derbyderbyderby calcio italiano “Il Leao dimezzato”: cronistoria delle avventure del numero 10 del Milan

STORIE

“Il Leao dimezzato”: cronistoria delle avventure del numero 10 del Milan

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La carriera del talento rossonero è da sempre oggetto di critiche ed elogi: ecco una breve ricostruzione della carriera del 10 tramite analogie e parallelismi letterari.
Pietro Rusconi

Due sono i gol sbagliati contro la Juventus nella gara prima della sosta e due sono i gol segnati contro la Fiorentina durante l'ultimo turno di Serie A. Due è il numero degli elementi alla base delle opposizioni binarie (natura-cultura/sinistra-destra/vita-morte/bene-male...) costituenti mitologie e società, due sono i volti delle maschere divine bifronti appartenenti al gruppo sociale Kwele, due sono i corpi del re (uno mortale e uno mistico), due sono le metà di Rafael Leao al Milan, proprio come le due del visconte Medardo.

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La cannonata che ha spezzato Leao in due

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Nella storia culturale di ognuno arriva un certo momento della vita in cui è necessario fare i conti con l'opera di Italo Calvino. È un attimo imprevedibile, accade da piccoli e poi scompare, riappare in età adulta per svanire di nuovo. Chissà se Rafa, prima o poi, accoglierà quest'occasione nella sua vita. La palla di cannone dei turchi che ha diviso il visconte Medardo in due non è altro che il pretesto per dare il via alla storia di "Il visconte dimezzato" e parlare di uomini incompleti. Leao, così come il protagonista del libro, si ritrova inconsapevolmente scisso. Non è un ordigno militare a dare il via alla sua storia, ma sono 3 dribbling, l'umiliazione di Pezzella e Milenkovic, l'agilità fuori dal comune ed un rasoterra incrociato di mancino: il suo primo gol italiano mostra la sua prima metà, quella "buona".

"Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane"

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Chi ha assistito a quel 29 Settembre 2019 indubbiamente ha conosciuto e riconosciuto il lato maligno dell'ex numero 17 (un numero ambiguo, non casuale). Troppo abbagliante e luccicante quella rete per non sognare già alle fortune che darà questo piccolo fenomeno al nostro grigio campionato. "Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane",  Leao ha solo 20 anni quando segna questo gol. Ne avrà 21 e 22 quando si troverà nell'altalena delle prestazioni milaniste, 13 gol in 2 anni ma quel gol al Benevento...e quel palo all'Atalanta?

Due pallonetti differenti: il più complicato entra, il più semplice sbatte sul legno e rischia di eliminare il Milan dalla corsa Champions. Il nazionale portoghese non esce da questa dualità, è cristallizzato in questa negligenza atletica, in una svogliatezza esistenziale, apatia del pensiero, senza trovare una vera collocazione nel mondo, quasi nauseato come Sartre. Ma questa resina grigia che lo getta fuori dal campo e dalla Storia, viene sciolta talvolta dal fuoco bollente dei suoi scatti, dall'esplosività del fisico brevilineo e dalla ridicola leggiadria con cui sposta rapidamente quelle lunghe leve.

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La potenza del desiderio

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Non c'è davvero un momento in cui la storia è stata trasformata, o se c'è, non è immediatamente riconoscibile come nelle cosiddette archeologie di Foucault. È complesso ricercare "l'episteme" per Rafa. Quello che si sa, è che il Milan ha vinto lo scudetto 2021-22 e Leao è l'MVP incontrastato del campionato. Il punto focale della rinnovata soggettività del portoghese va analizzato partendo dal ruolo che ha avuto Stefano Pioli nella vita calcistica del ragazzo. La fluidità e la dinamicità del sistema "piolano" risalta le connessioni relazionali fra i giocatori e, togliendo una gabbia strutturale, aumenta la libertà di spazio. È parte dei suoi schemi ma è anche un'intuizione.

Rafa Leao desidera tanto, desidera tutto. L'attuale mister della Viola capisce che il desiderio del 22enne non deve essere ingabbiato, non deve essere neutralizzato riducendolo a semplice assenza/mancanza di qualcosa. A questo soggetto desiderante va lasciato il compito di divenire produttore. Per Deleuze sarà la creazione di catene di flussi e per il 17 saranno soprattutto i 2 assist nella partita contro il Verona o la tripletta (!) di assist nel match scudetto contro il Sassuolo. Lo spazio del lungolinea diventa un mondo infinto per Leão, è dal margine che sprigiona tutto il potenziale distruttivo e creativo, una continua fuga all'interno del desiderio.

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L'illusione della finitezza di Leao al Milan

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C'è un momento nel libro in cui prevale il lato cattivo del visconte, quello destro. Nella carriera del giocatore portoghese è esistito un attimo in cui sembrava aver prevalso un Leao, quello buono. Ci sono sì l'MVP e lo scudetto nel '21-22, ma soprattutto ci sono i 16 gol stagionali e la semifinale di Champions League nel '23-24. La semifinale del torneo europeo è stata merito di una sua cavalcata: i suoi piedi si muovevano con una rapidità tale da ricordare le zampe in movimento del bassotto immortalato da Giacomo Balla, gli avversarsi del Napoli cadevano come mosche e lui sorrideva beffardo. Ma passato del tempo ecco che riappare l'altra metà di Medardo, rimesso in sesto da cristiani e negromanti. La sua presenza mette in crisi "il Gramo", mentre "il Buono" cerca di sistemare tutti i danni e le barbarie che l'altro ha procurato.

Si arriva al momento del duello dove nessuno sembra essere in grado di soppiantare l'altro, si lacerano reciprocamente e rimangono entrambi feriti. La storia del portoghese viaggia su binari paralleli a quella del visconte ligure: anche in questo racconto era presente la percezione che prima o poi sarebbe ricomparso l'altro Leão, quello senza nerbo, svogliato, inconcludente. Nelle due stagioni successive le metà di Rafa continuano a lottare: c'è lo zampino esplicito nella vittoria della supercoppa italiana contro l'Inter nel Gennaio 2025, c'è il cambio di numero con la presa del 10 ma ci sono anche tante gare di una superficialità manifesta, di comportamenti infantili (Lazio-Milan 31/8/2024), di spazi geometrici definiti e ruoli rigidi.

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Il Dott. Trelawney riesce a ricucire il visconte, riportandolo alla sua forma unica. Una forma che non ha un vincitore assoluto, un rifiuto dell'interezza e della finitezza. Forse bisogna sperare che Max Allegri si trasformi nel medico del libro di Calvino e che questo nuovo ruolo di punta possa rendere Rafa Leao un calciatore completo e maturo. Ma dobbiamo augurarci che questo accada? "Ero intero e tutte le cose erano per me naturali e confuse, stupide come l’aria; credevo di vedere tutto e non era che la scorza. Se mai tu diventerai metà di te stesso, e te lo auguro, ragazzo, capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonde e preziosa".