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Stefano Cusin: “L’Iran ha capito al volo la gravità del virus, no alle porte chiuse, torneremo in campo a fine aprile”

Il tecnico italiano in Iran racconta tutto

Le parole di Stefano Cusin, allenatore del club iraniano Shahr Khodro Fc. Cusin è oggi in quarantena in Italia.

Redazione DDD

Stefano Cusin oggi allena il Shahr Khodro Fc, club della massima divisione in Iran. E tramite le pagine di TuttoMercatoWeb ha deciso di raccontare la sua avventura, dedicando un’attenzione particolare, e inevitabile, alla delicata situazione attuale di emergenza Coronavirus: “Avevo avuto l’opportunità di andare 3 volte in Iran, quando allenavo negli Emirati Arabi, visto che abbiamo sempre affrontato una squadra persiana nei gironi della Champions asiatica. Per questo ho studiato le squadre, ho visto partite, giocatori e sono rimasto sempre colpito dagli stadi pieni e dal calore della gente. Gli iraniani sono persone semplici, ma molto calorose e aperte. Coronavirus? Per quello che ho visto, in Iran è semplicemente arrivata presto la percezione reale del pericolo. Già un mese fa abbiamo smesso di darci la mano con gli avversari per evitare possibili contagi e anche durante gli allenamenti avevamo smesso di cambiarci negli spogliatoi, facevamo tutto all’aperto. Sono cambiate rapidamente le abitudini di tutti i giorni. I dottori fin da subito aveva guanti e mascherine, ci davano dei kit sanitari ad hoc e ci consigliavano di cambiare spesso i guanti. C’è stata fin da subito cultura e informazione in merito, anche grazie alla tv nazionale e alle radio”.

La situazione di Cusin: "Io vivo in hotel. Ero abituato a vedere tanta gente, ma nelle ultime settimane non c’era più nessuno, solo io e 2-3 giocatori. Il pranzo non lo servivano più al ristorante, dovevamo chiamare, ordinare e farcelo lasciare davanti alla camera, senza contatti. Abbiamo provato a giocare senza pubblico, ma il calcio senza tifosi non può esistere. Nei giorni scorsi, per esempio, doveva esserci lo scontro al vertice fra Sepahan e Persepolis, ma le squadre si sono rifiutate di giocare a porte chiuse. Fin da subito si è capito che il calcio non può essere più importante della salute, quindi si è fermato tutto, allenamenti compresi. Si potrà ricominciare non prima della seconda metà di aprile. Sono stato in quarantena volontaria in Iran e prima di partire ho fatto il tampone. Sono partito da Teheran, quindi Francoforte e poi Italia, durante il viaggio avevo tutto: mascherine, guanti, gel e mi cambiavo anche i vestiti via via. Ovviamente ho contattato le autorità sanitarie italiane e una volta a casa mi sono messo nuovamente in quarantena”.

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