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CONTE E LUKAKU, IL MONDO DI GILLET

Il ritiro di Jean Francois Gillet: “Ora mi occupo dei ragazzi, Bari che esperienza. Su Italia-Belgio…”

PESCARA, ITALY - JANUARY 20:  Jean Francois Gillet of Torino  in action during the Serie A match between Pescara and Torino FC at Adriatico Stadium on January 20, 2013 in Pescara, Italy.  (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)

Si è ritirato da poco, ma resta tanta Italia nel cuore dell'ex portiere oggi 42enne di varie squadre italiane fra cui Bari, Bologna e Torino

Redazione DDD

Quella partita dello scorso 22 maggio tra il suo Standard Liegi e l’Oostende è stata l’ultima gara in carriera di Jean Francois Gillet, veterano portiere belga di 42 anni il quale vanta una lunghissima carriera. Gran parte di questo percorso lo ha vissuto proprio in Italia. Monza, Bari, Treviso, Bologna, Torino e Catania: queste sono state le squadre in cui l’estremo difensore ha militato. Degno di nota è specialmente il lungo periodo in Puglia, prima dal 2000 al 2003 e poi dal 2004 al 2011.

 (Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

(Photo by Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images)

A EuropaCalcio.it, Jean Francois Gillet ha parlato di questo suo addio al calcio giocato, con un occhio anche alla sfida di venerdì tra Italia e Belgio. Torniamo a poco più di un mese fa, quando si è ufficialmente ritirato. Che sensazioni ha provato? “È arrivato tutto al momento giusto. Avrei smesso già 3 anni fa quando con lo Standard avevo vinto la Coppa del Belgio (vittoria in finale per 1-0 contro il Genk, ndr). Ma c’era l’opportunità di continuare e la tentazione era tanta, inoltre lo Standard Liegi è la squadra della mia città, sono legatissimo a questo club“.

Ora allena i portieri, come si sta trovando in questa nuova mansione? “Non è nuova perché avevo iniziato a farlo già da più di un anno e mezzo, giocavo ma nel contempo allenavo i ragazzi giovani, parecchi dei quali adesso sono in prima squadra. A ogni modo è una esperienza che mi sta piacendo molto“. Buona parte della sua carriera l’ha vissuta proprio in Italia. Quali sono stati i momenti più belli? “Sicuramente la promozione in Serie A con il Bari di Conte, così come le altre stagioni in cui ho giocato in A: ricordo grandi partite. In Italia ho avuto tanti maestri, e da ciascuno ho imparato qualcosa“.

Mentre invece gran parte della sua carriera italiana è stata a Bari. “Grandissima esperienza. Il pubblico è calorosissimo e mi ha sempre fatto sentire importante. Come hai detto, sono stato a Bari tanti anni, alcune stagioni sono state molto difficili ma per me è stata una esperienza di vita. Sono tuttora legatissimo alla piazza”. Segue ancora le squadre in cui ha militato? “Ma certo, le seguo tutte. Ovunque uno va, rimangono sempre le persone e le cose. Spero infatti che il Torino si riprenda e che il Bologna faccia sempre meglio“.

Venerdì invece andrà in scena Italia-Belgio, gara per lei sicuramente particolare. Si è fatto qualche idea? “È una sfida già da semifinale. L’Italia mi ha impressionato, tutti corrono e la squadra è molto unita. Allo stesso modo anche il Belgio ha tanta qualità. Domenica sera, pur soffrendo non poco contro il Portogallo, i giocatori hanno mostrato grande attaccamento. Rispetto agli azzurri il Belgio ha forse più individualità, Martinez può contare su giocatori che da molto tempo fanno parte di top club e di conseguenza sono maggiormente abituati a match come quello di venerdì. Questo fattore potrebbe fare la differenza”.

Peraltro, a dare da filo da torcere agli azzurri ci saranno gli “italiani” Lukaku e Mertens. “Romelu lo conosco da tanto tempo. È un lavoratore fuori dalla norma, finito l’allenamento si ferma sempre al campo per cercare di migliorare. Ricordo ancora che a Euro 2016 aveva voluto salutare Conte, c’era il problema della lingua e io feci tra tramite. Anche Mertens, oltre a possedere un talento incredibile, ha una grande cultura del lavoro. Sono certo che rimarrà a Napoli e segnerà tanti gol“.

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