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PAROLA DI DENIS

Denis Godeas: “Juventus? Non è la più forte. Tra Lukaku e Lautaro…”

Una carriera legata alla Triestina, che ha abbracciato in diversi momenti della propria storia. Denis Godeas ha ha parlato delle tappe salienti della sua carriera, spostando poi il focus sull’attualità scudetto di Inter, Milan e Juventus

Redazione DDD

Denis Godeas senza mezzi termini: “Considero la Triestina come una seconda casa, tanto che una parte della mia famiglia è ancora lì. Sono cresciuto lì, dal settore giovanile all’esordio. Diciamo che il record non l’ho cercato, è semplicemente successo e mi riempie di soddisfazione. Purtroppo la Triestina ha attraversato diversi momenti difficili e per cui è stata spesso costretta a fare dei sacrifici sul mercato. Se fosse dipeso da me sarei rimasto lì a vita, visto che sono legatissimo al mio territorio. Diverse volte il club è stato costretto a cedermi per monetizzare, una dinamica che fa parte del calcio e che adesso comprendo al meglio. Anche se non ho mai voluto andar via. Sono stato fortunato a tornare, mi ha fatto piacere percorrere qui gli ultimi step della mia carriera e diventare uno dei pochi che hanno segnato dalla Serie A alla Terza Categoria”.

Dal Friuli alla Sicilia, sempre Godeas ai microfoni di FootballNews 24. 25 gol in due stagioni al Messina dal 2000 al 2002, ma soprattutto l’esperienza nel grande Palermo dei Campioni del Mondo: “Sono stato fortunato, perché nella maggior parte delle squadre in cui ho giocato sono stato trattato bene. A Messina è stata la prima volta lontano da casa, abbiamo vinto subito il campionato e da qui ho iniziato a ragionare come calciatore vero. A Palermo c’era una dimensione diversa, si giocava in Serie A. L’ambiente mi è rimasto nel cuore e la squadra era fortissima, basti pensare al primo giorno d’allenamento. C’erano Toni, Zaccardo e Barzagli, che da lì a poco sarebbe diventati Campioni del Mondo. Difficile sceglierne uno, ma se devo fare un nome dico Barzagli. Prima di tutto per la carriera, poi per l’applicazione e la semplicità con la quale si allenava. È indubbiamente il difensore più forte con cui abbia mai giocato”. Il gol al Delle Alpi, contro la Juventus? Con quella squadra hai messo a segno un gol pesantissimo in Coppa Uefa contro lo Slavia Praga, in una competizione che il Palermo non assaggiava da 35 anni: è vero che segnare in Europa ha un sapore diverso?

Godeas sulla Juventus: “Pirlo è bravo, ma poco esperto. E Morata…”

In rosanero ti sei tolto la soddisfazione di segnare alla Juventus, che hai incontrato poi in Serie B con la maglia del Mantova. “Confesso che mi sono goduto i gol che ho fatto diversi anni dopo averli segnati. Mi fa molto piacere rivederli ora, ma quando giocavo ero talmente concentrato a fare bene che ciò non succedeva. Sul momento, mi sono goduto poco l’attimo. E chiaramente ero felice se le cose andavano bene, per me e per la squadra. Per caratteristiche sono sempre stato freddo, il che mi permetteva di godermi poco l’emozione e il calore attorno a una partita. Ma mi faceva svolgere bene il mio lavoro”.

A proposito di Juventus, i bianconeri vivono una stagione ricca di luci e ombre. Come giudichi finora il campionato di Pirlo? “Penso che la Juve abbia cambiato molto. Se guardiamo la rosa, a mio parere è forte ma non quella migliore di tutti. Ha anche calciatori molto più giovani rispetto a quelli che è abituata ad avere, qualche difficoltà fa parte del percorso. Pirlo è bravo ma è poco esperto, il che dimostra come l’allenatore sia un mestiere diverso dal calciatore. Analizzandola, il centrocampo ha delle lacune, così come l’attacco che ha solo una punta centrale. Morata, inoltre, non lo vedo come uno su cui puntare per vincere in Champions League. Fermo restando che vi sono tanti giocatori importanti. Nella Juventus si è giunti alla fine di un ciclo che prima o poi doveva accadere. Nel complesso, non è una situazione che richiede negatività, visto che alla fine porterà qualche trofeo a casa e riuscirà a qualificarsi in Champions”.

Godeas, tema Inter e Milan: “Lukaku fondamentale, Ibrahimovic devastante”

D’altro canto, l’Inter viaggia spedita verso lo Scudetto. Da ex attaccante non posso non domandarti un commento su Lukaku e Lautaro, coppia da più di trenta gol stagionali: qual è la loro forza e tra i due con chi avresti preferito giocare? “È palese che per come giochi l’Inter ora, Lukaku è assolutamente fondamentale. Ho avuto la fortuna di incontrare Conte sul campo, da avversario, e ho anche parlato con lui della sua idea di calcio. Romelu è il suo attaccante ideale, visto che il gioco dell’Inter si appoggia molto sulla punta centrale fisica attorno a cui far ruotare uno più mobile. Con il belga avrei faticato di più, quindi mi avrebbe fatto più ‘comodo’ Lautaro. Ibra? Se non avesse avuto stimoli, Ibrahimovic non continuerebbe a giocare nel Milan, né lo farebbe solo per soldi visto che non è di certo un suo problema. Lui è devastante e riesce a stare sempre sul pezzo. Ibra ha voglia di dimostrare di essere forte e il campo gli dà ragione. Anche perché è stato intelligente dal punto di vista del gioco, divenendo più statico. Prima correva molto di più per il campo, oggi è rimasto ad alti livelli giocando in una porzione di campo più ridotta. Trattando la palla come un trequartista e capendo anche di non poter giocare più tre partite a settimana per intero”.

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