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Premier League: mille tifosi allo stadio troppo pochi, stop ai test per la riapertura

La speranza del Brighton...

La Premier League chiede al governo la possibilità di condurre dei test per la riapertura degli stadi con più di mille spettatori, attualmente limite massimo concesso.

Serena Calandra

Riapertura stadi si, riapertura no? E' questo il grande dilemma che già da diversi giorni circola nell'ambiente sportivo, coinvolto in una rivoluzione che porterebbe all'esclusione dei tanti tifosi in fibrillazione per la risposta ancora in fase di valutazione. Intanto la Premier League ha ufficialmente chiesto al governo la possibilità di condurre dei test per la riapertura degli stadi con più di mille spettatori, attualmente limite massimo concesso. Così la Lega inglese ha spiegato in modo diretto la propria posizione: "Mille sostenitori non forniscono alcuna opportunità di testare e valutare adeguatamente le misure progettate per massimizzare la sicurezza dei tifosi stessi"- ha proseguito uno dei portavoce chiamato in causa -  "non solo non ci sarebbe granché da imparare ma ogni partita porterebbe anche pesanti perdite economiche per i club, costretti comunque a predisporre costose misure precauzionali a tutela degli spettatori".

Nelle scorse settimane il governo britannico sembrava disposto a dare il via libera e quindi procedere con la graduale apertura degli impianti a partire dal primo ottobre ma alla luce degli ultimi dati, che hanno mostrato un significativo aumento dei nuovi contagi, c'è stata una brusca frenata. A seguito di ciò  gli stessi club della massima divisione hanno così deciso di "rinviare lo svolgimento di eventi di prova fino a quando non verrà autorizzato un numero sufficiente di tifosi a tornare sugli spalti, così da consentire lo svolgimento di test più approfonditi".

Dai calcoli effettuati intanto è stato riscontrato che ogni mese di calcio senza spettatori, il danno economico del movimento inglese (di tutte le sue categorie, non solo la Premier), e della stessa economia locale e nazionale, va oltre i 120 milioni di euro, rappresentando una seria minaccia anche sulle prospettive occupazionali di oltre 100.000 individui.

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