derbyderbyderby calcio italiano ESCLUSIVA – Nicola Amoruso: “Tudor non meritava l’esonero. David? Dategli più tempo”
INTERVISTA

ESCLUSIVA – Nicola Amoruso: “Tudor non meritava l’esonero. David? Dategli più tempo”

Federico Grimaldi
Federico Grimaldi
Il pensiero critico e mai banale di chi ha vissuto l'ambiente Juve in un'epoca, in cui i bianconeri facevano paura in tutto il mondo analizzando l'attuale serie A e l'andamento delle sue ex squadre
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C’era un tempo in cui le aree di rigore profumavano di sfide e di coraggio, e dentro quel rettangolo di erba si muoveva un attaccante capace di trasformare ogni pallone in una promessa. Nicola Amoruso non era soltanto un bomber: era un viaggiatore del gol, un uomo che ha attraversato le città del calcio lasciando ovunque la traccia leggera e luminosa dei suoi numeri, delle sue intuizioni, del suo modo elegante di far innamorare la palla. Dal sogno bianconero alla magia di Reggio Calabria, dalle piazze calde del Sud fino ai palcoscenici più ambiziosi, Amoruso ha scritto la sua carriera con la grazia di chi conosce la fatica, il sacrificio e la bellezza di inseguire la rete perfetta.

Un attaccante d’altri tempi, capace di essere decisivo anche quando il rumore attorno diventava tempesta. Oggi, quell’uomo di gol e sensibilità calcistica ha scelto di aprire il suo sguardo sul calcio moderno, sulle sue fragilità e sulle sue trasformazioni. Nicola Amoruso è intervenuto ai nostri microfoni in esclusiva per DDD, accompagnandoci in un viaggio che parla di Juventus, di identità perdute, di attaccanti che cercano spazio e di un calcio che non somiglia più a quello che lui ha vissuto e amato.

Amoruso: "La Juve non ha più i valori di un tempo..."

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Nicola, Lei ha vissuto la Juventus in un’epoca in cui la società era sinonimo di identità fortissima, campioni affermati e una filosofia chiara. Guardando l’attuale situazione del club, quali sono secondo lei i cambiamenti più profondi che hanno segnato la Juve degli ultimi anni rispetto a quella che ha conosciuto da giocatore?

"In casa Juventus è cambiato davvero tanto, sotto tutti i punti di vista. Sono cambiate le ambizioni, è cambiata la mentalità, è cambiata la struttura stessa della squadra. Oggi la Juve è totalmente diversa rispetto a quella in cui ho giocato io. All’epoca esisteva un’ossatura molto forte, fatta di campioni italiani e stranieri che davano identità, carattere, continuità. C’era una filosofia precisa, riconoscibile. Oggi questa filosofia non la vedo più. Non c’è un’idea chiara, non c’è un progetto definito. E non so davvero quando potremo rivedere una Juventus dotata di quei valori profondi che l’hanno sempre contraddistinta nella storia."

Lei ha accennato al fatto che diversi errori, soprattutto nelle decisioni tecniche e di mercato, abbiano contribuito a questa situazione. Quali sono, secondo lei, i principali problemi strutturali della Juventus attuale e dove si è sbagliato di più?

"La difficoltà che vediamo oggi nasce da scelte sbagliate che si sono sommate negli anni. La squadra ha problemi strutturali evidenti e, per come la vedo io, il reparto più carente è il centrocampo. Non è un centrocampo da squadra che vuole vincere: vedo tanta quantità, tanta corsa, ma molto poca qualità. La Juventus è sempre stata abituata ad avere giocatori in mezzo al campo che sapevano determinare le partite, che davano ritmo, idee, geometrie. Oggi questo manca. La squadra, per essere pericolosa, deve affidarsi quasi esclusivamente alle giocate dei singoli: Yldız, Conceicao, qualche spunto individuale. Non c’è un collettivo vero, non c’è una qualità di squadra. E questo è il limite più grande."

"Tudor è stato mandato via troppo presto. E su Spalletti..."

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La Juventus non sta vivendo un ottimo momento. C'è stato il periodo di Tudor e ora Spalletti. Secondo lei, qual è il problema maggiore di questa Juve e cosa ne pensa dell'esonero del croato?

"L’ho trovato un esonero prematuro, sinceramente non meritato. È stato mandato via proprio nel momento in cui stavano arrivando partite più abbordabili, che gli avrebbero permesso di dare continuità, di esprimere le sue idee e forse di sistemare qualcosa. Così invece non ha avuto nemmeno il tempo di incidere. Mi è sembrata una decisione affrettata e non in linea con la necessità della Juve di ricostruire con calma."

 Contro il Napoli, la scelta di sostituire Yldiz ha fatto discutere. Lei che idea si è fatto di quel momento?

"Bisogna capire come ragionava Spalletti in quel contesto, ma personalmente ritengo sia stata una scelta sbagliata. Yldiz è un giocatore che ti risolve le partite, che ha il colpo, che vede la porta. Lo aveva dimostrato segnando anche al Maradona. Era in una condizione mentale eccezionale, pienamente dentro la partita. In quei casi devi lasciarli in campo, perché magari ti inventano un’altra giocata decisiva. Io da Spalletti mi aspettavo la capacità di leggere quel momento, di sfruttare un ragazzo così in fiducia. E invece questo non è successo."

 Parlando proprio di Spalletti: come valuta il suo percorso recente e cosa non la convince?

"Mi aspettavo molto di più. Spalletti è un allenatore che ha idee, esperienza, coraggio, ma non è ancora riuscito a trovare la chiave giusta. La squadra non ha una direzione precisa, manca fluidità, manca identità. È come se stesse cercando ancora la formula ideale, ma a questo punto del percorso è un problema."

Amoruso: "David è un buon attaccante, ha bisogno di giocare"

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Gli attaccanti della Juventus vengono spesso criticati per le poche reti segnate. Secondo lei dov’è la verità: mancano i gol o mancano le condizioni per farli?

"Alla Juve manca una cosa fondamentale: la continuità. David e Openda, ad esempio, sono attaccanti che nelle ultime annate hanno dimostrato di essere efficaci, ma alla Juve non viene data loro fiducia a lungo termine. L’attaccante ha bisogno di giocare 5-6 partite consecutive, di sbagliare, di riprovare, di trovare il tempo giusto. Se non succede, è normale che facciano fatica. La Juve oggi non crea molto, non costruisce tante occasioni, e quindi dare la colpa solo agli attaccanti è ingiusto. Se David giocasse sei partite di fila, vedremmo un giocatore completamente diverso. In questa Juve qualsiasi attaccante avrebbe difficoltà."

In un confronto diretto con le altre big italiane, soprattutto l’Inter, quanto è grande secondo lei il divario in termini di qualità e competitività?

 "Se guardo la rosa dell’Inter e guardo quella della Juventus, la differenza è molto netta. Mi viene da dire che, per caratteristiche, per personalità e per qualità, forse soltanto Yıldız potrebbe trovare spazio nell’Inter attuale. Questo ti fa capire quanto la Juve debba lavorare e quanto siano pesate alcune scelte poco lungimiranti."

"Scamacca è il migliore attaccante italiano in questo momento"

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Se dovesse indicare l’attaccante italiano più forte del momento, chi sceglierebbe?

 "Scamacca, senza dubbio. Quando sta bene fisicamente, tecnicamente e mentalmente è superiore a tutti. Ha struttura, ha forza, ha qualità. È l’attaccante più interessante, quello che può spostare gli equilibri."

 Tra i giovani vede qualcuno che può davvero esplodere nei prossimi anni?

"Sì, Pio Esposito. Ha una struttura importante, tiene palla, ha personalità. Può diventare un giocatore molto interessante se continua a crescere con questo spirito."

 Esiste oggi un attaccante che, per caratteristiche, assomiglia al “giovane Amoruso”?

 "No, sinceramente non vedo un profilo simile. Oggi il mio modo di giocare non esiste più: vedo pochi attaccanti con quelle caratteristiche."

Amoruso: "Il Napoli di Conte mi ha stupito e nella mia carriera c'è una cosa che cambierei..."

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Dando uno sguardo anche ad un'altra squadra che ti porti nel cuore, il Napoli: si aspettava questa rinascita così rapida? Quanti meriti ha Conte e quanti la squadra?

"No, non me lo aspettavo. Non credevano più, sembravano aver perso tutto, e invece in poco tempo la società ha svolto un lavoro straordinario. Il direttore è stato decisivo: ha ricucito l’ambiente, ha ridato equilibrio, ha riportato il Napoli ai livelli dell’anno scorso. È stato un lavoro incredibile. Conte è un allenatore tosto, molto esigente, che non concede nulla agli avversari. È un sergente di ferro, ma rispetto a qualche anno fa qualcosa si è ammorbidito. Nelle ultime partite ho notato un Napoli diverso: i giocatori hanno cambiato lo sguardo, hanno mostrato maggiore attenzione e crescita improvvisa. Conte è il tipo di tecnico che riesce a rendere una squadra compatta, che non ti regala nulla. Per questo, secondo me, l’Inter rimane favorita per lo Scudetto, anche perché ha una qualità di gioco e una capacità di sviluppare manovre che poche squadre possono eguagliare."

Guardando alla sua carriera, quali sono i gol e i momenti che porta nel cuore?

"Ci sono due gol che porto sempre con me: quello in semifinale contro l’Ajax, in maglia Juventus e il gol di Reggina-Roma. Sono momenti indelebili che raccontano la mia carriera e il mio percorso emotivo. Se potessi tornare indietro, cambierei una cosa: la scelta del procuratore. Credo che avrei potuto fare alcune scelte diverse, ma nel complesso la mia carriera mi ha dato tanto e questi ricordi rimarranno sempre."