Porto, Pepe denuncia l’insulto razzista: “L’arbitro ha sentito tutto. È inaccettabile”
PORTO, PORTUGAL - MARCH 29: Danilo Pereira and Pepe of Portugal challenge Aleksandar Trajkovski of North Macedonia during the 2022 FIFA World Cup Qualifier knockout round play-off match between Portugal and North Macedonia at Estadio do Dragao on March 29, 2022 in Porto, Porto. (Photo by Octavio Passos/Getty Images)
Il capitano dei Dragoes ha risposto a una sola domanda dopo che il Porto ha raggiunto la finale di Coppa del Portogallo.
Dopo il trionfo del Porto contro il Famalicão (3-2, dopo i tempi supplementari), Pepe si è presentato all'intervista-flash del post partita per parlare del momento in cui si era infuriato con la squadra arbitrale, affermando di essere stato oggetto di un insulto razzista da parte del 26enne argentino Santiago Colombatto, centrocampista del Leon in prestito al Famalicão, e confermando che l'arbitro Manuel Mota non ha voluto intervenire in maniera disciplinare.
"È triste che succeda tra atleti di questo livello. Purtroppo l'arbitro non ha avuto il coraggio. Ha sentito perfettamente. Mi ha chiamato scimmia. Tutti sanno cosa vuol dire. Non sono uscito dal campo perché rispetto le persone che erano qui allo stadio e quelle che erano a casa a pagare per guardare la televisione. È spiacevole, perchè è accaduto ancora di più davanti all'arbitro. Ha sentito. Era agitato, ha detto che non era scimmia. Spero che la prossima volta il VAR lo vedrà, che si veda quello che ha detto", ha detto Pepe.
(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
"Sono il capitano del Porto e della Nazionale portoghese, rispetto la mia professione e penso che dobbiamo dare l'esempio, indipendentemente dal fatto che vinciamo o perdiamo. Non possiamo mai umiliare gli altri. In una partita come quella di oggi, con così tante telecamere e con un arbitro in camo, questo mi fa indignare", ha aggiunto. "Se proprio il capo in campo non ha coraggio, chi lo avrà? Ripeto, è inaccettabile. Gli ho detto che ero deluso da lui e non gli ho fatto i complimenti. Non se lo merita. Aveva l'autorità e le prove per cambiare qualcosa nel nostro calcio".