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I CENTO GIORNI ARABI DELL’ALLENATORE GLOBETROTTER

Tramezzani in Arabia: “Io e mia moglie vivevamo separati, ho mollato in un minuto”

Davide Capano

Il tecnico italiano, tornato recentemente per la terza volta al Sion in Svizzera, racconta l’avventura in Arabia Saudita alla guida dell’Al-Faisaly

Paolo Tramezzani, che a inizio luglio era sbarcato in Arabia Saudita sulla panchina dell’Al-Faisaly, ha raccontato sulle pagine de “Il Foglio Sportivo” il perché ha lasciato il club della Saudi Professional League, spiegando il ritorno al Sion, in Svizzera.

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“Vivevo ad Harmah, moglie e figlia invece a Riyad, a distanza di due ore di autostrada – svela il tecnico di Castelnovo Monti nell’intervista rilasciata a Furio Zara –. Harmah è un villaggio che pare galleggiare in un tempo lontano. Riyad è una città avveniristica, proiettata nel futuro, un’oasi di acciaio e tecnologia. Vivere divisi era un problema, anche questo ha pesato sulla scelta di tornare in Europa. Ad Harmah giravo sempre con pantaloni e maniche lunghe, nonostante i quaranta e passa gradi, un inferno. Era per rispettare le loro abitudini, così come mia moglie teneva sempre il velo”.

“Sì, per una donna lì è tutto più complicato – continua Tramezzani –. Quando sono andato a prendere mia moglie all’aeroporto non ho potuto abbracciarla, è un gesto ritenuto sconveniente. Al ristorante non potevamo entrare insieme, uomini e donne hanno ingressi separati.Ovviamente zero alcol. Niente vino, niente birra. E dire che ogni tanto a tavola io e Elisa ci guardavamo: ma un bicchiere di vino, no? Il vino lo trovavi al mercato nero, ma anche no, grazie: è un rischio altissimo. Qualcosa si muove nella direzione dei diritti, ma è ancora poco:da un paio d’anni le donne possono andare allo stadio, ma sono ghettizzate nel posto più brutto, in uno spicchio scoperto, ci sono solo loro e non possono spostarsi da lì”.

Poi mister Paolo spiega gli allenamenti in terra saudita: “Ad Harmah passavo al campo tutte le mie giornate: avevo un traduttore, organizzavo gli allenamenti in base alle preghiere.Tutta la vita degli arabi è scandita dalla preghiera. I miei giocatori pregavano sette volte al giorno. Alle quattro e mezza e alle sei meno un quarto sentivamo le campane delle moschee e allora ci si doveva fermare tutti. Non è facile se vuoi fare calcio in un certo modo ma devi essere elastico e personalmente credo che ogni esperienza serva ad arricchirti. È stato così anche stavolta”.

Alla fine l’ex allenatore di Livorno, APOEL Nicosia e Lugano ha mollato. “Ho risolto il contratto in un minuto – conclude –, senza problemi, hanno capito le mie esigenze e le difficoltà di una vita normale. Mi hanno ringraziato, ho fatto lo stesso io per la bella opportunità che mi avevano offerto: se non fosse stato per il Sion difficilmente avrei lasciato l’Arabia”.

Intanto, come riporta tio.ch, la terza avventura di Tramezzani sulla panchina del Sion è iniziata domenica scorsa con una sconfitta beffarda in casa allo Stade Tourbillon, arrivata al 90esimo quando Zhegrova ha infilato il gol decisivo che ha consegnato i tre punti al Basilea, nonostante i renani fossero rimasti in dieci al minuto 88 a causa dell’espulsione di Cömert.