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PSG-Atalanta, dal campo da calcio alla cucina: chi vince a tavola?

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Parigi e Bergamo si affrontano anche a tavola: foie gras, crêpes e croissant contro casoncelli, polenta e formaggi DOP. Una sfida tra eleganza francese e sostanza lombarda, con un verdetto che dipende solo dal palato
Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi

Mercoledì 17 settembre, ore 21.00. Il PSG di Luis Enrique aspetta l’Atalanta di Ivan Juric per la prima giornata di Champions League. Mentre al Parc des Princes è tutto pronto per il fischio di inizio, nelle case di Bergamo e Parigi le televisioni sono accese e le tavole apparecchiate. Sul campo, i campioni in carica partono nettamente da favoriti: il PSG è elegante, rodato e quasi infallibile, come la brigata di un ristorante stellato. Eppure, c’è sempre chi ai piatti gourmet preferisce i sapori rustici, semplici e robusti, proprio come l’Atalanta.

Cosa succederebbe se PSG-Atalanta si disputasse con le gambe sotto al tavolo? Abbiamo provato a immaginarci un match molto particolare, senza Dembélé, Doué e Kvaratskhelia, né Ederson, Scamacca o Lookman. Non per via di infortuni o separazioni in casa, ma perché a giocare, questa volta, saranno i piatti forti della cucina francese e bergamasca. Bon appétit.

Primo tempo: l’Atalanta scende in campo

PSG Atalanta
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La squadra orobica parte con grinta con un 3-4-2-1, schierando in difesa i formaggi DOP delle valli: Taleggio, Bitto e Formai de Mut. A centrocampo, a dare solidità, c’è ovviamente la polenta in tutte le sue varianti: taragna, concia, abbinata a formaggi fusi o selvaggina. Sulle fasce corrono i casoncelli (casonsei per i locals), i ravioli freschi di carne immancabili in ogni trattoria che si rispetti, e gli scarpinocc, l’alternativa relativamente vegetariana, ripiena di formaggio, uova, burro e pan grattato. In attacco, una sorpresa: glioselì scapacc (uccellini scappati), degli spiedini di involtini di carne e pancetta; non ci sono veramente degli uccellini nel piatto, per questo si dice che sono “scappati”.  A difendere la porta, a tutta dolcezza e effetti speciali, la polenta e osei: un dolce tipico di Bergamo Alta, composto da una “polenta” pan di spagna, marzapane e crema al burro, guarnita da uccellini di cioccolato. La Dea in cucina gioca con forza, concretezza e tradizione.

Secondo tempo: il PSG risponde con classe

PSG Atalanta
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Ma i francesi non sono tipi che si lasciano intimorire. Il 4-3-3 del PSG mette in campo tutta la varietà della sua haute cuisine. Perno della difesa è la famosa soupe á l’oignon gratinée, la zuppa di cipolle servita nella classica cocotte di ceramica, ma a dirigere il gioco a centrocampo è il foie gras, capace di dettare i tempi con eleganza, servito con pan brioche e burro di Normandia. A dare dinamicità ci pensano le coscette di rana, versatili e imprevedibili, e le escargot servite con burro e prezzemolo, per palati raffinati forse, ma micidiali come un contropiede ben piazzato. In attacco troviamo il Camembert e il Brie, a pasta molle e soffice crosta bianca, e il Roquefort, un erborinato di pecora dalle striature blu come punta di sfondamento. Sono i formaggi francesi più famosi, davanti a cui crolla ogni difesa avversaria. Tra i pali, non può che esserci il croissant: nessuno può resistere alla sua forma a mezzaluna, al suo colore bruno-dorato e al suo raffinato profumo burroso. Neanche chi giura di non amare particolarmente i dolci. Quella di casa PSG è una cucina che punta su tecnica, stile e un tocco di spettacolo.

PSG-Atalanta: sostanza vs eleganza

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Anche questa volta, si tratta di gusti. Bergamo domina quando si tratta di piatti robusti e sapori montani, Parigi incanta con classe e gusti ricercati. Almeno sulla tavola, il verdetto resta aperto: se hai fame di tradizione e solidità, allora sei dalla parte della Dea; se cerchi eleganza e creatività, sei più da bistrot della Ville Lumière.