derbyderbyderby calcio italiano Il Partenio torna in B: le coreografie più belle dello stadio di Avellino

Le migliori coreografie

Il Partenio torna in B: le coreografie più belle dello stadio di Avellino

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Lo Stadio Partenio-Adriano Lombardi, casa dell'Avellino, è il simbolo del tifo identitario. Qualsiasi sia stata la categoria in cui ha giocato il Lupo, il pubblico di casa ha sempre supportato la propria squadra del cuore
Michele Bellame
Michele Bellame Redattore 

Ieri sera, il Partenio-Lombardi di Avellino è stato nuovamente il palcoscenico di una partita di serie B. La partita dei padroni di casa contro il Monza, rompe un digiuno che durava dal 2018. Quello, era ultimo anno di cadetteria dei biancoverdi che, poi, hanno subito anche l'onta del fallimento.

In qualsiasi categoria abbia giocato l'Avellino, non è mai mancato il supporto del pubblico di casa. Lo stadio Partenio, è stato sempre il dodicesimo uomo in campo per la squadra di casa. Le coreografie dei tifosi irpini sono state da prima pagina in più di un'occasione.

La storia dello stadio Partenio

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Il Partenio è uno stadio comunale, gestito dall'US Avellino. Il nome è derivato dall'omonima catena montuosa che circonda il capoluogo irpino. Lo stadio Partenio è il principale impianto sportivo della città di Avellino. In ordine di capienza effettiva, è il terzo stadio più grande della regione Campania, dopo il Maradona di Napoli e l'Arechi di Salerno. Si deve la sua costruzione a Costantino Rozzi, già presidente dell'Ascoli. L'inaugurazione, avvenne a dicembre del 1970 contro il Brindisi: in serie C. Assunse anche la denominazione di Adriano Lombardi, già capitano dell'Avellino in serie A, nonché ex allenatore negli anni novanta. Lombardi morì del morbo di Gehrig, così come tanti calciatori professionisti degli anni settanta e ottanta.

Molteplici lavori di ristrutturazioni, ammodernamenti e relativi ridimensionamenti, hanno ridotto la capienza attuale a circa 10mila posti. Il primo ampliamento della capienza fu effettuato in relazione alla prima storica promozione in serie A, nel 1978, quando furono costruite la curva Sud e la Tribuna Terminio. Nel 1985, invece, fu costruita la curva Nord, chiusa dal 2012. I primi lavori di ammodernamento furono svolti nell'estate del 2013, mentre nel 2014 è stato presentato un progetto al comune di Avellino dell'abbattimento e della ricostruzione completa dell'impianto. Nel 2021, è stata definitivamente approvata la costruzione del nuovo stadio di proprietà del club irpino. Per quest'ultima promozione in B, sono stati svolti altri lavori: miglioria del manto erboso, nuova sala var, torri faro, nuovi tornelli e nuovi sediolini.

Infine, lo stadio Partenio-Adriano Lombardi, è stato teatro di un solo incontro della nazionale italiana, in un'amichevole contro la Germania Ovest nel febbraio 1986. Non solo: nel 1980, ha ospitato la finale di ritorno di coppa Uefa fra Juventus e Fiorentina.

Partenio, le coreografie più belle

Anni novanta

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La prima tappa riporta alla stagione 1994-95, quando al Partenio-Lombardi i tifosi esposero cartoncini bianchi, verdi e rossi con una bandiera centrale recante il 1912 della fondazione del club; quella sera la Reggina ebbe la meglio con un gol di Alfredo Aglietti, ma il colpo d’occhio rimase nella memoria.

Anni duemila

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Nel biennio decisivo del 2002-03 la curva si fece protagonista in più occasioni. In un lunedì di stagione, lo spettacolo sotto la Sud culminò con fuochi d’artificio e un enorme lenzuolo raffigurante un guerriero-lupo armato di ascia; la vittoria con la Sambenedettese e il gol di Gil Voria alimentarono lo slancio verso la promozione. Ancora nello stesso anno, all’Ezio Scida di Crotone, migliaia di tifosi invasero la città calabrese e accompagnarono la squadra fino al successo decisivo firmato da Salvatore Marra, che sancì il ritorno in Serie B dopo sette anni.

La stagione 2004-05 offrì il suggestivo confronto con il Napoli nella finale playoff: la curva dispiegò cartoncini verdi di due tonalità e un grande bandierone con la Torre dell’Orologio, accompagnando il boato del pubblico alla conquista della promozione.

Nel campionato 2005-06 due momenti distinti rievocarono il passato e la passione recente. Al Partenio-Lombardi l’ingresso in campo fu salutato da cartoncini verdi e bianchi con effetto argentato e dal ritorno del lupo su una bandiera storica; lo striscione recitava "Al canto dei lupi s'innalzi l'antica bandiera per la battaglia di questa sera". Più tardi, per l’andata dei playout contro l’Albinoleffe giocata al Renato Curi di Perugia, la Curva Sud invase il capoluogo umbro con un vasto gioco di bandiere e lo striscione "Noi gente d'Irpinia baluardo della cadetteria", nonostante la sconfitta per 0-2.

La stagione 2007-08 lasciò il ricordo della grande sciarpata al Dino Manuzzi di Cesena, scandita dall’invocazione "Non si ferma quest'amore", un gesto collettivo che accompagnò una partita drammatica conclusa con la retrocessione poi mitigata dal successivo ripescaggio.

Anni duemiladieci

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Nel biennio 2014-15 la rigenerata identità societaria trovò celebrazione in due momenti: il 21 marzo 2015 la festa contro il Perugia mise in scena bandierine bianche e verdi e un gigantesco lenzuolo con il logo storico, mentre nelle semifinali playoff contro il Bologna la curva incendiò la notte con torce intermittenti in una torciata poi eletta tra le migliori al mondo da World of Ultras; sulle balaustre campeggiava lo slogan "Grinta e determinazione... conquistiamo la promozione".

L’ultimo capitolo di questa carrellata risale alla stagione 2015-16, al derby contro la Salernitana, quando una fumogenata di verdi, gialli e arancioni avvolse lo stadio in un’atmosfera irrepetibile. Il gol di Marcello Trotta suggellò una vittoria che la curva aveva preparato con impeto e colore.

Queste immagini, ordinate attraverso oltre vent’anni, raccontano come la passione sugli spalti abbia spesso rappresentato il vero cuore pulsante delle stagioni dell’Avellino, trasformando gare e piazze in tappe di una storia collettiva.