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Pawel Dawidowicz,ex difensore di Verona e protagonista in Serie A, racconta la sua scelta sorprendente ai microfoni di Tuttomercatoweb: dopo appena tre settimane in Arabia Saudita, ha deciso di lasciare l’Al Hazem per tornare in Polonia, vicino alla moglie e al figlio piccolo. “I soldi valgono meno della mia famiglia”, spiega, ripercorrendo un’esperienza difficile tra regole sociali rigide, barriere linguistiche e ospedali quotidiani. Ora si allena con una squadra locale, pronto a valutare nuove opportunità in Europa, con la certezza che la carriera professionale non può mai superare ciò che conta davvero. Un racconto sincero, tra calcio, cuore e nuove priorità.
Pawel Dawidowiczracconta la sua breve esperienza in Arabia Saudita: “Sono rimasto solo tre settimane. Dopo è arrivata la mia famiglia: avevo un bimbo piccolo e mia moglie è incinta. Era davvero troppo difficile stare lì”. L’ex difensore del Verona spiega le difficoltà quotidiane: “Quasi ogni giorno dovevo andare all’ospedale per visite di controllo ed era complicato. Nessuno parlava inglese, forse tre persone in tutta la città. E le donne non possono uscire senza un uomo, devono rimanere coperte, solo gli occhi liberi”. Nonostante le offerte arrivate da club italiani, spagnoli e tedeschi, Dawidowicz ha deciso di dare priorità alla famiglia: “C’erano offerte, ma dovevo sistemare alcune cose personali. Il momento era delicato, e dovevo pensare prima di tutto a mia moglie e mio figlio”.
Tornato in Polonia, si allena con squadre locali e un personal trainer, aspettando l’opportunità giusta in Europa: “Ora voglio stare in Europa, mi manca l’adrenalina della partita e lo sfogo che solo il campo può dare”. Non manca uno sguardo al passato: “A Verona stavo bene, Tudor e Juric sono tra i migliori allenatori che ho avuto. Sono esperienze che ti restano dentro e ti aiutano a crescere”.Dawidowicz guarda anche al futuro della propria Nazionale e non solo: “Spero che Polonia e Italia si qualifichino per il Mondiale, se fossi allenatore punterei su giovani forti e stabili come Coppola”.
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