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DAL MARSIGLIA ALLA CITROEN...

Villas-Boas si dà al rally: troppa rivalità fra Porto e Benfica e poi quei derby di Londra…

MARSEILLE, FRANCE - OCTOBER 27: Andre Villas-Boas, Head Coach of Marseille and Pep Guardiola, Manager of Manchester City embrace after the UEFA Champions League Group C stage match between Olympique de Marseille and Manchester City at Stade Velodrome on October 27, 2020 in Marseille, France. Football Stadiums around Europe remain empty due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in fixtures being played behind closed doors. (Photo by Alex Caparros/Getty Images)

Andres Villas-Boas tra calcio e...rally

Redazione DDD

Andres Villas-Boas, in attesa di una panchina, sta lanciando la sua Citreon C3 nel corso del Rally de Portugal: "Si soffre molto", ha dichiarato a The Athletic. “È un evento di cinque giorni: due giorni di ricognizione, tre giorni di rally. Dodici ore al giorno in macchina. Uso il rally per staccare”, dice. “Qui in Portogallo, il calcio è lo sport più grande, le rivalità tra Porto e Sporting e Benfica sono intense. Ma nei rally ti dimentichi del calcio. Le rivalità scompaiono". Ma questa passione per i motori? "Mio zio Pedro è stato fondamentalmente il fondatore delle competizioni fuoristrada in Portogallo", spiega Villas-Boas. "Ha fatto la Parigi-Dakar due volte".

 (Photo by Christian Alminana/Getty Images for Laureus)

(Photo by Christian Alminana/Getty Images for Laureus)

Si torna al calcio: "I miei successi con il Porto saranno sempre i miei risultati più importanti, perché il Porto è il club della mia città", afferma. “Li ho raggiunti subito ma sono stati anche i più difficili, perché sono arrivati ​​in un momento della mia vita in cui dentro di me avvertivo la tensione di lavorare da tifoso ogni santo giorno. Sono stato e sarò tifoso del Porto per tutta la vita. Quando compirò 50 anni, sarò tifoso da 50 anni”. La sua nomina al Chelsea nell'estate del 2011 era poi sembrata organica, il passo successivo naturale della sua carriera, segnata dai derby di Londra. Era la fine di ottobre del 2011, avevano vinto sei partite su otto in Premier League, perdendone solo una. Poi, in un derby pirotecnico di West London a Loftus Road, contro il Chelsea è stato dato un rigore dopo 10 minuti che è diventato l'unico gol della partita a favore del Qpr e all'intervallo i Blues erano rimasti in nove uomini a causa di due espulsioni. Seguì una vittoria ai supplementari contro l'Everton in Coppa di Lega, poi però una sconfitta casalinga per 5-3 contro l'Arsenal. Il Chelsea era passato due volte in vantaggio e aveva pareggiato con Juan Mata per il 3-3 a 10 minuti dalla fine, poi però doppietta di Robin van Persie e vittoria dei Gunners nel derby londinese. “Fino a quel momento giocavamo un buon calcio. Aperto", ammette. Ma come nel caso di Rafa Benitez e della marcatura a zona al Liverpool, concetti come la linea alta di Villas-Boas sono diventati una fissazione per gli esperti e hanno incontrato una grande resistenza culturale prima di diventare in seguito la norma in Inghilterra. E i risultati nei derby alla lunga diventarono fatali per la parabola di Villas-Boas.

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