derbyderbyderby calcio italiano ESCLUSIVA – Melli: “Pellegrino potenziale enorme. A Bernabé manca continuità. Chivu? Vi dico questo…”
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ESCLUSIVA – Melli: “Pellegrino potenziale enorme. A Bernabé manca continuità. Chivu? Vi dico questo…”

Filippo Montoli
Filippo Montoli
L'ex attaccante analizza il momento di Parma e Milan soffermandosi su alcuni singoli e su cosa può fare la differenza
00:08 min

In un'Italia alla ricerca disperata di attaccanti che segnino, uno come Alessandro Melli farebbe certamente comodo. L'ex attaccante del Parma ha giocato negli anni in cui il nostro calcio era superiore a qualsiasi altro e dove di centravanti con il fiuto naturale per il gol se ne trovavano tanti. Melli, con la rete, ha avuto un rapporto privilegiato, tanto da diventare al suo tempo il miglior marcatore dei Ducali. Attualmente è secondo, superato pochi anni dopo da Hernan Crespo.

Nella sua carriera quasi ventennale, Melli ha vestito le maglie di Parma, Modena, Sampdoria, Milan, Perugia e Ancona. Il suo cuore, però, è sempre rimasto gialloblù e oggi continua a seguire la squadra emiliana con la stessa passione con cui ne vestiva la maglia. In esclusiva per DDD, Melli ha voluto parlare delle sue impressioni sulla squadra allenata da Carlos Cuesta. Inoltre, in vista del derby di Milano in programma domenica sera, ha raccontato l'indimenticabile esperienza in maglia rossonera, oltre a analizzare il match.

Melli: "Pellegrino può diventare un grande centravanti"

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Hai trascorso la maggior parte della tua carriera a Parma, nel grande Parma degli anni Novanta. La nuova società ha deciso di puntare in particolare quest'anno su squadra e allenatore giovani. È troppo rischioso o, dopo un primo anno di assestamento, questo club può diventare una sorpresa?

"È da quando è arrivata che questa proprietà segue questa direzione. Qualche anno fa infatti prese Enzo Maresca, prima che diventasse il grande allenatore di oggi. Al tempo però non ebbe abbastanza tempo per fare bene. La speranza è che Cuesta faccia meglio. Secondo me sta facendo discretamente bene, ma va aspettato. Ha grandi potenzialità, quindi è ancora da valutare. Le prossime tre gare sono fondamentali per capire tanto di questo aspetto. Verona, Udinese e Pisa sono fondamentali per lui.

La squadra gioca bene e sta bene mentalmente, purtroppo ha diversi infortuni. È però una squadra che paradossalmente fa meno bene con le "piccole" rispetto che con le "grandi". Per questo i prossimi impegni sono fondamentali per capire dove si vuole arrivare".

Tu sei stato un grande attaccante. Oggi, nel Parma, tutti gli occhi sono rivolti a Mateo Pellegrino. Che giudizio dai su quanto fatto finora? Può ambire a diventare un grande centravanti?

"È il classico centravanti d'area di rigore molto bravo nel far salire la squadra. In questo è molto bravo. Lotta su ogni pallone. Di testa poi è fortissimo. In questo aspetto per me è uno dei migliori, e non solo in Italia. Deve però migliorare dal punto di vista della corsa e della tecnica. Lì serve un lavoro continuo e solo migliorando questi può diventare un attaccante di un certo livello. Le potenzialità però ci sono e il carattere anche. In questo gli argentini sono i migliori. 

Un altro tassello importante della squadra è Bernabé. È forse il giocatore con più qualità nella rosa. Ha solo 24 anni, ma ancora non riesce a trovare continuità. Che idea ti sei fatto di lui?

"È arrivato a Parma molto giovane sorprendendo un po' tutti per la qualità. Poi alcuni infortuni ne hanno interrotto il percorso di crescita, forse facendogli perdere un po' di certezza. Ultimamente però sembra essersi ripreso. Ha un sinistro davvero ottimo e trova la porta facilmente. Deve sì trovare continuità. A volte durante la partita è come se di perdesse, esce dal gioco. È come se non trovasse la sua posizione. La tecnica e la qualità però ci sono. Se trova quel briciolo in più di personalità e di continuità può davvero fare la differenza. Io lo vedo più come una mezz'ala destra, ma è lui che deve capire bene dove si trova meglio in campo".

Tornando al tuo passato di attaccante, ai tuoi tempi la situazione centravanti in Italia era completamente diversa. Molti campioni e quasi ogni squadra aveva il suo bomber. Quest'anno il dato che più è evidente nel nostro campionato è il digiuno dei centravanti. A cosa è dovuto secondo te?

"Io ho vissuto un calcio dove la Serie A era il campionato più importante al mondo. Tutti i giocatori più forti erano da noi. Oggi siamo scesi un po' in questa classifica e in tutti i ruoli, non solo in attacco. Oggi il campionato italiano non è più l'élite e quindi quelli forti vanno altrove. Se arrivano qui è sempre in età avanzata, vedi Modric o De Bruyne. Diventa difficile fare un paragone tra questo calcio e il mio. Ci sono troppe categorie di differenza".

Melli: "L'esperienza con il Milan indimenticabile. Chivu persona intelligente"

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Veniamo al Milan. Nella stagione 1994/95 hai indossato la maglia rossonera. Domenica c'è il tanto atteso derby e proprio in un Milan-Inter hai debuttato con la nuova maglia. Che ricordi hai di quella sfida?

"Fu emozionante e non nascondo che un po' di ansia c'era. Arrivare da una realtà provinciale ed essere catapultati in tutt'altro contesto non è facile. È un bel cambiamento e sul momento non è stato facile da gestire. L'esperienza è stata comunque indimenticabile. Indossare quella maglia ha un certo peso se si pensa a chi prima di te la ha vestita. Senti proprio che ha un peso diverso quando la metti. Le responsabilità aumentano, ci sono 80 mila persone con gli occhi su di te... È difficile da gestire.

Penso sempre al motivo per cui un calciatore in provincia fa molto bene e poi in un grande club non riesce a ripetersi. Non è che non abbia le capacità tecniche e fisiche, ma è perché c'è un peso diverso. E se non lo sai gestire vai in difficoltà, per poi dimostrare peggio di quello che in realtà potresti dare sul campo".

Quest'anno Inter e Milan sono molto vicine. Da una parte è arrivato un allenatore esperto come Allegri, mentre dall'altra un esordiente come Chivu. Quest'ultimo lo hai visto proprio a Parma. Chi può fare la differenza secondo te?

"La differenza la fanno i campioni. Da Pulisic a Leao fino a Lautaro e Thuram. Forse l'Inter è avvantaggiata perché più consolidata, più forte fisicamente e più completa. Però negli ultimi anni è il Milan ad aver fatto meglio negli scontri diretti. Il bello del calcio e dei derby soprattutto è questo. Il risultato non è mai scritto.

I due allenatori sono molto diversi. Uno ha un curriculum invidiabile e ha vinto tanto, mentre l'altro ha appena iniziato. Entrambi possono essere un fattore in questo derby. Su Chivu, avendolo visto con il Parma, posso dire che è una persona a modo. In tutte le occasioni ha un modo di porsi che mi piace e che è di una persona intelligente. E quando uno è intelligente impara in fretta, anche se non ha esperienza. Con il Parma, per esempio, ha capito che l'obiettivo era la salvezza e quindi fare punti. Questo è quello che ha fatto. All'Inter ha capito che non doveva stravolgere l'ambiente, ma lavorare soprattutto sulle teste dei giocatori. Si sa adattare".

"Ho trovato un equilibrio fuori dal mondo del calcio, ma se il Parma chiama..."

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Per concludere, torniamo a te. Dopo la carriera da calciatore hai intrapreso quella da dirigente nel tuo Parma fino al fallimento. Cosa hai fatto da allora e che piani hai per il futuro?

"Dopo quell'esperienza sono uscito dal mondo del calcio. Ho lavorato un paio d'anni a Sky per poi riprovare a entrare ma non ho trovato nulla. Allora ho deciso di cambiare strada. Oggi sono al Vicofertile dove alleno i ragazzini ed è quello che mi piace e che mi fa stare bene. Inoltre sono responsabile dell'ufficio acquisti di un'azienda metalmeccanica che non ha niente a che fare con il calcio. Quel mondo mi manca ovviamente, dato che è stata la mia vita, ma non credo di voler tornarci. L'unico caso in cui lo farei è se il Parma chiamasse. Per loro lavorerei anche gratis. Ho rifiutato dalla Serie B un'offerta importante l'anno scorso e farei la stessa cosa per chiunque. Unica eccezione, appunto, la squadra che amo: il Parma".