Maurizio Sarri è uno degli allenatori che più hanno lasciato il segno nel calcio italiano degli ultimi dieci anni. La sua scalata dalle serie minori fino alla Premier League e poi il ritorno in Serie A, rappresentano un percorso di resilienza, passione e lavoro meticoloso. Il suo calcio è riconoscibile ovunque vada: principi chiari, identità forte e un’idea di gioco non negoziabile. Analizziamo così le differenze tra la prima esperienza di Sarri alla Lazio, dal 2021 al 2024 e il nuovo percorso iniziato nel 2025.
il cambiamento
La prima e la seconda Lazio di Sarri: il confronto dopo le prime 10 giornate


La prima Lazio di Maurizio Sarri
—La squadra bianco-celeste nel 2021 aveva degli interpreti di livello che si sposavano con il gioco del tecnico livornese. Il modulo per Sarri non è negoziabile, il 4-3-3 è il modulo con qui riesce ad essere sia dominante offensivamente sia solido in difesa. La filosofia di Sarri con questo sistema è chiara: tutti attaccano e tutti difendono. La squadra si muove come un blocco unico, compatta in ogni fase. Nessuno è escluso dal lavoro collettivo. La Lazio del 2021 aveva appena iniziato il suo percorso, e il successo più grande in Serie A è arrivato il secondo anno concludendo al 2 posto.
in Porta c'era un portiere dall'esperienza infinita, Pepe Reina. La difesa era composta da Acerbi Luis Felipe Marusic e Hysaj. La Lazio concluse il primo anno al 5 posto subendo 58 goal. Nelle squadre di Sarri, il reparto difensivo è quello che richiede più tempo per assimilare i meccanismi. I terzini agivano quasi da ali aggiunte, spingendo alto per aiutare a concludere l’azione.
Nel centrocampo a tre di Sarri serve sempre un metronomo, un giocatore come Cataldi o Lucas Leiva. A lui spetta il compito di gestire la prima pressione e facilitare l’uscita palla da dietro, servendo i terzini come prima opzione o le mezzali come seconda. Proprio le due mezzali erano il vero punto di rottura di quella Lazio: Luis Alberto e Milinković-Savić, diversi ma complementari, univano tecnica, fisicità e intelligenza tattica. Il loro contributo in termini di gol e assist è stato fondamentale, perfettamente in linea con le esigenze del gioco di Sarri.
In attacco Sarri si affidava a Felipe Anderson, Pedro e Immobile. Le due ali erano perfette per il suo calcio: abili nell’uno contro uno, ma anche nel creare triangoli rapidi con mezzala e terzino. Sapevano inserirsi, calciare in porta e rendersi pericolose. Quanto a Immobile, le sue qualità parlano da sole: un finalizzatore instancabile e ideale per il sistema di Sarri.

Il nuovo ciclo del 2025
—La squadra del 2025 nel complessivo ha indubbiamente delle qualità fisiche e tecniche inferiori rispetto a quelle del primo ciclo. Nonostante i margini di miglioramento siano alti, ipotizzare una Lazio che possa arrivare in Champions è veramente ottimistico.
La nuova Lazio di Sarri riparte da Provedel in porta, un portiere più reattivo di Reina tra i pali ma meno abile nella gestione del pallone. Lo spagnolo, nei suoi ultimi anni di carriera, aveva una qualità unica: se vedeva un uomo libero sulla trequarti, il lancio lungo di 50 metri era quasi sempre perfetto. La difesa con Romagnoli, Gila, Pellegrini o Lazzari e Marušić ha qualità, ma concede qualcosa in marcatura e nella costruzione dal basso. Gila è l’unico a tentare spesso l’uscita pulita, anche a costo di qualche rischio.

A centrocampo restano Danilo Cataldi e Toma Bašić, quest’ultimo, una risorsa inattesa che in estate sembrava destinato alla cessione ma ha deciso la sfida con la Juventus. Insieme a Guendouzi, titolare inamovibile, formano un reparto meno tecnico rispetto al passato ma compatto e funzionale. È l’esempio del metodo Sarri: valorizzare chi crede nel lavoro, anche senza campioni come Luis Alberto o Milinković-Savić. In attacco Castellanos, diverso per caratteristiche da Immobile, è ai box per infortunio. Toccherà a Boulaye Dia guidare l’attacco biancoceleste. Sulle ali Sarri può contare su Zaccagni e Cancellieri, con Isaksen e Pedro pronti a subentrare.
Finora la Lazio non ha sfigurato ma il percorso è solo all’inizio. L'impressione è che forse non vedremo una Lazio offensivamente fluida come negli anni passati ma che con solidità pragmatismo e un'idea offensiva sempre accentuata possa fare bene. L’assenza di veri rinforzi dal mercato peserà ed è innegabile. Se Sarri riuscirà a condurre la squadra in Europa League, sarebbe un risultato da incorniciare.
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