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Anche in Sardegna c’erano i Guelfi e i Ghibellini: nessun derby è stato mai così acceso come Sorso-Sennori

Un Sorso d'epoca, nella forto dell'Associazione Vecchie Glorie Sorso per l'Unione Sarda

Differenze economiche, linguistiche, sociologiche e sportive

Redazione DDD

Cagliari-Torres è la più nota, Ilva-Arzachena molto sentita, Carbonia-Iglesias è una delle più antiche, come del resto Tempio-Calangianus e tante altre sfide del pallone sardo. Ma chi ha un po' di dimestichezza col calcio isolano non può ignorare che nessuna rivalità negli anni '70 e '80 ha mai raggiunto le note di colore e l'intensità di quella tra Sorso e Sennori, due paesi della Romangia separati da un lembo di terra, ma storicamente divisi su tutto. Innanzitutto la lingua, a Sennori si parla il sardo, a Sorso il sassarese, Sennori era un paese di commercianti (specie di olio), Sorso di ortolani. E poi il carattere, più misurato quello dei sennoresi, straripante e forse un po' stravagante quello dei sorsensi, che per primi hanno conosciuto il calcio a grandi livelli, ad inizio anni '60, quello della serie D nazionale, in cui il Sorso ha militato con grande onore. Il Sennori calcio iniziò a far parlare di sé solo dal 1968, anno della sua fondazione. La penna di Argentino Tellini, sulle colonne de L'Unione Sarda, ha disegnato un contesto storico e sociale molto affascinante e molto puntuale.

Il derby dei derby in Sardegna

In pochi anni i due paesi, anche nel calcio, erano diventati come i Guelfi e Ghibellini. Furono stagioni di risse, improperi e insulti vari, ma poi venne finalmente il giorno della pace, si fa per dire. Era una domenica assolata di maggio del 1975, ultima partita del campionato di Prima Categoria, col Sorso primo in classifica impegnato in casa nella sfida contro il Perfugas, che si trovava a metà graduatoria e non aveva più nulla da dire al torneo. Sarebbe dovuta essere quindi una formalità per i padroni di casa: la vittoria, i due punti e il salto di categoria. Questo sulla carta, nella realtà invece quella partita per il Sorso si trasformò in un incubo. Un risultato via l'altro, i tifosi più accesi, gli ultrà di quei tempi, comunque erano più stravaganti che cattivi, con un senso della battuta e della goliardia a dir poco straordinari, uno dei marchi di fabbrica di Sorso. Pesciolino, Luciano il Rosso, Puschaccioni, Pancetti, Gege, Efisio Palandria a Sorso erano tra i tifosi più famosi, oggi diventati autentiche leggende. Vannuccio Gaspa, sassarese, classe 1956, fu per tanti anni capitano del Sennori, a cavallo degli anni '70 e '80. Mastino implacabile, giocava accanto a calciatori bravissimi, tutti sassaresi, del calibro di Gesuino Pilo, Angioletto Satta o Graziano Carta. "Giocare il derby col Sorso era uno spettacolo, anche 6mila persone sugli spalti - spiega - Io ne ho giocati 18. Il Madau era una bolgia, con un tifo infernale, ma anche il Comunale di Sennori in quelle sfide si riempiva sino all'inverosimile. L'arbitro al Madau era spesso intimorito, come del resto i giocatori avversari. Noi però ci siamo tolte belle soddisfazioni".

I derby naturalmente continuarono, animati da incredibili e prestigiosi personaggi. Basti pensare che in quegli anni a guidare per due stagioni la panchina del Sorso fu niente di meno che Tavares Da Silveira, meglio noto come Amarildo, il campione del mondo brasiliano di Cile 1962, che a Sorso trovò la sua seconda patria. Amarildo in quell'ambiente scoppiettante fu sicuramente la ciliegina sulla torta. Il suo carattere si sposava perfettamente con quello dei sorsensi, dai quali tuttora è ancora amatissimo. Furono anni di grande calcio. Tra i sorsensi basterebbe citare Gavino Farru, Piero Delogu e Gavino Santoni, ma la lista sarebbe davvero lunga, come quella del Sennori del resto.

 

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