBRA - "Ibra sta facendo la differenza nel Milan, e l'arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus ha dato un'altra spinta a una Serie A che negli ultimi anni aveva perso qualcosa ed era quasi diventata un torneo di passaggio verso la big di turno. Ora il vostro campionato sta tornando grande. Ibra è davvero sorprendente, non mi aspettavo che facesse così tanto la differenza. Quando ci giocavo contro, a me piaceva menare (ride), però con lui non si poteva scherzare: intervenivi e restava sempre in piedi, e non potevi andare oltre perchè un maestro d'arti marziali e ti intimidivi. Lui, fisicamente, era difficilissimo da marcare, così come Adriano: potevi mettergli addosso tre difensori, lui prendeva e andava via ugualmente. In quel periodo, in Serie A, c'erano due tipi di attaccanti: quelli che ti distruggevano fisicamente, "sdraiandoti" per terra come Ibra, Vieri e Adriano. E quelli che ti superavano con dei movimenti pazzeschi e imprevedibili, come Crespo e Trezeguet: un attimo prima li stavi marcando, un attimo dopo erano davanti a te e stavano segnando. Ti facevano impazzire, e lì capivi perchè erano diventati così grandi".

"DE ZERBI - "Ho giocato con lui al Brescia, era un ragazzo speciale e con un carattere davvero forte, con una personalità incredibile e un mancino letale: poteva mettere la palla dove voleva. Lavora bene, predica un bel calcio e riesce a farsi seguire dai giocatori perchè avendo giocato tanto sa gestire lo spogliatoio e sa esattamente quali sono le esigenze di ognuno. Ci sono tanti allenatori che magari capiscono molto di calcio e sulla carta sarebbero bravissimi, però non sanno guidare il gruppo, e a quel punto non serve a niente avere tutte quelle conoscenze perchè finisci col litigare e farti allontanare. Poi ci sono i tecnici come Mourinho, che non hanno mai giocato, ma sono perfetti perchè entrano nel cuore e nella testa dei giocatori. Roberto è la giusta via di mezzo, e secondo me è pronto per una big".

"UN TALENTO DAL PARAGUAY - "Ivan Franco è il miglior talento del paese: è un trequartista/seconda punta giovane e dalla buona tecnica, che sta crescendo bene e per crescere ulteriormente dovrebbe sbarcare in Europa, magari proprio in Serie A. Se non passi al livello successivo, è difficile proseguire in un percorso di crescita, perchè in Europa ormai a 18/20 anni si gioca in Champions League e si matura più velocemente. Personalmente credo che i giovani come Ivan Franco debbano fare un po' come ho fatto io, sbarcando giovani in Europa e crescendo in quel continente, magari attraverso qualche prestito che gli consenta di giocare e mettersi in mostra, non necessariamente per il club che li acquista".

"LA LIBERTADORES - "La finale sarà molto equilibrata. Il Palmeiras è molto forte dal punto di vista tattico, il Santos gioca molto bene: è difficile fare previsioni, anche perchè la gara secca, che c'è da poco in Sudamerica, aggiunge pressione ed emozioni. Personalmente tifo per il Palmeiras: il capitano è Gustavo Gomez (l'ex Milan), paraguaiano come me, ma può finire in tutti i modi".

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